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Tbc al Gemelli

Tbc al Gemelli: mentre i casi salgono a 96, si scopre che l’infermiera si era già ammalata nel 2004

Continuano i controlli sui bambini venuti a contatto con l’infermiera del reparto di neonatologia del policlinico. Mentre anche l’on Buongiorno, coinvolta direttamente, si è impegnata in una class action, i Giudici romani, dopo le ultime rivelazioni, hanno chiesto ai Nas di fare ulteriori indagini.
A cura di Antonio Palma
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Policlinico Gemelli
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Tbc al Gemelli

L’infermiera che ha scatenato il caso tbc al policlinico Gemelli di Roma si era già ammalata nel 2004, è questa la sconcertante verità venuta fuori dopo gli interrogatori dei giudici. A confermare i primi sospetti è stata la stessa infermiera, ora ricoverata all’istituto Spallanzani che, sentita grazie ad una speciale stanza anti contagio, ha rivelato di aver contatto la tubercolosi per la prima volta nel 2004.

Ora bisogna capire se la donna abbia avvertito la dirigenza dell’ospedale o abbia nascosto la vicenda continuando a lavorare nel reparto di neonatologia. Per trovare altre certezze in questa complicata vicenda, i Pm della Procura romana hanno dato un nuovo mandato ai Nas dei carabinieri per sentire altri testimoni e per acquisire altro materiale documentale presso il Gemelli.

La situazione sembra essere stata fin troppo sottovalutata se, infatti, alle prime avvisaglie erano stati richiamati a controllo i bambini nati nel periodo da marzo a giugno, le numerose positività ai test hanno fatto scattare i controlli anche sui nati a febbraio e gennaio. Ora, con un caso di positività anche a gennaio, la vicenda sembra esser diventata molto estesa e rischia di investire la dirigenza di uno dei migliori ospedali della capitale. Anche l’Unità di coordinamento della Regione Lazio aveva previsto, per accelerare i tempi, che i controlli potessero essere svolti anche in altri due ospedali, il San Camillo e il Bambino Gesù.

Ad oggi il numero delle positività alla tbc sono 96, e i test proseguiranno fino a domani in tutti e tre gli ospedali, a partire dal 5 settembre poi sarà solo il policlinico a controllare i restanti casi. Secondo una nota diffusa dalla Regione Lazio sono state svolte 1.358 visite e test di cui sono pervenuti 1.128 risultati, dei quali 96 emersi come positivi, la media quindi è dell'8,5% sul totale dei controllati. Al momento però alcune famiglie dei bambini non sono state ancora contattate perché non rintracciabili, ma l’unita di coordinamento ha fatto sapere che si attiverà in ogni modo per informare i genitori dei piccoli coinvolti.

Intanto critiche arrivano da più parti sulle modalità con cui è stata gestita e viene ancora portata avanti questa emergenza. Se la Polverini lamenta la mancanza di un vero e proprio protocollo in casi del genere, a rimproverargli una fiducia sproporzionata negli uomini in camice al suo fianco è la parlamentare Giulia Buongiorno, anche lei alle prese con i controlli del suo bambino e impegnata in una class action con altre famiglie. Ma diverse sono le critiche all’eccessiva minimizzazione del caso, la Polverini, a giustificazione delle procedure messe in atto, precisa che “le linee guida parlano di un tempo, dal primo sintomo del paziente a ritroso, che va dalle 8 alle 12 settimane, il coordinamento aveva deciso per prudenza di andare alle 8 settimane, riscontrando i casi si è andati più ancora indietro e ora siamo al massimo di quello che le linee guida consigliano”. Per ribadire la corretta procedura portata a termine la Presidente della Regione Lazio ha detto che “la struttura organizzativa ha funzionato”, quello che manca per lei nei nostri ospedali è “un’applicazione più rigida delle linee guida”.

Anche se da più parti si ribadisce che non vi è alcuna epidemia perché i casi riscontrati sono di positività e non di malattia contagiosa, a non essere d’accordo è il Codacons che ha presentato ai pm una formale richiesta di indagare per epidemia e disastro colposo. Lo stesso Codacons ha ottenuto da parte del Tar la convocazione della Regione Lazio, per chiarire alcuni aspetti della vicenda e rispondere alle contestazioni circa la composizione della Commissione speciale nominata dalla Presidente Renata Polverini.

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