video suggerito
video suggerito

Cosa vuol dire essere genitori FAFO: pro e contro di un metodo genitoriale sempre più diffuso

La “genitorialità FAFO” propone di lasciare ai figli la possibilità di imparare dalle conseguenze dirette delle proprie azioni, senza interventi preventivi degli adulti. Un nuovo approccio che però continua dividere: per i sostenitori stimola autonomia e resilienza, per i critici, come il pedagogista Daniele Novara, si tratta di una pratica senza basi scientifiche che rischia di esporre i bambini a frustrazioni e disagi inutili.
A cura di Niccolò De Rosa
0 CONDIVISIONI
Immagine

Sostenuto da madri e padri stanchi di fare da chiocce ai propri figli, negli ultimi tempi si è sempre più diffusa sui social un nuovo termine legato al mondo dell'educazione che ha già suscitato un certo dibattito tra gli esperti. Si tratta della la cosiddetta "genitorialità FAFO", un nuovo stile parentale sempre più in voga tra le nuove generazioni di genitori.

L'acronimo deriva dall’inglese "Fucking Around and Find Out", espressione colorita che prendendosi un po' di licenze poetiche si può tradurre con "fai ca**ate e scopri da solo cosa succede". Applicato all’ambito familiare, questo approccio propone di lasciare che i figli imparino dalle conseguenze dirette delle proprie azioni, senza che i genitori intervengano ad aiutare o a levare le castagne dal fuoco. In altre parole, l'adulto che segue questo approccio si limita a spiegare le regole da seguire e suggerisce ai figli come comportarsi. Se però il bambino (o il ragazzo) decide di fare di testa sua, alla il genitore si limita ad osservare da debita distanza, lasciando che le conseguenze dell'eventuale errore impartiscano una lezione duratura.

Un metodo che divide

Il modello FAFO e si presenta come una risposta alternativa – e piuttosto radicale – all'atteggiamento iperprotettivo che spesso sembra caratterizzare la genitorialità contemporanea. Le mamme e i papà che lo abbracciano ritengono che i figli debbano sperimentare liberamente, correre dei rischi calcolati e trarre insegnamenti dall’errore: asciare che il bambino giochi sotto la pioggia senza impermeabile per fargli comprendere da solo l'inconveniente di bagnarsi, permettergli di andare a letto più tardi per scoprire quanto possa essere faticosa la giornata seguente, o perfino lasciare che il piccolo non studi per l'interrogazione del giorno dopo, così da far capire il nesso tra impreparazione e brutti voti.

Si tratta dunque approccio che intercetta la voglia di molti adulti di alleggerirsi dal ruolo di costanti controllori e di restituire ai bambini un margine più ampio di responsabilità, con l'idea di fondo è che il dolore, il disagio o la frustrazione possano diventare dei veri strumenti formativi per sviluppare resilienza e capacità di giudizio.

Immagine

I vantaggi i punti critici e dell'approccio FAFO

I sostenitori di questo metodo sottolineano alcuni aspetti positivi. Innanzitutto, il fatto che i bambini imparino più facilmente quando le lezioni derivano da esperienze reali piuttosto che da ammonimenti astratti. Inoltre, si favorisce lo sviluppo delle autonomie e della capacità di problem solving, abilità fondamentali nella crescita. Per molti genitori, poi, il FAFO rappresenta anche una liberazione dal peso di dover “prevedere e prevenire” costantemente ogni imprevisto. L’approccio viene percepito come più autentico, meno ansioso e, almeno in apparenza, più rispettoso della libertà dei figli.

Non mancano tuttavia critiche e dubbi riguardo una linea educativa difficile da mantenere coerente – è molto facile sfociare in atteggiamenti permissivi o, al contrario, farsi prendere dal panico e tornare a essere super-protettivi – e che potrebbe non essere adatta a tutti i bambini. Nel novero dei principali oppositori della genitorialità FAFO si è recentemente iscritto il pedagogista Daniele Novara, saggista e fondatore del Centro Psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti (CPP), che in un'intervista di fine luglio a La Repubblica ha definito il metodo "un'emerita stupidaggine".

Immagine

Secondo Novara, si tratta infatti di un approccio privo di basi scientifiche, in contrasto con quanto hanno dimostrato sia dalla pedagogia, sia dalle neuroscienze: i bambini,  ha spiegato l'esperto, almeno fino ai 10-11 anni non hanno la capacità di comprendere davvero le conseguenze delle proprie azioni, se non su un piano strettamente pratico. Permettere loro di "fare da soli" non li aiuterebbe quindi a crescere, anzi rischia di esporli a frustrazioni inutili e a danni concreti. Per Novara, il successo di un tale approccio sarebbe poi riconducibile a periodo, quello moderno, profondamente segnato da una diffiusa fragilità genitoriale, dove madri e padri faticano ad assumersi responsabilità educative. In questa logica, il FAFO sarebbe il sintomo di una tendenza a mettersi sullo stesso piano dei figli, rinunciando al ruolo guida. Le conseguenze, ha concluso Novara, si vedono già: aumento di diagnosi neuropsichiatriche infantili, difficoltà di concentrazione, disturbi del sonno.

Cercare un equilibrio

Di fronte a posizioni tanto polarizzate, la domanda che resta aperta riguarda la possibilità di trovare una via di mezzo. Lo stesso Novara propone un modello educativo basato su regole chiare, organizzazione pratica e comunicazioni semplici, senza psicologismi ma anche senza abdicare al ruolo genitoriale. Un approccio che evita sia l’autoritarismo del passato sia la delega totale del presente. In questa prospettiva, i bambini hanno diritto alla libertà del gioco e della scoperta, ma all’interno di cornici sicure e regole di base che garantiscano equilibrio e benessere.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views