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Terremoto in Giappone, il governo nasconde il pericolo nucleare. La denuncia di un progettista

Il nucleo della centrale nucleare di Fukushima è a rischio fusione: potrebbe crearsi un vulcano di materiale radioattivo che si propagherebbe per 50 chilometri. I pericoli derivanti dal terremoto in Giappone e dallo Tsunami non sono ancora finiti.
A cura di Alessio Viscardi
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L'allarme viene lanciato da Masashi Goto, ex progettista di centrali nucleari: dopo il terremoto in Giappone e l'esplosione della centrale nucleare di Fukushima, vi è il concreto rischio di fusione del nucleo del reattore. Il governo giapponese starebbe tentando di nascondere la gravità della situazione, perché uno dei reattori di Fukishima-Daiichi è “altamente instabile” e il Giappone si trova davanti a una crisi gravissima: sarebbero tremende le conseguenza dell'eventuale fusione del nocciolo.

Fino ad oggi, il governo di Tokyo ha sostenuto che anche in caso di fusione, il materiale radioattivo rilasciato sarebbe di modica quantità. Secondo Masashi Goto nei reattori di Fukushima si verificano aumenti di pressione improvvisi che vanno oltre i livelli previsti al momento della costruzione. In caso di esplosione, il materiale radioattivo potrebbe essere sparato su una vasta area. Anche oltre i 20 chilometri evacuati dalle autorità giapponesi.

Secondo Goto, nel reattore tre di Fukushima la pressione è salita tanto da metterlo a rischio esplosione, proprio a causa del combustibile adoperato al suo interno e denominato “Mox”. Qui il cappello di ricaduta del materiale radioattivo potrebbe essere raddoppiato. Inoltre, per il progettista il governo non ha detto abbastanza sul sistema di ventilazione dell'idrogeno, mentre utilizzare l'acqua di mare per raffreddare le basse di uranio è “inconsueto e pericoloso”. Nello scenario peggiore tratteggiato da Goto, la fusione del nucleo, con la caduta delle barre di uranio nell'acqua, darebbe il via a un'esplosione di materiale solido e radioattivo. Un vero vulcano in eruzione che propagherebbe materia incandescente e contaminata a 50 chilometri di distanza. Uno scenario peggiore centinaia di volte quello di Chernobyl.

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