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A Bergamo la street art a favore della lotta all’HIV

Le terapie hanno migliorato la qualità della vita delle persone con HIV, ma lo stigma sociale e il problema del sommerso sono ancora presenti nella società. Prevenire, diffondere la cultura dei test e sensibilizzare le persone sono le leve per raggiungere l’obiettivo dell’OMS entro il 2030, ovvero favorire la diagnosi precoce, l’accesso alle terapie e il controllo dell’infezione al 95% delle persone che vivono con HIV. Allora utilizzare l’arte, realizzare un murale durante un congresso scientifico è la formula migliore per fare divulgazione, come accade a Bergamo in questi giorni di metà giugno.
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A cura di Ciaopeople Studios
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Dalla fine degli anni Ottanta, quando ancora per parlare di HIV si usava tenere la voce bassa, le cose sono radicalmente cambiate. In mezzo ci sono state numerosissime campagne di informazione e divulgazione e anni di impegno nella ricerca che hanno contribuito a contenere gli effetti della malattia. Eppure, c’è ancora molto da fare per combattere i pregiudizi e per migliorare la qualità della vita delle persone che vivono con questa infezione.

Bergamo: #InsiemecontroHIV, un murale per gridare “no” al pregiudizio

In questi giorni è stato inaugurato in Viale Papa Giovanni XXIII – Largo Porta Nuova un murale di enormi dimensioni contro lo stigma di questa malattia, a testimonianza del fatto che l’arte è un mezzo potente e universale per poter stimolare riflessioni e azioni concrete. L’opera di 6 metri di larghezza e 3 di altezza è stata è stata ideata dallo street artist Alessandro Conti, in arte Etsom, e nasce da un’iniziativa di Gilead Sciences, da 35 anni impegnata nella ricerca scientifica in infettivologia, per promuovere l'informazione e abbattere lo stigma. Se, infatti, decenni di innovazione scientifica hanno trasformato l'HIV da malattia un tempo mortale a cronica, che può essere ben controllata e prevenuta, la possibilità di sconfiggere il virus oggi non passa solo dalle terapie, ma anche dalla collaborazione di tutti gli attori coinvolti: Istituzioni, terzo settore, società civile e industria.

Questa iniziativa ha infatti ricevuto il patrocinio del Comune di Bergamo, del Congresso ICAR (Italian Conference on Aids and Antiviral Research), che si è svolta in città tra il 14 e il 16 giugno, della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), e di 14 Associazioni non profit operanti nell’area della prevenzione e dell’assistenza dell’HIV. Il murale verrà donato alla città in modo permanente al termine del Congresso ICAR. Presso il murale, proprio in questi giorni, sono stati distribuiti materiali informativi e i visitatori sono stati invitati a diffondere l’iniziativa sui social attraverso l’hashtag #InsiemecontroHIV. 

Innovazione e collaborazione gli elementi chiave della lotta all'HIV

È nel contesto fortemente collaborativo bergamasco che Gilead Sciences ha deciso di promuovere l’iniziativa con l’artista Etsom, consapevole non solo del suo ruolo di portatrice di innovazione terapeutica, ma anche promotrice di cooperazione. “Gilead continuerà a fare ricerca per farmaci sempre più efficaci e sicuri, così come è stato negli ultimi 35 anni.

Sappiamo però che per mettere la parola fine alla storia dell'HIV dobbiamo agire insieme a tutti coloro che sono impegnati nella nostra stessa battaglia, – afferma Cristina Le Grazie, Direttore Medico di Gilead Sciences – Collaborando insieme vogliamo favorire la prevenzione e l’informazione, combattere pregiudizio e stigma, contribuire a migliorare la qualità di vita delle persone con HIV. Solo insieme possiamo guardare a un futuro senza HIV. Per tutti, ovunque”.

Bergamo città virtuosa e capitale nella lotta all’HIV

“Parlare di HIV/AIDS non significa semplicemente prevenire, ma anche combattere lo stigma che era e rimane uno dei problemi maggiori. La città di Bergamo è attiva fin dagli anni Novanta e la nostra Associazione è sempre stata in prima linea. – spiega Paolo Meli – pedagogista, Associazione Comunità Emmaus di Chiuduno (BG) – Nel corso degli anni sono cambiate molte cose, ma lo stigma rimane purtroppo ancora troppo diffuso. Ed è su questo che dobbiamo lavorare, tutti insieme”.

In questo contesto, Bergamo rappresenta, infatti, un esempio virtuoso nella lotta al virus in termini di prevenzione e sensibilizzazione. La città ha aderito al progetto Fast Track City, un’iniziativa globale che la vede impegnata contro le infezioni da HIV, HCV, tubercolosi e lo stigma sociale a esse correlato e ha costituito proprio nel centro della città un Checkpoint che promuove la prevenzione attraverso test e informazioni.

HIV: la situazione italiana

Secondo i dati del Ministero della Salute relativi al 2020, in quell’anno sono state registrate in Italia 1.303 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 2,2 nuovi casi per 100.000 residenti. Pur trattandosi di un’incidenza inferiore rispetto a quella media dell'Unione Europea (3,3 nuovi casi per 100.000), si tratta tuttavia di numeri che devono indurre a non abbassare la guardia su questo fronte, sebbene le terapie oggi disponibili consentano di ridurre la quantità di virus nell’organismo tanto da renderlo non solo non più rilevabile, ma anche non trasmissibile secondo l’equazione U=U, Undetectable = Untransmittable, permettendo alle persone affette da questo virus di avere una buona qualità di vita alla stregua del resto della popolazione. Ma questo traguardo non basta: per sconfiggere il virus è necessaria anche l’unione di tutta la società civile, dalle istituzioni al terzo settore e all’industria.

“A Bergamo osserviamo negli ultimi anni un lieve e costante calo delle nuove infezioni, ma il problema non è risolto e permangono infezioni in tutte le fasce della popolazione. In aggiunta circa un terzo delle diagnosi avviene alcuni anni dopo l’infezione. Permane così una quota importante di persone portatrici del virus che non sanno di averlo (il c.d. sommerso) e che, a loro insaputa, facilitano la diffusione del virus. Per questo è importantissimo diffondere la cultura della prevenzione e favorire l'approccio al test in contesti diversi. Il test insieme alla terapia precoce sono i cardini del concetto di U=U. Purtroppo i giovani sono anche meno consapevoli e si proteggono di meno anche perché proprio le terapie attuali hanno permesso di cronicizzare l’infezione e quindi modificato la sensibilità nei confronti del rischio oltre a ridurre l'impatto mediatico” commenta Franco Maggiolo, responsabile della Unità Semplice di Patologie HIV correlate e terapie sperimentali della ASST Papa Giovanni XXIII e Presidente dell’edizione bergamasca di ICAR.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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