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Tbc al Gemelli

Tbc al Gemelli: la Procura ipotizza il reato di epidemia e lesioni colpose

La Procura di Roma ha emesso 7 avvisi di garanzia. Coinvolti oltre ai medici e agli amministratori del policlinico anche il medico di base dell’infermiera che si ammalò di tubercolosi, la donna invece non è indagata.
A cura di Antonio Palma
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Al Policlino Gemelli sette indagati per i casi di Tbc
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Dopo un mese dalla scoperta dell’infermiera ammalata di tubercolosi al Policlinico Gemelli e dei primi casi di bambini risultati positivi ai test sulla tbc, sono stati emessi 7 avvisi di garanzia dalla Procura di Roma. I reati ipotizzati sono epidemia colposa e lesioni colpose, la decisione è stata presa dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani e dal pm Alberto Pioletti dopo aver ricevuto una pre-relazione da parte degli esperti nominati per capire cosa è accaduto nell’ospedale.

Nello specifico sono indagati il datore di lavoro, cioè la figura preposta all’organizzazione dei controlli del personale medico infermieristico, altre due persone a cui il datore di lavoro può delegare i controlli sulla salute del personale, tra cui il responsabile di neonatologia, due medici che avevano il compito di svolgere le visite periodiche e  il coordinatore dei due medici competenti. Oltre a loro è indagato anche il medico di base dell’infermiera, per non aver fatto una corretta diagnosi della malattia di cui era affetta la donna.

Dopo la fine dei test che portarono a controllare più di mille bambini nati tra gennaio e giugno del 2011, le positività alla tbc sono state 122 e pochi giorni fa anche una mamma, che spontaneamente si è sottoposta al test, è risultata positiva. Secondo l’accusa i medici con il loro comportamento avrebbero permesso la diffusione della malattia, in quanto non avrebbero effettuato i controlli necessari sottovalutando il problema. L’inchiesta fu avviata anche grazie alla denuncia fatta dal Codacons poco dopo la diffusione della notizia. Dopo un’inchiesta interna, infatti,  l’associazione appurò che l’infermiera si era già ammalata nel 2005 e presentò un esposto alla procura di Roma, accusando il policlinico di scarsi controlli. Nei giorni scorsi, poi, è arrivata anche la prima denuncia fatta a titolo personale dalla donna risultata positiva ai test.

In realtà, per i Pm è tutto il sistema dei controlli sul personale dell’ospedale che non ha funzionato. L’infermiera dopo essere risultata positiva alla tbc nel 2005 non è stata più visitata; nonostante gli fosse stato prescritto un controllo per il 2006, né in quell’anno, né in quelli successivi è stata sottoposta a controlli. Ciò è successo in palese contrasto con le disposizioni interne all'ospedale che prevedono che il personale risultato positivo alla tbc sia sottoposto a controllo medico obbligatorio ogni due anni.

Secondo questa prima ricostruzione sono innocenti, invece,  sia il marito della donna, perché positivo ad un ceppo non contagioso, che l’infermiera. Da questa prima relazione, secondo indiscrezioni, emerge anche  che il ceppo della tbc che ha fatto ammalare l’unica bimba per ora infetta è lo stesso dell'infermiera.

Il Codacons denuncia che la documentazione depositata dalla Regione al Tar del Lazio è piena di lacune e insufficiente e “rende difficoltosa la difesa delle famiglie dei bambini coinvolti nel caso, e rischia di gettare ombre su una eventuale volontà della Regione di nascondere l'operato dell'amministrazione”. Nei prossimi giorni gli indagati, che hanno sempre respinto qualsiasi responsabilità, saranno riascoltati, questa volta non più semplicemente come persone informate sui fatti. La direzione del Gemelli intanto ribadisce “abbiamo fiducia nei magistrati e siamo pronti a collaborare” sottolineando che “non c'è alcuna epidemia”. Come se la cosa dovesse rassicurare tutte le mamme dei bimbi risultati positivi e dovrebbe scagionare chi non ha fatto il proprio dovere.

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