Essere esclusi può destare tratti “oscuri” nella personalità dei ragazzi: la ricerca e il commento dell’esperta

Essere tagliati fuori dal gruppo, ignorati o respinti: sono esperienze comuni durante l'infanzia e l’adolescenza, ma secondo una nuova ricerca cinese, potrebbero lasciare segni ben più profondi di quanto si pensi. Un team di studiosi cinesi ha scoperto che il rifiuto sociale, se vissuto in questa fase sensibile della crescita, può aumentare il senso di solitudine e, col tempo, favorire lo sviluppo di tratti definiti dagli stessi scienziati la "triade oscura" della personalità: il machiavellismo (inteso come cinico comportamento manipolatorio),il narcisismo e la psicopatia.
Il peso del rifiuto nell’età fragile dell’adolescenza
L’adolescenza è un periodo cruciale per la formazione della personalità. I tratti non sono ancora del tutto stabilizzati e sono particolarmente influenzabili da ciò che accade nell’ambiente sociale. Proprio per questo i ricercatori, coordinati da Junwei Pu della Yangtze University, hanno voluto capire se l’emarginazione da parte dei pari potesse rappresentare un fattore di rischio nella costruzione della personalità.
Sebbene studi precedenti si siano concentrati soprattutto sulle cause genetiche dei tratti della personalità, questa nuova indagine, pubblicata a marzo sul Journal of Personality, ha voluto volgere lo sguardo all’ambiente entro il quale si muovono e crescono i ragazzi, e in particolare a un’esperienza spesso sottovalutata ma dolorosa: l’essere esclusi dagli altri.
Una ricerca lunga un anno tra i banchi di scuola
Per testare la loro ipotesi, gli studiosi hanno seguito per oltre un anno un gruppo di 294 adolescenti tra i 15 e i 18 anni, studenti di scuole pubbliche a Jingzhou, in Cina. In tre momenti diversi — ottobre 2022, aprile 2023 e dicembre 2023 — i ragazzi hanno compilato questionari su tre aspetti: se si erano sentiti esclusi socialmente, quanto si sentivano soli e se manifestavano comportamenti associabili a uno di quelli compresi nella "triade oscura".

Alla fine, 230 ragazzi hanno completato tutte le fasi dello studio. Analizzando i dati, i ricercatori hanno così potuto notare un andamento ricorrente: chi aveva vissuto situazioni di esclusione inizialmente tendeva a sentirsi più solo nei mesi successivi. E chi si sentiva più solo tendeva, col tempo, a sviluppare più fortemente tratti come manipolazione, impulsività o un senso di superiorità sugli altri.
La solitudine come ponte verso i tratti "oscuri"
Il dato più significativo emerso dallo studio è che l’esclusione sociale non sembrava portare direttamente a sviluppare tratti disfunzionali, ma lo faceva passando attraverso un senso crescente di solitudine. In altri termini, la solitudine rappresenta un passaggio psicologico chiave che media gli effetti dell’isolamento sul carattere. Il proverbio cinese citato da Pu — "Chi appare odioso spesso è degno di compassione, e chi è degno di compassione può avere lati spregevoli" — riassume efficacemente il cuore del lavoro: dietro comportamenti freddi o manipolativi potrebbero nascondersi ferite invisibili che spesso sono state inferte proprio durante l'infanzia.

Ogni tratto ha la sua strada
Pur confermando il ruolo centrale della solitudine, lo studio ha anche rilevato che non tutti i tratti della triade si sviluppano allo stesso modo. Il machiavellismo, una forma di estremo cinismo legata alla manipolazione e al calcolo, è risultato connesso al rifiuto iniziale, ma non tanto alla solitudine. La psicopatia, intesa come un'alterazione patologica della personalità che porta a comportamenti anti-sociali, sembrava al contrario più sensibile all’isolamento emotivo. Il narcisismo, infine mostrava una relazione con la solitudine iniziale, ma meno stabile nel tempo. In pratica, è come se ognuno di questi tratti trovasse nell’esperienza sociale un proprio specifico canale di attivazione.
Il punto di vista dell'esperta: la genitorialità incide sui bimbi narcisisti
Secondo la psicoterapeuta Brianna Paruolo, intervenuta sul quotidiano britannico Daily Mail, il narcisismo in particolare è una tratto della personalitaòche affonda profonde radici nell’infanzia e non è causato da un singolo evento, ma da una combinazione di fattori, in particolare il tipo di relazione con i genitori. Un ruolo chiave lo gioca soprattutto il supporto emotivo ricevuto: i bambini privi di una figura adulta che li aiuti a dare un senso al rifiuto possono sviluppare meccanismi di difesa come il narcisismo. Particolarmente dannosa è poi una genitorialità imprevedibile, fatta di slanci affettivi alternati a freddezza o critiche che disorientano i piccoli. Tuttavia, ha sottolineato Pariolo con amore incondizionato, validazione delle emozioni e educazione alla gestione della delusione, è possibile prevenire lo sviluppo del narcisismo.
Limitazioni e nuove domande per il futuro
Come ogni ricerca, anche questa presenta dei limiti: è stata condotta in un contesto culturale preciso, quello delle scuole cinesi, e si è basata su questionari auto-compilati, soggetti quindi a possibili distorsioni. Inoltre, non stabilisce un nesso di causa-effetto definitivo, ma solo delle correlazioni. Proprio per questo i ricercatori suggeriscono di proseguire gli studi, magari indagando se fattori protettivi — come la presenza di adulti di riferimento o la presenza di amicizie positive — possano contrastare gli effetti del rifiuto sociale. Si potrebbero anche sperimentare programmi scolastici mirati all’inclusione, per vedere se è possibile prevenire sul nascere lo sviluppo di tratti problematici.