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Cosa fare se si sorprende il proprio figlio a rubare? Il parere del pedagogista

Se nelle tasche di proprio figlio si trovano dei giochini di un compagno di classe o se si sorprende il proprio figlio adolescente a rubare dei soldi, come può agire un genitore, favorendo il dialogo e senza farsi vincere dalla rabbia? Lo ha spiegato a Fanpage.it il pedagogista Luca Frusciello.
Intervista a Luca Frusciello
Pedagogista
A cura di Sophia Crotti
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bimbo ruba dei soldi

Scoprire che quel bimbo che gira per casa silenzioso con il volto di un angelo in realtà ha frugato nella nostra borsa e ha preso una banconota o ha le tasche piene di giocattoli rubati ad un amico, perché voleva continuare a giocarci potrebbe essere spaventoso anche se non è poi tanto insolito. Il pedagogista Luca Frusciello ci ha spiegato da che età i bambini comprendono il concetto di "rubare" e come comportarsi se questo accade a loro o ad un adolescente.

Luca Frusciello
dott. Luca Frusciello (pedagogista)

I bambini sanno che rubare è sbagliato?

Certo, bambini e ragazzi sanno benissimo che rubare è sbagliato. Il concetto di proprietà infatti viene assimilato da loro molto presto, grazie ai primi possessivi, per intenderci "mia madre", "mio papà", "la mia cameretta", sono tutti concetti che si contrappongono a ciò che possiedono gli altri.

E allora perché a volte lo fanno?

Se il bimbo lo fa, significa che non ha ancora interiorizzato un concetto: quello del creare una gerarchia tra voglio e posso. Se il piccolo non sa far interagire ciò che vuole fare con ciò che può fare, è normale che al supermercato prenda la merendina che desidera senza il permesso dei genitori o che rubi un giocattolo a un amichetto. Ad integrare questo concetto ad un certo punto della vita del bambino ci sarà anche la teoria della mente, ossia il bimbo imparerà che se sottrae un oggetto a un compagno di classe quello ci rimane male, tanto quanto ci rimarrebbe male lui se facesse lo stesso.

Cosa può fare un genitore che scopre il furto di suo figlio?

Se il bambino è piccolo deve farlo lavorare sulla differenza tra potere e volere e sull'effetto che le loro azioni hanno sulle emozioni altrui, stimolando così il rapporto causa-effetto. Sgridare il bambino serve a poco, certo non va nemmeno accettato il suo comportamento passivamente, ma è necessario mantenere una relazione con lui. 

E se il figlio che ha commesso il furto è un adolescente?

Qui le cose cambiano, perché dietro a quel gesto potrebbero esserci una moltitudine di significati: dalla sfida, al desiderio di autonomia, all'esercizio di un potere, al richiamo di attenzione. La soluzione anche in questo caso rimane però cercare il dialogo, che con l'adolescente si può cercare eccome. Ricordiamoci poi che a questa età i ragazzi non hanno bisogno di spiegazioni, come i bambini, ma di confronto con la figura adulta. 

Ha senso, per spaventare il bambino o l'adolescente, fingere di chiamare le forze dell'ordine?

Assolutamente no, la sincerità deve venire prima di tutto, non ha senso fingere di chiamare i carabinieri, soprattutto davanti a un bambino che non conosce ancora, almeno fino a prima dei sei anni il concetto di istituzione. Quindi spaventare il bambino parlandogli dei carabinieri è come spaventarlo parlandogli del lupo cattivo.

Può avere senso con un adolescente?

Sì, se si tratta di un adolescente, la questione è più interessante, perché entriamo in contatto con una questione etica, morale e legale. Certo dipende dell'entità del furto.

E se il gesto commesso dal bambino ha fatto molto arrabbiare i genitori?

Anche in questo caso bisogna cercare di mettersi in dialogo con lui se si è in grado, se invece la rabbia è troppa è meglio lasciar perdere e calmarsi prima di iniziare una conversazione con il bambino, anziché tentare di agire una azione educante, perché nello sgridare c'è un punire inutile, un esercizio di potere in cui l'adulto punisce e condanna per aver leso l'autorità di lui come genitore e non per aver commesso un'azione eticamente sbagliata.

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