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Via D’Amelio, Fini rilancia la questione morale

A 19 anni dalla scomparsa di Paolo Borsellino, Gianfranco Fini ha rilanciato la questione morale, sottolineando la necessità che i partiti facciano pulizia al loro interno.
A cura di Alfonso Biondi
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Presidente della Camera

Gianfranco Fini richiama le istituzioni al senso di responsabilità. Il Presidente della Camera ha voluto rilanciare la cosiddetta "questione morale" proprio nel giorno in cui l'Italia ricorda Paolo Borsellino, il giudice ucciso dalla Mafia 19 anni fa in via D'Amelio a Palermo. Durante la commemorazione della strage di via D'Amelio, Fini ha invitato i partiti "a svolgere un'opera di pulizia al loro interno", aggiungendo che "nella battaglia contro la criminalità organizzata quello politico è un fronte decisivo che passa sia per l'attività di governo e per quella legislativa sia per la forza di mobilitazione dell'opinione pubblica".

Il leader di Fli ha quindi chiesto agli stessi partiti di "fare pulizia al proprio interno eliminando ogni ambigua zona di contiguità con la criminalità e il malaffare". Non si tratta più di aspettare il terzo grado di giudizio per scoprire chi è colpevole e chi non lo è; si tratta di riscoprire il senso etico delle istituzioni.

La politica, però, appare ancora lontana da questi nobili propositi. Si tratta della stessa politica, intesa come Stato in senso lato, che, forse, qualcosa con la morte di Borsellino ha davvero a che fare. Alla commemorazione odierna della strage, Salvatore Borsellino (fratello minore di Paolo) e il popolo delle agende rosse avevano dichiarato di non volere cariche istituzionali perché quella di via d'Amelio, a loro dire, sarebbe una strage di Stato. "No corone di Stato per una strage di Stato"- c'era scritto su uno striscione del movimento delle agende rosse. Fini ha risposto alle accuse, dichiarando di esser lì per la verità; i proseliti di Borsellino, però, sembrano non aver fiducia nella politica e nello Stato.

IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO- Il Capo dello Stato ha voluto rendere omaggio alla memoria di Borsellino, scrivendo una lettera alla moglie Agnese. Napolitano ha ricordato che l'attentato volle colpire "sia un simbolo della causa della legalità sia un uomo che stava mobilitando le migliori energie della società civile dando a esse crescente fiducia nello stato di diritto". Per il Capo dello Stato, a diciannove anni di distanza, il sacrificio del magistrato deve richiamare "la magistratura, le forze dell'ordine e le istituzioni tutte a intensificare l'azione di contrasto delle mafie e delle sue più insidiose forme di aggressione criminale"

LA STRAGE DI VIA D'AMELIO- Paolo Borsellino è stato ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992. Il giudice si stava recando dalla madre quando al suo passaggio esplose una Fiat 126 carica di esplosivo; con lui persero la vita 5 agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

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