La storia dietro la statua di Bobby, il cane che dopo la morte del padrone è rimasto per 14 anni sulla sua tomba

Tra le strade acciottolate del centro di Edimburgo, vicino al suggestivo cimitero di Greyfriars, sorge una piccola statua di bronzo. È quella di Bobby, un piccolo cane divenuto uno dei simboli più amati della città scozzese. La sua storia, tenera e commovente, parla di fedeltà e amore incondizionato e di un legame che nemmeno la morte è riuscita a spezzare.

Bobby e John, un legame che va oltre la morte
Quando si va a Edimburgo è impossibile non notare la piccola statua di fronte al cimitero di Greyfriars: di fronte ci sono sempre decine di turisti che scattano foto e toccano il muso del cagnolino, perché secondo credenza popolare porterebbe fortuna. In realtà, Bobby oltre quelle leggende, era uno Skye Terrier appartenuto a John Gray, un uomo modesto che, a metà dell’Ottocento, lavorava come guardiano notturno per la polizia di Edimburgo. Si racconta che Gray avesse adottato il cane per farsi compagnia durante i turni lunghi e solitari sotto la pioggia e la nebbia.

I due divennero inseparabili, chi viveva in città li vedeva spesso camminare insieme per le strade lastricate o sostare nelle piazze deserte durante le ronde notturne. Quando John Gray morì di tubercolosi nel 1858 e venne sepolto nel cimitero di Greyfriars Kirkyard, Bobby lo seguì fino alla sua tomba e non volle più lasciarlo, rimase al suo fianco anche dopo la morte. Nonostante i tentativi dei custodi di allontanarlo o cacciarlo, il cane tornava sempre al suo posto, accucciato accanto alla lapide del padrone. Passarono i giorni, i mesi e poi gli anni, e Bobby restava lì. Per quattordici lunghi anni, sotto la neve, sotto la pioggia, d’estate all’ombra degli alberi, Bobby rimase fedele a John, dimostrando che il loro era un legame che la morte non era riuscita a spezzare.

Bobby al cimitero e il simbolo di Edimburgo
La presenza del piccolo terrier commosse profondamente gli abitanti di Edimburgo, che iniziarono così a prendersi cura di lui dopo la morte di John Gray. Gli portavano cibo, gli costruirono un rifugio vicino all’ingresso del cimitero e, quando le leggi cittadine imposero il divieto di tenere cani randagi, il sindaco in persona gli fece rilasciare un permesso speciale. Bobby divenne una figura familiare e amata: ogni giorno, all’una del pomeriggio, seguiva il suono del cannone del castello per andare a mangiare nel ristorante dove il suo padrone era solito portarlo. Rimase fedele al suo posto fino al 1872, anno della sua morte.

Colpiti dalla sua storia, i cittadini, in particolare la Baronessa Angela Burdett-Coutts, gli dedicarono una statua e una fontana, create da William Brody ed erette nel 1873 di fronte al cimitero, accanto al Greyfriars Bobby’s Bar, il pub che porta il suo nome e ne tramanda la memoria. Oggi i turisti si fermano davanti alla sua immagine di bronzo e sfiorano il naso del cane per augurarsi buona fortuna.

Ma più che un portafortuna, Bobby rappresenta qualcosa di più profondo, ovvero la prova che la fedeltà e l’amore possono resistere al tempo, diventando parte viva dell’anima di una città. Infatti, la frase sulla sua lapide recita: Let his loyalty and devotion be a lesson to us all (Che la sua lealtà e la sua devozione siano una lezione per tutti noi).