Ciuccio si o no? Perché evitare e quando darlo

Il ciuccio è uno degli oggetti più comuni nei primi mesi di vita di un neonato. Viene spesso offerto per calmare il pianto, facilitare il sonno o accompagnare momenti di disagio come le coliche. La sua funzione è quella di rassicurare il piccolo, grazie al gesto del succhiare che richiama l’allattamento al seno e svolge un’azione autoconsolatoria. Tuttavia, il suo utilizzo è ancora oggi oggetto di dibattito nel mondo scientifico. A fare chiarezza sul tema è Elena Bozzola, pediatra e membro della Società Italiana di Pediatria (SIP), che sottolinea come le opinioni sull’uso del ciuccio siano spesso contrastanti, anche tra gli esperti. Il ciuccio può rivelarsi un valido alleato in alcune circostanze, ma solo se utilizzato con consapevolezza e seguendo indicazioni precise.
Ciuccio, perché non darlo
Tra i principali motivi per cui è sconsigliato introdurre il ciuccio troppo presto vi è il timore che possa interferire con l’allattamento al seno. Una preoccupazione diffusa, anche se, come spiega Bozzola, "le nuove evidenze scientifiche hanno mostrato che il successo dell’allattamento è risultato simile tra i gruppi che limitavano l’uso del ciuccio e quelli senza alcuna restrizione al suo utilizzo". Un uso scorretto o prolungato del ciuccio può però comportare diversi rischi per la salute del bambino. Tra questi, l’aumento delle otiti ricorrenti, problemi ortodontici come la malocclusione – ossia uno sviluppo scorretto dei denti, i quali non si allineano correttamente durante la chiusura della bocca – la respirazione orale, le difficoltà nel linguaggio e una possibile "dipendenza" che potrebbe rendere molto più difficile al bambino separarsene.

Altro aspetto da non sottovalutare è la durata dell’utilizzo: l’esperta raccomanda di evitarne l’uso oltre i 2 o 3 anni di età per tutelare il corretto sviluppo del cavo orale e prevenire problematiche future.
Quando dare il ciuccio
Se usato con criterio, il ciuccio può offrire diversi benefici. È utile per calmare il neonato in momenti di disagio, come quando soffre di coliche o incontra difficoltà ad addormentarsi, e può aiutare a soddisfare il naturale bisogno di suzione. Bozzola evidenzia anche un aspetto importante legato alla salute: "l'uso del ciuccio è stato descritto tra le pratiche che possono ridurre il rischio della SIDS", la sindrome della morte improvvisa in culla.
Nei neonati pretermine, inoltre, il ciuccio può addirittura favorire una migliore capacità di suzione. Tuttavia, l’esperta raccomanda di stabilire regole precise: limitarne l’utilizzo a momenti specifici della giornata e non offrirlo in maniera indiscriminata. Infine, un aspetto pratico non secondario riguarda l’igiene: mentre il ciuccio può essere lavato e controllato dai genitori, il pollice – spesso risorsa spontanea in assenza di ciuccio – è più difficile da “gestire”. "Il ciuccio è meno dannoso rispetto al succhiarsi il pollice – sottolinea Bozzola – perché esercita una pressione minore sui denti e può essere tolto quando necessario".

Soluzioni alternative al ciuccio
Quando si preferisce evitare il ciuccio, oppure nel delicato momento del suo abbandono, è possibile ricorrere a supporti alternativi. Bozzola suggerisce l’uso degli oggetti transizionali da scegliere anche in base all’età del bambino. Copertine, peluche o morbide pezze di tessuto possono rappresentare valide fonti di conforto. A differenza del ciuccio, questi oggetti aiutano il bambino a sviluppare una forma di autonomia affettiva e possono diventare preziosi compagni nei momenti di stanchezza o tristezza.