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Chi sono i genitori pavone e perché il loro narcisismo è dannoso per i figli: i segnali per riconoscerli

Fedele al loro soprannome, I “genitori pavone” sono figure narcisistiche che mettono al centro di tutto la propria immagine, aspettandosi ammirazione dai figli. Crescere con un genitore di questo tipo può però lasciare cicatrici emotive profonde, influenzando la crescita e le future relazioni dei bambini che imparano così a dipendere dall’approvazione dell’adulto e a sacrificare sé stessi pur di non deludere le aspettative altrui.
A cura di Niccolò De Rosa
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Apparentemente perfetti, spesso affascinanti e pieni di carisma, ma incapaci di offrire un amore incondizionato. Sono i cosiddetti genitori "pavone", una categoria di mamme e papà che, proprio come nell'immaginario evocato dal variopinto pennuto, vivono il proprio ruolo educativo bramando l'attenzione e l'ammirazione delle altre persone, anteponendo i propri interessi alle esigenze emotive dei figli.

Tale stile genitoriale, recentemente approfondito da diversi psicologi e pedagogisti che hanno coniato il termine, comporta notevoli ripercussioni sulla crescita dei bambini, i quali crescono nell'affannoso tentativo di guadagnarsi l'affetto dell'adulto anziché riceverlo liberamente e nel timore di disattendere le elevate aspettative che l'adulto nutre nei suoi confronti.

L’identikit del genitore pavone

A definire con chiarezza questa figura è stata la psicoterapeuta britannica Kathleen Saxton che nel suo recente libro dedicato a questo particolare approccio educativo ha descritto un modello genitoriale profondamente narcisista, incentrato sul bisogno costante di essere ammirati e sull'ossessione per l’immagine di perfezione. Il genitore pavone vuole apparire speciale, eccezionale, e pretende che i figli ne siano il riflesso impeccabile, attraverso il successo scolastico, un comportamento irreprensibile o un aspetto sempre curato.

Ma la facciata scintillante nasconde una profonda mancanza di empatia e uno scarso coinvolgimento emotivo. "Questi genitori sono connessi a sé stessi, non agli altri", ha spiegato la psicologa clinica Nihara Krause, docente in salute mentale adolescenziale, al Daily Mail. "Tendono a vedere i figli come un’estensione di loro stessi, piuttosto che come individui con bisogni autonomi".

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Le quattro maschere del narcisismo

Secondo la trauma coach Candice Tamara, divenuta virale nel 2022 con il video "4 segnali che sei stato cresciuto da un genitore narcisista", ci sono alcuni indizi ricorrenti nel comportamento del genitore pavone.

Il primo è l’incapacità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Ammettere di aver sbagliato o chiedere scusa diventa quasi impossibile, e anche quando accade, le scuse sembrano forzate, poco autentiche. "Pensano di essere superiori e quindi esenti dalle conseguenze delle proprie azioni", ha sottolineato al quotidiano The Mirror la terapeuta Sharon Martin, intervistata sull'argomento. Dietro questa facciata di sicurezza, però, si nasconde spesso una fragilità profonda: bassa autostima, insicurezza, timore di non valere abbastanza. Tutti elementi che possono condizionare pesantemente tanto la condotta del genitore, quanto il rapporto con i propri figli.

Il secondo segnale suggerito dalla coach Tamara è il gaslighting, una forma di manipolazione psicologica in cui il genitore porta il figlio a dubitare della propria percezione della realtà. Se ad esempio un bambino prova a esprimere la propria frustrazione per un comportamento aggressivo da parte del genitore, l'adulto "pavone" proverà sicuramente a ribaltare la situazione, facendo passare il figlio come eccessivamente sensibile o confuso, se non il vero responsabile dell'episodio spiacevole. Col tempo, la vittima di questo abuso psicologico inizia così a non fidarsi più di ciò che prova, una stortura che rischia di influenzare pesantemente il suo equilibrio emotivo.

Il terzo elemento è invece il mancato rispetto dei confini personali. Il genitore pavone tende a invadere lo spazio emotivo del figlio, non accetta limiti e interpreta ogni richiesta di autonomia come un’offesa o un tradimento. In età adulta, questo si traduce in relazioni familiari difficili, in cui stabilire delle distanze sane diventa una battaglia continua.

Infine, i genitori pavone si sentono spesso "in diritto" di ricevere attenzione e tempo dai figli, anche quando questi sono adulti. La loro felicità viene posta nelle mani altrui e ogni relazione esterna dei figli viene vista con sospetto o gelosia. Si sentono autorizzati ad avere un ruolo centrale nella vita del figlio, e quando ciò non accade, spesso diventano possessivi e manipolatori, puntando sul senso di colpa dei figli, "rei" di aver tentato di affrancarsi da questo giogo emotivo.

Le conseguenze sui figli

Crescere con un genitore pavone può lasciare segni profondi nella personalità e persino nelle scelte future dei figli. Quando questo approccio disturbato viene esercitato già nei primi anni di vita – ossia un momento cruciale in cui ha bisogno di sentirsi connesso e confortato dalle proprie figure educative di riferimento – i piccoli possono infatti sviluppare un attaccamento insicuro o ansioso nei confronti del genitore, diventando succubi ed emotivamente dipendenti dall'umore volubile del proprio padre o della propria madre. Il risultato? Figli che si abituano a mettere da parte le proprie emozioni per soddisfare le aspettative altrui.

Genitori narcisisti

Durante l'infanzia e l’adolescenza, questa dinamica può poi innescare un generale senso di confusione, ansia e inadeguatezza. Alcuni bambini interiorizzano l’idea che per essere amati debbano essere perfetti, altri, al contrario, assorbono i modelli narcisistici dei genitori e iniziano a pretendere dagli altri la stessa ammirazione che i genitori cercavano. Una dinamica che, durante l'età adulta, spesso si traduce con la tendenza a intessere relazioni disfunzionali, nonché al bisogno costante di approvazione, difficoltà a stabilire confini o la tendenza a sacrificare sé stessi per piacere agli altri.

Esiste una via d'uscita

Nonostante l’impatto possa essere significativo, crescere con un genitore pavone non condanna a una vita segnata dal dolore. "Basta anche un solo adulto positivo nella vita del bambino, un modello di relazione sana, perché il quadro cambi" ha ricordato la dottoressa Krause. E anche  in assenza di queste figure, è comunque possibile intraprendere un percorso di guarigione. La consapevolezza è il primo passo: riconoscere le dinamiche, imparare a dare valore ai propri sentimenti, e soprattutto imparare a dire “no” senza sensi di colpa. La terapia, in questo senso, può offrire strumenti preziosi per costruire confini sani e riconoscere relazioni realmente nutrienti. Alla fine, anche le piume più brillanti non bastano a coprire le ferite dell’anima. Ma riconoscerle è il primo passo per curarle.

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