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Tragedia di Catania: forse il peschereccio trainato da una “nave madre”

Non è escluso il coinvolgimento di italiani. Il procuratore Salvi: “Ci sono già molte indagini che dimostrano contatti anche con organizzazioni criminali locali che lucrano su questo che è ormai un traffico molto significativo”.
A cura di Davide Falcioni
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Le indagini sulla morte dei sei migranti ieri a Catania sono già arrivate a un importante punto di svolta. Gli inquirenti, infatti, sono propensi a pensare che il piccolo peschereccio sul quale viaggiavano gli egiziani e siriani fosse stato trainato da una "nave madre". A dimostrarlo sarebbe lo stato di salute dei migranti, tutti provati e affamati ma non allo stremo dele forze, come normalmente capita dopo una lunga traversata in mare a bordo di una piccola imbarcazione. Persino il bambino di sette mesi ricoverato ieri è stato dimesso ben presto perché non mostrava segno di grave sofferenza, ma solo disidratazione.

Intanto due egiziani, di 16 e 17 anni, sono stati fermati dai carabinieri con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Avrebbero fatto parte dell'equipaggio come vivandieri. Dalle indagini delle Procure distrettuale e per i minorenni di Catania è emerso che tre scafisti si sono buttati in mare, riuscendo a fuggire prima dell'arrivo delle forze dell'ordine.

Giovanni Salvi, procuratore di Catania, racconta all'Avvenire che "arrivare con una nave ‘madre' fino alla costa siciliana, senza quindi fermarsi a Lampedusa, e poi trasbordare le persone su barche più piccole, vuol dire certamente avere un'organizzazione". Infatti, sottolinea, "bisogna essere capaci di superare il sistema di sorveglianza". Inoltre, fa sapere, "ci sono già molte indagini che dimostrano contatti anche con organizzazioni criminali locali che lucrano su questo che è ormai un traffico molto significativo". Salvi evidenzia anche la possibilità del coinvolgimento degli italiani: "C'è sicuramente anche un ruolo di basisti italiani. Ancora non sappiamo se in questo caso, ma nel passato ce ne sono stati". Poi il procuratore racconta la dinamica del dramma: "Gli immigrati sono stati ingannati dal fatto che il barcone si è incagliato su una secca a una decina di metri dalla riva. Hanno pensato di essere arrivati mentre dopo pochi passi c'era un avvallamento e quindi chi non sapeva nuotare è caduto in questa trappola".

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