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Caso Lorys, Veronica Panarello e l’ossessione per il suocero Andrea Stival

In questi mesi, più volte, la Panarello ha chiesto del suocero e della sua compagna anticipando un loro presunto coinvolgimento nell’omicidio di Lorys. Ecco gli episodi più significativi raccontati da Fanpage.it: la bottiglia lanciata addosso ad Andrea Stival, la telefonata alle 12.30 del 29 Novembre, i colloqui in carcere con Davide Stival, le dichiarazioni della vicina di casa e gli 80 euro donati a Veronica.
A cura di Fabio Giuffrida
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I dubbi avanzati da Veronica Panarello sul suocero Andrea Stival non sono affatto recenti. La mamma del piccolo Lorys, infatti, già il 12 Febbraio 2015, parlando con il marito, lo invitava a "stare attento al figlio più piccolo e a farsi aiutare da sua madre, sua sorella e sua zia" esortandolo poi a "tenerlo lontano da suo padre e soprattutto dalla sua compagna". In altre occasioni, ha aggiunto che sarebbero successe "cose strane", ha ammesso di avere "tanti dubbi" (27 dicembre 2014), continuando a pensare che "qualcuno volesse incastrarla" (24 gennaio 2015) e che, ad uccidere Lorys, potrebbero essere state "due persone che si coprono tra di loro". In un colloquio in carcere, si è spinta oltre dicendo che "molte cose le hanno fatto pensare che la compagna del suocero potesse avere un ruolo fondamentale in quello che è successo".

Veronica lanciò una bottiglia addosso al suocero

Anche Antonella Stival, sorella di Andrea, ha espresso perplessità: in un colloquio in carcere con Veronica, ha raccontato che "le hanno mandato a dire che ‘si deve fare i ca** suoi'" riferendosi sempre alla compagna di Andrea Stival, suo fratello. Al telefono con un giornalista, la Stival ha spiegato che fino a dieci giorni prima della morte di Lorys, Veronica "faceva i mestieri di casa al suocero, nonostante lui fosse già fidanzato". A insospettire le due donne sarebbe stato anche il comportamento dell'uomo che, fin dal primo istante, avrebbe avanzato dubbi sulla mamma del piccolo Lorys: nelle ore antecedenti l'arresto, infatti, "ebbe a proferire nei confronti della Panarello parole con le quali dubitava di un suo coinvolgimento nell'omicidio suscitando in lei un tale stato d'ira che ebbe a concretizzarsi con il lancio di una bottiglia d'acqua" contro lo stesso Andrea Stival. "La cosa prioritaria era trovare il colpevole della morte del bambino e, fino a prova contraria, potevamo essere stati tutti. In particolare le dicevo che poteva essere stata anche lei" ha riferito agli inquirenti il nonno di Lorys. "Dopo tutto quello che ho fatto per aiutarlo… quello è stato il ‘ringrazio'.. mi ha detto una frase gravissima" ha replicato la Panarello.

Veronica chiede più volte di Andrea e della sua convivente

In tutti questi mesi Veronica ha chiesto informazioni sul suocero e sulla sua compagna: voleva sapere, ad esempio, se la fidanzata di Andrea Stival fosse presente al funerale del figlio, ha ribadito di voler leggere tutte le deposizioni fatte dai due conviventi, ha raccontato episodi della loro vita privata (del tutto irrilevanti ai fini dell'indagine, ndr). Il 7 Marzo 2015, poi, ha tuonato: "Devo cercare di capire certe cose, appena le avrò capite, potrò fare anche un nome specifico".

La telefonata delle 12.30: "Lorys non è a scuola"

Andrea Stival e la sua compagna erano in casa fino alle 10.15; il bimbo sarebbe stato ucciso prima delle 10. A confermare l'alibi di ferro del suocero anche una vicina di casa, intervistata da "Quarto Grado,  che ricorda di aver visto i due uscire di casa proprio alle 10.15. E c'è di più: gli inquirenti avevano già indagato su tutta la famiglia, analizzando tabulati telefonici e spostamenti. Come si evince dalle carte, alle 12.30-12.40 Veronica avrebbe telefonato al suocero e, preoccupata, gli avrebbe comunicato "di aver capito che Lorys non era mai arrivato a scuola nonostante lei lo avesse accompagnato nei pressi dell'istituto scolastico". Da qui è cominciato l'inferno. Dunque, perché Veronica avrebbe dovuto chiamare Andrea Stival se, come dice adesso, lui sarebbe il vero colpevole di questo atroce omicidio? Ad oggi, però, per incomprensioni varie, tra Andrea Stival e suo figlio Davide non ci sarebbe affatto un buon rapporto. L'uomo, intanto, si dice disposto a confrontarsi con Veronica e respinge ogni accusa.

"Facevamo sesso in cucina e Lorys ci ha scoperti"

Nella quarta versione, la Panarello ha accusato Andrea Stival di aver ucciso suo figlio con un cavo usb e di non averlo potuto fermare per paura della sua reazione. Non avrebbe parlato prima, come riferisce il suo avvocato, sia perché non sarebbe stato facile raccontare fatti così privati ("Eravamo amanti") sia per paura di ritorsioni nei confronti del figlio più piccolo ("Lui mi minacciava che la stessa fine l'avrebbe fatta anche l'altro figlio", quello più piccolo). Alla psicologa – come riporta il quotidiano "La Sicilia" – ha detto che il suocero negli ultimi mesi sarebbe stato "assillante e pesante": "Aveva attenzioni strane per Lorys ma gli ho detto: prendi me". E sui loro presunti rapporti sessuali avrebbe aggiunto: "Non ero consenziente, lo facevo solo per proteggere i miei figli, questo era il patto […] Da mesi avevo frequenti rapporti sessuali con mio suocero quando i bambini erano fuori casa". 

Come ricostruisce "Quarto Grado", qualche giorno prima dell'omicidio, la Panarello sarebbe stata scoperta da Lorys mentre faceva sesso con il suocero in cucina: pensava che i figli dormissero e, invece, il più grande li avrebbe sorpresi in intimità. Lorys, a quel punto, arrabbiato, avrebbe minacciato di raccontare tutto al padre Davide; per questo motivo, stando sempre al racconto della Panarello, quella maledetta mattina del 29 Novembre il nonno avrebbe pensato bene di farlo tacere una volta per tutte, cagionando la sua morte con un cavetto usb. Ricostruzione dei fatti che, però, non trova alcun riscontro: le telecamere raccontano un'altra verità. Andrea Stival quella mattina non entra mai nella casa della nuora. L'unica ad entrare ed uscire continuamente è solo lei, Veronica Panarello.

Andrea Stival ha regalato 80 euro a Veronica

La Panarello avrebbe confidato anche di aver ricevuto in carcere, da parte di Andrea Stival, un vaglia con "soldi e lettera": "Un segnale per me che stavo facendo bene a non parlare e che quindi meritavo una ricompensa". Nello specifico, il suocero avrebbe consegnato 80 euro al padre di Veronica, Francesco, "da consegnare alla Panarello" stessa: "Lui andò al colloquio e le disse che era venuto con me. Per i soldi Veronica rimproverò suo padre: ‘Non devi prendere l'elemosina' gli disse" ha precisato Andrea Stival in un'intervista a "La Sicilia".

La vicina di casa: "Pensavo che il suocero fosse suo marito"

Dalle carte della Procura di Ragusa, emerge che una delle vicine di casa, presso gli Uffici della Squadra Mobile, il 27 Gennaio 2015, avrebbe riferito che, "a seguito della constatazione di un'assidua frequentazione e di un rapporto di confidenza", aveva presupposto che "il marito di Veronica fosse il suocero". In un colloquio telefonico, poi, la stessa avrebbe dichiarato che "l'unico uomo che ha visto con Veronica era suo suocero il quale, tra l'altro, inizialmente, pensava fosse suo marito". "Per circa un anno, da quando sono andata ad abitare in via […] ho pensato, notando la confidenza che sussisteva tra i due, che il marito fosse Andrea Stival. Poi ho capito che si trattava del suocero" ha dichiarato la vicina di casa agli inquirenti. La donna, di fatto, non ha insinuato che tra i due ci fosse qualcosa di più. Il settimanale "Giallo", tra l'altro, questa settimana, ha titolato: "Veronica e mio suocero erano intimi: credevo fosse il marito". "Ci hanno costruito su dei titoli spaventosi, questo è inaccettabile. Hanno infangato un uomo con delle frasi estrapolate da un interrogatorio. Dicendo che Andrea era spesso a casa di Veronica, non volevo dire che ci fosse qualcosa sotto […] Davide non c'era mai, era sempre fuori per lavoro. Andrea Stival veniva spesso a prendere il nipotino, era la figura maschile che entrava ed usciva di casa. Per questo pensavo fosse il marito di Veronica" ha dichiarato la vicina di casa a Santacroceweb. E ancora: "Si occupava di suo nipote in modo impeccabile. Non ho mai pensato male, mi hanno messo in bocca cose incredibili […] Non ho scelto io di essere la vicina di casa di Veronica Panarello".

Una donna, Veronica, che conosce benissimo le carte, che ha studiato tutti i particolari di questa macabra vicenda e alla quale potrebbe non essere riconosciuta l'infermità mentale, rischiando di fatto 30 anni di reclusione anche col rito abbreviato. Dopo l'interrogatorio durato oltre 10 ore, è previsto – nei prossimi giorni – l'ultimo "accesso" dei 7 periti e, infine, l'udienza fissata per il 17 Marzo al Tribunale di Ragusa.

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