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Tbc al Gemelli, il Codacons accusa: il marito dell’infermiera ammalata aveva contratto la malattia già nel 2004

L’associazione dei consumatori, dopo un’inchiesta interna, ha presentato un esposto alla Procura di Roma, accusando il Policlinico di scarsi controlli. L’ospedale smentisce di essere stato a conoscenza di casi di malattia di familiari dell’infermiera e ribadisce la celerità del proprio intervento.
A cura di Antonio Palma
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Si aprono nuovi sviluppi sul caso Tbc al Policlinico Gemelli di Roma, l’associazione dei consumatori Codacons ha rivelato che il marito dell’infermiera che per prima si è ammalata di tubercolosi aveva già contratto la malattia nel 2004. La scoperta del Codacons è avvenuta grazie ad una propria inchiesta, con la consulenza del professor Emilio De Lipsis, che ha accertato diverse responsabilità all’interno dell’organizzazione ospedaliera.

La situazione a questo punto sembra complicarsi ulteriormente dopo che già nei giorni scorsi l’aumento del numero dei casi positivi ai test, che ora sono 34, e i controlli estesi anche ai nati nel mese di febbraio, avevano iniziato a destare serie preoccupazioni. Per far fronte all’apprensione dei genitori dei piccoli nati al Policlinico, sia la Presidente della Regione Lazio e commissario ad acta per la sanità, Renata Polverini, che il Ministro Fazio nei giorni scorsi si erano affrettati a dichiarare che non vi era nessuna epidemia in atto e non c’era bisogno di allarmismo.

In realtà secondo quanto dichiarato dal Codacons a questo punto i bimbi da sottoporre ai test dovrebbero essere molti di più dei 1500 previsti. In pratica tutti coloro, bimbi e mamme, che sono stati in contatto con l’infermiera da quando la donna ha iniziato a lavorare presso il reparto di neonatologia dell’ospedale, cioè circa due anni e mezzo fa, dovrebbero essere controllati.

In seguito all’inchiesta e insieme all’associazione Articolo 32, il Codacons ha presentato un esposto alla Procura di Roma, e ha accusato direttamente il Policlinico di scarsi controlli. Infatti, secondo il Presidente dell’associazione Carlo Rienzi, data la situazione familiare della donna, sull’infermiera andavano fatti controlli annuali poiché il bacillo può avere un’incubazione anche di dieci anni.

L'associazione ha chiesto alla Polverini di inserire anche il dott. Lipsis nella commissione di indagine sanitaria, epidemiologica ed amministrativa, da lei avviata per i dovuti accertamenti sul caso. Ha invitato, inoltre, la Regione a rendere pubbliche le generalità dell’infermiera, che fino ad oggi è stata fortemente protetta e difesa da tutti i responsabili dell’ospedale, che non l’hanno mai ritenuta responsabile per quanto accaduto. Se fosse vero quanto dichiarato dal Codacons, invece, la posizione dell’infermiera sarebbe del tutto diversa, poiché non più vittima di un caso, ma consapevole dei rischi che poteva correre.

Secche smentite arrivano dalla Direzione del Policlinico Gemelli, che ribadisce di aver fatto tutto ciò che era in proprio potere e di essersi attivata in tempi brevi, una volta diagnosticata la malattia all’infermiera. In una nota la dirigenza dell’ospedale precisa anche che “non è mai giunta né da parte della dipendente, cui è stata diagnosticata Tbc, né da parte delle autorità sanitarie competenti segnalazione di patologia tubercolotica, di cui sarebbe stato affetto un familiare dell’infermiera”.

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