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“Dialogo, empatia e rispetto dei confini”: i consigli degli esperti per un rapporto sano con i figli adulti

Quando i figli crescono, anche il rapporto con i genitori è chiamato a evolversi. Se un tempo madri e padri avevano il compito di prendere decisioni per loro, in età adulta il ruolo tutto questo cambia, con i genitori chiamati a mantenere un dialogo costante, osservare con discrezione e offrire consigli, ma solo se richiesti e senza mai ostacolare l’autonomia conquistata dai figli.
A cura di Niccolò De Rosa
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Diventare genitori è un'esperienza che dura per sempre: una madre o un padre rimane tale per tutta la vita, anche quando i figli sono ormai adulti e indipendenti. Con il passare degli anni e il naturale processo di crescita, il ruolo materno e paterno continua infatti a mantenere un peso significativo nella vita familiare, soprattutto se arrivano anche dei nipoti. Ciò che cambia profondamente è la forma che questo legame assume: crescere un bambino, accompagnare un adolescente o sostenere un giovane adulto negli studi è molto diverso dal confrontarsi con un figlio ormai autonomo, che lavora, vive relazioni proprie o, a sua volta, è diventato genitore. Molti genitori faticano però ad accettare questa trasformazione e continuano a comportarsi come se i figli avessero ancora bisogno di una guida costante. Ma se da un lato l'affetto e la disponibilità restano immutati, dall'altro la relazione necessita di nuove regole, più rispettose dell'autonomia conquistata.

Per affrontare questa sfida, terapeuti e psicologi specializzati in dinamiche familiari sono recentemente intervenuti all'Huffington Post UK chiedendo loro di indicare le strategie più efficaci per migliorare il rapporto con i figli adulti. Dalle loro voci emerge un quadro chiaro: costruire un legame sano in questa fase della vita significa imparare a fare un passo indietro, senza però rinunciare a essere presenti.

Consigli non richiesti? Meglio di no

Uno degli errori più comuni è continuare a dare consigli senza che vengano chiesti. Da piccoli i figli avevano bisogno di essere guidati, oggi invece il rischio è di risultare invadenti. "Una buona domanda da porsi è: Vuoi offrire un consiglio o solo sfogarti?" ha suggerito la terapeuta texana Sarah Epstein. Anche la collega Winifred Reilly, terapista familiare a Berkeley (California) ha ricordato che il ruolo del genitore deve evolvere, passano dall'essere la figura che prende decisioni al posto del figlio, al ricoprire il ruolo di "consulente fidato", capace di offrire il proprio punto di vista, ma solo quando richiesto.

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Tale atteggiamento di riferimento e osservatore distaccato serve anche a non farsi trascinare nei problemi dei figli, evitando quindi di alimentare ulteriori ansie e tensioni. Secondo lo psicologo David Narang, infatti, il punto di partenza di ogni rapporto sano dovrebbe essere innanzitutto il riconoscimento del figlio come un adulto capace di cavarsela da solo. "Il valore del genitore sta nella capacità di tollerare la sofferenza del figlio senza sostituirsi a lui", ha spiegtoa. In questo modo il figlio si sentirà sostenuto, ma anche rispettato nella propria autonomia.

Dalla colpa alla riparazione

Molti genitori faticano ad accettare i conflitti con i figli adulti e tendono a colpevolizzarsi o, al contrario, ad accusare la controparte. Un atteggiamento che, secondo la counselor Tracy Vadakumchery, porta spesso a un controproducente vicolo cieco. "La colpa è solo una difesa dal senso di fallimento. Ciò che conta è trasformarla in responsabilità e scegliere di fare meglio in futuro". Se dunque ci si accorge di aver sbagliato o di aver superato il limite (magari imponendo il proprio punto di vista o assumendoun atteggiamento troppo invadente nell'educazione dei nipoti), chiedere scusa con sincerità e impegnarsi a cambiare comportamenti concreti è il passo più importante per ricostruire un legame incrinato.

Fare periodici check-up della relazione

Non sempre il silenzio significa che tutto va bene. Un'idea utile, secondo Sarah Epstein, è fare periodicamente un "bilancio del rapporto", chiedendo ai figli come si sentono nella relazione, cosa apprezzano e cosa invece trovano che dovrebbe migliorare. Questo non solo mostra apertura al confronto, ma comunica la volontà di costruire un legame che funzioni per entrambe le parti. Non più regole calate dall’alto, ma uno scambio equilibrato che dà valore anche alle esigenze del figlio adulto.

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Riconoscere e accogliere le emozioni

Quando un figlio adulto trova il coraggio di confidarsi o sfogarsi rispetto un torto che pensa di aver subito da parte del genitore, la reazione può fare la differenza. Minimizzare o negare ciò che racconta ("Non dovresti sentirti così"; "Non è andata così") è un atteggiamento che ferisce e mina la fiducia. "Anche se il ricordo dell'accaduto è impreciso o non rispecchia la percezione del genitore, dire al figlio che non è andata così significa negargli ascolto", ha osservato Vadakumchery. Meglio concentrarsi sulle emozioni, anche solo stando in silenzio e mostrando presenza. Spesso il vero bisogno non è una soluzione, ma sentirsi visti e compresi.

Il valore dei confini

Un ultimo, ma fondamentale, passaggio delicato riguarda i confini. Possono riguardare i temi di conversazione – aspetto fisico, lavoro, vita sentimentale – oppure la quotidianità, come chiedere di non fare visite a sorpresa. Per Epstein i genitori dovrebbero interpretare queste richieste non come un rifiuto, ma come il tentativo di costruire una relazione più sana. Rispettare i confini significa riconoscere il figlio come adulto e allo stesso tempo favorire un legame più autentico, basato sulla fiducia. Come ricorda Reilly, "il messaggio che deve passare è sempre quello dell’amore e del rispetto, anche quando non condividiamo le loro scelte". È questa la chiave per mantenere un rapporto che resista al tempo e continui a crescere, proprio come i figli che si è accompagnato fino all’età adulta.

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