Da “Ti voglio bene” a “Ci sono ancora”: le frasi che i figli adulti vorrebbero sentirsi dire dai genitori:

Ci sono parole capaci di sanare ferite invisibili. Non servono discorsi lunghi né gesti eclatanti: a volte bastano poche frasi sincere, dette al momento giusto, per aiutare genitori e figli ormai adulti a recuperare un legame che le vicissitudini della vita possono sfilacciare. Dopo anni di silenzi e incomprensioni, una semplice ammissione, una frase di orgoglio o un "ti ascolto" possono infatti ridurre in poco tempo le distanze emotive e permettere a madri, padri, figli e figlie di ritornare a parlare in modo costruttivo. È quanto sostengono diversi terapeuti interpellati da HuffPost UK a partire da un vecchio contenuto virale della psicoterapeuta Nedra Glover Tawwab, conosciuta in Italia per essere autrice del libro "Impara a dire di no".
Nel post Instagram dall'eloquente titolo "Cose che i figli adulti vogliono sentire", Tawwab elencava alcune frasi che ogni figlio adulto sogna di sentirsi dire dai propri genitori. Parole apparentemente semplici, talvolta anche banali – come "Grazie", "Mi piace la tua compagnia" o "Ti voglio bene anche se mi fai arrabbiare" – ma che racchiudono un sorprendente potere "terapeutico" spesso sottovalutato. Un gruppo di psicologi ha quindi provato ad approfondire sei espressioni in particolare che possono aiutare genitori e figli adulti a riallacciare i rapporti.
- "Mi dispiace", il potere di una scusa sincera: tra tutte, dicono gli esperti, è forse la frase più difficile da pronunciare. Eppure, secondo lo psicoterapeuta Jor-El Caraballo è anche quella che molti figli adulti desiderano di più. "Molti appartenenti alla Generazione X, ai millennial e persino a parte della Gen Z stanno riflettendo sul proprio passato e su come le scelte dei genitori abbiano inciso sulla loro salute mentale", ha spiegato. Chiedere scusa non significa accusarsi, ma riconoscere che, pur con le migliori intenzioni, si può aver causato ferite. Per molti genitori, ammettere di aver sbagliato è complesso, soprattutto se cresciuti in contesti dove l'autorità non si metteva mai in discussione. Ma proprio in quella vulnerabilità può nascere un nuovo modo di stare in relazione con i figli adulti – più paritario, autentico e affettuoso – dal quale ripartire.
- "Ero in modalità sopravvivenza", comprendere, non giustificare: probabilmente questa frase non suona familiare quanto le altre presenti nell'elenco, ma il concetto che racchiude lo è per molti. Dire "Ero in modalità sopravvivenza" significa riconoscere che, in certe fasi della vita, un genitore ha fatto semplicemente il possibile per restare a galla, anche a costo di trascurare alcuni aspetti emotivi dei figli. Quando si è immersi nei problemi – il lavoro, le spese, gli impegni, le difficoltà economiche – diventa difficile tenere insieme tutto, e può accadere che una madre o un padre non riescano a dare le giuste attenzioni ai bisogni dei propri figli. Comprendere che dietro un atteggiamento distante o brusco c’erano la fatica psicologica o la mancanza di risorse, osserva Tawwab, può però aiutare un figlio o una figlia a dare un nuovo significato ai ricordi d’infanzia e permettere allo stesso genitore di mostrarsi umano, il che può essere decisamente liberatorio.
- "Sono davvero orgoglioso di te", il bisogno mai superato di approvazione: indipendentemente dall'età, il desiderio di sentire che i propri genitori sono orgogliosi non si affievolisce mai. Anzi, può diventare ancora più importante quando si diventa adulti, ossia il periodo in cui si cercano conferme non solo sul proprio successo – professionale o relazionale – ma anche sulla persona che si è diventati. Per questo, poche parole come "Sono fiero di te" possono diventare una luce rassicurante per chi, anche da adulto, si misura con aspettative elevate o non si sente mai abbastanza. Non si tratta ovviamente di elogiare i risultati materiali, ma di riconoscere il valore della persona, di sentirsi visti, accettati e amati per ciò che si è davvero.

- "Fai ciò che funziona per te, non devi per forza seguire il mio esempio", l'importanza di accettare l’unicità: molti genitori faticano a comprendere scelte di vita (carriera, relazioni, gestione dei figli) che si discostano dal loro modello. Ma riconoscere che ogni figlio ha il diritto di tracciare la propria strada è un gesto d’amore maturo. "Questa frase – ha spiegato la terapeuta Lara Morales Daitter – riconosce l’individualità del figlio adulto e ne afferma l’autonomia. È un messaggio di accettazione che rafforza il senso di autostima e benessere emotivo".
- "Vuoi un consiglio o preferisci che ti ascolti?", la nuova frontiera dell’ascolto: uno degli errori più comuni dei genitori di figli adulti è continuare a voler risolvere i loro problemi, anche a costo di continue "invasioni di campo" e consigli mai richiesti. Crescere significa però anche concedere spazio all'altro per sbagliare, riflettere e decidere da sé. "Il compito del genitore, una volta che il figlio è adulto, non è più quello di proteggere, ma di ascoltare e osservare", ha ricordato la dottoressa Tawwab. Chiedere apertamente se l'altro desidera un consiglio o semplicemente una persona che lo ascolti dimostra rispetto e fiducia nelle sue capacità di gestire la propria vita. Intervenire subito con soluzioni o giudizi produce invece l'effetto opposto: non lascia spazio per affermarsi come persona autonoma e impedisce al genitore di scoprire davvero che tipo di adulto suo figlio è diventato.
- "Ci sono ancora per te": il valore della presenza: crescere non significa smettere di aver bisogno dei genitori, ma cambiare il modo in cui li si cerca. In un mondo in cui tutto corre veloce e le relazioni spesso si sfilacciano, sapere che un genitore è ancora lì presente può essere una delle forme più profonde di conforto. "Il compito di un genitore non finisce quando il figlio diventa adulto", ha concluso Caraballo. "La relazione cambia, ma resta fondamentale". Non si tratta più di accudire, ma semplicemente di esserci: un equilibrio delicato tra vicinanza e rispetto dei confini.