È giusto affidare la salute del proprio bimbo al parere di più esperti, oltre al pediatra di libera scelta? Il medico

Ci sono famiglie che decidono di affidare la salute dei propri figli a più esperti, oltre al proprio pediatra di libera scelta. Una rosa di figure specializzate, dunque, si susseguono nel dare diagnosi, suggerire farmaci e visitare il bambino, sempre raffreddato. Ci sono anche casi in cui la collaborazione di una rete di esperti si rende invece necessaria perché, per esempio, il piccolo è affetto da una patologia rara che necessita di cure, che solo medici specializzati proprio in quella condizione sanno dargli. Abbiamo chiesto al Pediatra dell’UOC di Pronto Soccorso Pediatrico del Policlinico Gemelli e docente di Pediatria all’Università Cattolica, Antonio Gatto, di spiegarci se è una buona pratica o sarebbe da evitare, quella di sottoporre la salute di un dato bambino al parere di più esperti.

Professore, accade di frequente che le famiglie si affidino al parere di altri esperti oltre al pediatra di libera scelta?
Si tratta di una pratica molto diffusa, ma che generalmente avviene in due situazioni principali, che è bene distinguere. Da un lato ci sono i genitori che dinnanzi ad una febbre o ad una qualsiasi patologia comune del proprio bambino si rivolgono sia al pediatra di famiglia che ad un esperto privato, che tante famiglie hanno. Questo è spesso effetto della preoccupazione per la condizione del bambino ed avviene in buona fede per fare il bene del piccolo. Poi ci sono invece i genitori che hanno figli con patologie complesse, magari rare, che vengono gestite e studiate da pochi centri. In questo caso avere più pareri è essenziale per la salute e la cura del bambino, grazie ai pareri ottenuti da esperti che lavorano in centri specialistici i genitori possono essere anche rassicurati e avere chiarimenti ulteriori, legati all'esperienza sul campo diversa dei tanti esperti.
Secondo lei questa è una buona pratica?
Dinnanzi a una patologia rara è essenziale che ci sia una rete di esperti pronta a confrontarsi sulla patologia del bambino. Infatti, spesso accade in automatico che esperti e centri diversi lavorino in sinergia per confrontarsi e ragionare insieme sulle cure. Devo dire che però anche dinnanzi a malanni più semplici o situazioni definite, ricevere da più esperti le stesse risposte, da un lato può confortare la famiglia e indurla ad affidarsi ancora di più al proprio medico curante, ma altrettanto spesso però di fronte a risposte anche leggermente discordanti può generare confusione e smarrimento. L’ideale in queste situazioni dovrebbe essere quello di avere un unico riferimento.
Confrontare più pareri di pediatri diversi se non si ha un bambino con una patologia rara, non può creare una sorta di sfiducia nei confronti del medico anche da parte del piccolo?
Sicuramente sì, i genitori sono tanti e diversi e cercano sempre di fare il meglio per il loro bimbo. Tuttavia ciò che noi cerchiamo di spiegare ai genitori è che se il rapporto con il proprio pediatra di riferimento si incrina per svariate ragioni, è importante poi scegliere un altro professionista sanitario al quale però bisogna affidarsi in toto. Questo permette infatti al professionista di conoscere davvero il bambino e saper dunque gestire meglio qualsiasi situazione sanitaria lo coinvolga.
Quale sarebbe dunque la situazione ideale per un bambino e la sua famiglia?
Sarebbe sicuramente ideale avere un rapporto fiduciario con il proprio pediatra di libera scelta e non sentire di dover ricorrere frequentemente al parere di un altro esperto. Perché è solo conoscendo a fondo il piccolo paziente che il pediatra scelto dalla sua famiglia può di volta in volta arrivare alla giusta diagnosi con più facilità.