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Cosa fare se tuo figlio preferisce sempre l’altro genitore: il consiglio dell’esperta

La preferenza per un genitore non è un giudizio definitivo, né un segnale di disaffezione. È piuttosto un modo, tipico dei primi anni di vita, per affermare la propria individualità e mettere alla prova la solidità dei legami. Con pazienza, fiducia e collaborazione reciproca, i bambini imparano che entrambi i genitori sono figure di riferimento insostituibili e che l’amore non ha bisogno di classifiche.
A cura di Niccolò De Rosa
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Può capitare, in alcune fasi della crescita, che un bambino piccolo sembri avere occhi solo per un genitore, mentre l’altro viene improvvisamente messo da parte. È una situazione che può ferire e destabilizzare, soprattutto se fino a poco tempo prima il rapporto era stretto e affettuoso. In realtà si tratta di un passaggio molto comune nello sviluppo infantile: non è un rifiuto definitivo, ma un modo per esplorare la propria autonomia e la propria identità all’interno della famiglia.

Un fenomeno frequente e passeggero

Secondo Rachel Melville-Thomas, psicoterapeuta infantile e adolescenziale, la preferenza marcata per un genitore non deve preoccupare: "È piuttosto comune. I bambini piccoli stanno cercando di capire come funziona la famiglia e a chi si sentono maggiormente legati. A volte prendono decisioni molto nette", ha spiegato l'esperta sull'Huffington Post UK. In genere, già tra i tre e i quattro anni, i piccoli imparano a fidarsi in egual misura di entrambi i genitori, riconoscendo che ciascuno di loro rappresenta una fonte sicura di affetto e protezione.

Gli esperti concordano sul fatto che si tratti di una fase legata alla crescita. Il bambino, che muove i primi passi verso l’indipendenza, utilizza la preferenza per un genitore come forma di esercizio decisionale. In questa età, infatti, i bimbi stanno imparando, tra le altre cose, anche a fare delle scelte, e prediligere un genitore è un modo per mettere alla prova questa nuova abilità.

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A influenzare questo comportamento possono però essere anche fattori esterni: l'arrivo di un fratellino, un cambiamento lavorativo dei genitori o una nuova routine che riduce il tempo condiviso. In questi casi, il bambino tende a concentrare la propria attenzione sul genitore con cui ha più occasioni di vicinanza, come strategia per mantenere sicurezza e stabilità.

L’influenza del genere e del carattere

Contrariamente al cliché che vorrebbe i figli maschi prediligere le madri e le figlie femmine avere un rapporto privilegiato con i padri, almeno per i primissimi anni di vita i bambini tendono a sviluppare una forte identificazione con il genitore dello stesso sesso, nel desiderio di "essere uguali" a lui o a lei. Il genitore dell’altro sesso può invece essere momentaneamente percepito come distante o diverso. Nelle famiglie con coppie omogenitoriali, questa dinamica si esprime attraverso l'affinità di temperamento: il bambino può sentirsi più attratto dal genitore fisicamente più presente e attivo, o da quello più affettuoso e accogliente. Con il tempo, però, la preferenza tende a capovolgersi e anche l’altro genitore diventa fonte di nuova scoperta e interesse.

Cosa fare se si è il genitore "escluso"

Essere messi da parte non è facile, ma il consiglio degli esperti è di non prenderla troppo sul personale. "Occorre guardare la situazione con gli occhi del bambino: cambierà", sottolinea Melville-Thomas. Gli psicologi invitano inoltre a non forzare la mano per "guadagnare punti" agli occhi dei figli, ma anzi di rispettare i confini che impongono: se un bimbo rifiuta un abbraccio, meglio non insistere, per quanto possa essere doloroso, così da non trasformare il momento in una lotta di potere. Mostrarsi sereni e non feriti dal rifiuto trasmette sicurezza e contribuisce a mantenere saldo il legame.

Anche chi si trova al centro dell’attenzione ha poi una responsabilità importante. Parlare con affetto dell'altro genitore e incoraggiare il bambino a condividere con lui o con lei momenti di gioco, lettura o canto contribuisce a riequilibrare la relazione. Accettare questa fase, senza forzature ma con piccoli gesti di apertura, aiuta il bambino a comprendere che l’amore dei genitori non è in competizione, ma una risorsa condivisa.

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