Criticare troppo i figli rischia di renderli meno capaci di perdonare: la scoperta in uno studio

Ogni genitore desidera che il proprio figlio dia il meglio di sé a scuola, nelle attività sportive, nelle relazioni con gli altri. Stabilire aspettative elevate è una atteggiamento che spesso viene interpretato come un segno d’amore e di impegno educativo. Ma quando la ricerca della perfezione diventa eccessiva o si accompagna alla paura del fallimento, può trasformarsi in una trappola che ostacola la crescita emotiva dei più piccoli. Un recente studio condotto a Hong Kong e pubblicato sull'International Journal of Behavioral Development ha indagato proprio questo sottile equilibrio, scoprendo che il modo in cui i genitori trasmettono le loro aspettative influenza profondamente lo sviluppo delle abilità relazionali dei figli. E a fare da ponte tra le due cose è un elemento spesso sottovalutato: la capacità del bambino di perdonare.
Secondo i ricercatori, i genitori che incoraggiano i figli in modo costruttivo – senza eccessiva pressione o giudizio – tendono ad avere bambini più inclini al perdono e, di conseguenza, più capaci di costruire relazioni positive. Al contrario, chi si concentra su errori e mancanze rischia di crescere figli meno disposti a perdonare e più fragili nelle relazioni sociali. "Diverse modalità di trasmettere aspettative elevate ai figli possono portare a risultati completamente differenti nello sviluppo emotivo e sociale", osservano gli autori. Una constatazione che invita a riflettere su quanto le parole, i toni e le reazioni quotidiane dei genitori possano incidere sul modo in cui i bambini imparano a stare con gli altri.
Perché le abilità relazionali contano fin da piccoli
Le cosiddette abilità relazionali comprendono un insieme di competenze fondamentali per la vita sociale: empatia, capacità di comunicare, condividere, risolvere conflitti e comprendere le emozioni degli altri. Nei bambini, queste abilità permettono di costruire amicizie durature, collaborare nei giochi di gruppo e affrontare situazioni sociali complesse.

Lo sviluppo di solide competenze relazionali non serve però solo a farsi nuovi amici o giocare insieme. Queste abilità costituiscono infatti la base dell‘intelligenza emotiva, essenziale per il successo scolastico (come dimostrato anche da un recente studio americano) e, più avanti, per farsi strada nella vita adulta. I bambini che padroneggiano queste abilità tendono infatti a manifestare meno problemi comportamentali e a godere di un benessere psicologico maggiore. Oggi, il tema assume un'importanza crescente poiché molte attività dei bambini si svolgono online, riducendo le occasioni di interazione faccia a faccia, tradizionalmente fondamentali per l'apprendimento sociale. In questo contesto, il ruolo dei genitori nel guidare i figli diventa ancora più decisivo.
Il perfezionismo genitoriale: due facce della stessa medaglia
Lo studio distingue due tipi di perfezionismo che emergono dagli atteggiamenti genitoriali:
- Perfezionismo costruttivo (perfectionistic strivings): consiste nell’impostare standard elevati ma realistici, incoraggiando il bambino a dare il meglio di sé senza alimentare paura o senso di colpa. Se, per esempio, un bambino mostra con fierezza il suo disegno all'adulto, l'approccio costruttivo consiste nel reagire con frasi come: "Hai fatto un ottimo lavoro sul cielo, prova a colorare un po’ più i dettagli degli alberi e sarà ancora più bello!". Qui il bambino riceve feedback positivi e suggerimenti, senza sentirsi giudicato.
- Perfezionismo critico (perfectionistic concerns): si concentra sulle carenze del bambino e sulle sue difficoltà a raggiungere gli standard, spesso accompagnato da critiche o delusione. Riprendendo il medesimo esempio, di fronte a un disegno infantile il genitore "critico" tende a sottolinearne i difetti: "Non hai fatto bene gli alberi".
Gli effetti di queste due forme di perfezionismo si manifestano dunque in modo molto diverso. I genitori che incoraggiano i figli con standard costruttivi tendono a favorire lo sviluppo della capacità di perdono nei bambini, mentre un approccio critico sembra invece rendere i ragazzi meno indulgenti sia con sé stessi, che verso gli altri, con conseguenze dirette sulle relazioni sociali.
La ricerca: tre fasi per valutare il comportamento di bambini e genitori
Per analizzare questi meccanismi, Sum Kwing Cheung e i suoi colleghi hanno raccolto dati da 226 bambini iscritti al primo anno di scuola materna e dai loro genitori. L'età media dei bambini era di circa 3 anni e 10 mesi. Lo studio si è sviluppato su tre momenti di osservazione, ciascuno distanziato di sei mesi. All'inizio i genitori hanno completato un questionario sulle loro tendenze perfezionistiche e sulle abilità relazionali iniziali dei figli. A distanza di sei mesi, gli stessi genitori hanno poi attribuito dei punteggi all'attitudine al perdono da parte dei bambini. Infine, dopo altri sei mesi, gli adulti hanno nuovamente valutato le abilità relazionali dei figli. Questo approccio longitudinale ha permesso di osservare non solo correlazioni, ma anche potenziali percorsi causali tra gli atteggiamenti dei genitori, la capacità di perdonare dei bambini e le loro abilità sociali.

Perdono e abilità relazionali: il nesso chiave
I risultati hanno confermato una relazione indiretta ma significativa tra il perfezionismo genitoriale e le abilità relazionali dei figli, mediata dalla capacità di perdono. I bambini con genitori che avevano manifestato atteggiamenti di perfezionismo costruttivo mostravano maggiore propensione al perdono sei mesi dopo, e ciò si traduceva in abilità relazionali più sviluppate. I figli di genitori con perfezionismo critico, invece, tendevano a essere meno inclini a perdonare, sviluppando abilità sociali più limitate. Come spiegano gli autori, "il perfezionismo dei genitori influenza lo sviluppo delle abilità relazionali dei bambini attraverso la loro capacità di perdonare".
Tra limiti e opportunità
Pur essendo significativo, lo studio presenta alcune limitazioni. Tutti i dati provengono da autovalutazioni dei genitori, il che introduce il rischio di bias. Inoltre, la ricerca è stata condotta esclusivamente su bambini cinesi di Hong Kong, per cui i risultati potrebbero non essere generalizzabili ad altre culture. Nonostante ciò, per gli autori, questa ricerca può dunque offrire spunti pratici a genitori, educatori e psicologi per orientare meglio il progetto educativo. Non si tratta infatti eliminare del tutto le aspettative e lo stimolo al miglioramento, ma di gestire simili elementi in modo costruttivo. Promuovere il perdono e le abilità relazionali nei bambini richiede un approccio equilibrato, che incoraggi il successo senza punire il fallimento. Come sottolineano i ricercatori, è fondamentale aiutare sia le madri sia i padri a riconoscere i modi più efficaci di comunicare con i propri figli per favorire lo sviluppo delle competenze relazionali fin dalla prima infanzia.