Tra Bergeggi e l’Elba la nuova tecnica per riforestare la Posidonia sta funzionando

La Posidonia Oceanica non è una semplice pianta marina, le sue praterie sui fondali dei nostri mari rappresentano il “polmone del Mediterraneo”, perché producono gran parte dell’ossigeno che respiriamo. Inquinamento e pesca selvaggia stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza della Posidonia, ma grazie al progetto “Foresta Blu” la sua riforestazione sta funzionando.
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È passato poco più di un anno da quando, nel maggio 2024, è stata piantata la prima talea di Posidonia Oceanica nell’Isola di Bergeggi, area marina protetta in provincia di Savona. La nuova tecnica, sviluppata da ISSD, l’International School for Scientific Diving, consiste nel raccogliere i pezzetti di Posidonia (talee) già strappati dalle mareggiate o dall’attività dell’uomo, pulirli e prepararli per una nuova messa a dimora. Non è un processo scontato, perché l’area di attecchimento deve essere scelta con cura, con uno studio geomorfologico del fondale e dello stato di salute della prateria esistente. Gli operatori scientifici subacquei si immergono, e dopo aver installato in profondità delle particolari biostuoie di reti di fibra di cocco, sono pronti a inserirvi le talee di Posidonia come a formare un tappeto. Per un anno intero a Bergeggi hanno monitorato la loro crescita, e oggi sappiamo che la percentuale di attecchimento è stata di oltre il 76%. Un risultato incredibile, che segna un traguardo importantissimo per la salvaguardia dei nostri mari. 

Quest’intervento fa parte di un’attività ancora più ampia di riforestazione nell’ambito del progetto Coop “Foresta Blu”, che ad oggi ha ripopolato 300 metri quadri di Posidonia tra Bergeggi e l’isola d’Elba. Tuttavia anche nell’Adriatico, nelle acque pugliesi di fronte a Monopoli, Torre Guaceto e Savelletri, l’attenzione è massima ed è soprattutto la prima a destare preoccupazione. Se la prateria di Savelletri dimostra una buona capacità di resistenza, nell’area di Monopoli la situazione sembra essere irrecuperabile. L’impatto degli ancoraggi selvaggi é testimoniato dalla distribuzione a chiazze della prateria, e perfino dalla presenza di numerose ancore abbandonate sul fondale. Anche nella zona di Cala Corvino, a nord di Monopoli, il massiccio e continuo ancoraggio ha portato alla regressione della prateria, ma qui un intervento tempestivo potrebbe invertire la situazione. Per questo le campagne di tutela e sensibilizzazione, oltre agli interventi attivi come la costruzione di campi boe, sono fondamentali per salvare questa pianta marina cosí indispensabile per la sopravvivenza della biodiversità marina, ma anche per l’uomo.

La Posidonia Oceanica é infatti una pianta marina antichissima e presente solo lungo le coste del Mediterraneo. Con le sue lunghe foglie nastriformi offre cibo e ospita circa 1/4 della fauna marina: gli organismi marini, nei posidonieti, si nutrono, depongono le uova, si nascondono dai predatori. Ecco perché la regressione (e in alcuni casi la completa scomparsa da alcuni litorali) di oltre il 30% di queste praterie è allarmante: si tratta di un rischio concreto per la sopravvivenza di un intero habitat, oltre a diminuire la produzione di ossigeno. Si stima che la Posidonia Oceanica produca dai 14 ai 16 litri di ossigeno per ogni metro quadrato, e per questo è definita “Il polmone del Mediterraneo”.

“Foresta Blu”, progetto iniziato nel 2023, ha l’obiettivo ambizioso di fermare questo declino, causato dalla pesca a strascico, dal raschiamento delle ancore, dalla cementificazione delle coste e aggravato anche da inquinamento e cambiamento climatico. Coop, in collaborazione con istituzioni e università come LifeGate, l’Università di Genova, l’ISSD, l’Università di Bari e la barca da regata Anywave, é scesa in campo ottenendo risultati incoraggianti, ma ognuno di noi può fare la differenza.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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