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La scelta di Silvia che ha lasciato la città per vivere in montagna: “Isolata, ma mai sola”

A 27 anni Silvia ha lasciato la città per realizzare un sogno: comprare una casa isolata sugli Appennini modenesi e trasformarla in un’azienda agricola. Oggi sta terminando i lavori di ristrutturazione de La Coccia, il rifugio che sta costruendo con le proprie mani. Ha raccontato a Fanpage cosa significa reinventarsi tra natura, fatica e libertà.
A cura di Elisa Capitani
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Silvia Rigo, proprietaria de La Coccia.
Silvia Rigo, proprietaria de La Coccia.

Quando la sento al telefono, Silvia è in Trentino, ma la mente corre già tra i boschi dell’Appennino modenese. A 27 anni ha preso una decisione davvero audace, che non tutti avrebbero il coraggio di prendere: ha scelto di lasciare la città e scommettere su un sogno che profuma di terra, legna e libertà, acquistare una casa isolata e trasformarla nel cuore di un’azienda agricola. La casa si chiama La Coccia, un nome che custodisce insieme l'idea di rifugio e rinascita. Al momento vive tra due vite, quella in montagna, dove ogni giorno si aggiusta qualcosa, si pianta o si impara, e quella in transito, mentre completa i lavori che renderanno la sua casa pronta ad accogliere un futuro costruito con le proprie mani. Quando racconta la sua storia, Silvia lo fa con passione e riesco a percepire quanto profondamente sia radicata in lei l'idea di libertà connessa alla natura. Il suo progetto si basa proprio su questa scelta di vita che sicuramente richiede sacrifici e duro lavoro, ma riesce a creare anche un grande senso di appartenenza: ai luoghi, alla natura e alla comunità delle montagna. Qualche tempo fa girava sui social un meme che diceva "In a world full of Kardashians, be a Helena Bonham Carter" ed ecco dopo aver parlato con Silvia e aver conosciuto la sua determinazione e la sua dedizione davvero autentiche, mi viene da dire: in un mondo pieno di Kardashians, sii come Silvia.

La Coccia
La Coccia

Silvia, da dove nasce l'idea di lasciare tutto e comprare una casa abbandonata in mezzo alle montagne? 

Sono cresciuta in una piccola fattoria, i miei nonni avevano mucche da latte, quindi fino ai 18 anni la mia vita è sempre stata legata alla campagna. Poi ho studiato giurisprudenza, ma ho capito presto che non era la mia strada: sono una persona che ha bisogno di lavorare e stare all’aria aperta, in contatto con la natura. Ho sempre lavorato e messo da parte i miei risparmi, finché a 27 anni ho deciso di usarli per realizzare il mio sogno.

Come sei riuscita, a livello pratico, a comprare e finanziare casa a soli 27 anni?

Con tanto risparmio e un grande sogno. I soldi per la casa, circa 20.000 euro, sono i miei risparmi di una vita: dentro c’è tutto, dalle mance del battesimo a ogni lavoro che ho fatto. Non sono mai stata una persona spendacciona, sapevo che un giorno li avrei usati per qualcosa di importante. I lavori di ristrutturazione li facciamo quasi tutti io e mio padre, che ha una manualità incredibile. Chiaramente per impianti elettrici o idraulici servono professionisti, ma il resto lo stiamo costruendo con le nostre mani.

Silvia Rigo
Silvia Rigo

Qual è stata la difficoltà più grande che hai incontrato nel tuo percorso?

Trovare casa è stata sicuramente la parte più difficile. Cercavo qualcosa che fosse economico ma non completamente diroccato, e ci ho messo un anno e mezzo a trovarlo. Il mercato immobiliare in Italia non facilita chi vuole ricominciare in montagna, però quando ho visto La Coccia ho capito che era lei. È isolata e perfetta per quello che avevo in mente.

Qual è il significato del nome La Coccia, lo hai scelto tu?

In realtà la casa si è sempre chiamata così, anche nel catasto è registrata con quel nome. Coccia significa guscio, come quello della lumaca, e mi piaceva il simbolo di un rifugio, di un posto che protegge. Ho deciso di mantenere lo stesso nome, perché trovo che racchiuda in sé l’idea stessa di casa.

Dettaglio La Coccia
Dettaglio La Coccia

Vivi completamente isolata. Non hai paura, come donna o in caso di emergenze sanitarie?

Onestamente, no. Mi sento molto più sicura in montagna che in città. Le comunità di montagna sono piccole, ma molto presenti. E se guardiamo le statistiche, gran parte dei problemi di sicurezza per le donne avviene nelle città o, come mostrano purtroppo tanti casi di cronaca, dentro le mura domestiche. Qui sono tranquilla, certo, prendo precauzioni e non do troppe informazioni sul luogo preciso, ma non vivo con la paura. E anche per quanto riguarda le emergenze, sono tranquilla perché so che ci sono diversi servizi sanitari disponibili per chi abita isolato tra le montagne, come gli elicotteri (elisoccorso), poi vedo i signori anziani che abitano nei dintorni tranquilli, quindi non mi agito nemmeno io se non lo fanno loro (ride ndr).

A che punto sei con i lavori e quando pensi di trasferirti del tutto?

Ora sto finendo gli ultimi lavori e conto di trasferirmi verso la fine dell’inverno. Mi piacerebbe che tutto fosse pronto prima di iniziare l’attività agricola, che non ha senso far partire in pieno inverno. Mi do ancora qualche mese per sistemare tutto e poi sarà casa a tutti gli effetti.

I lavori a La Coccia
I lavori a La Coccia

Che tipo di azienda agricola vuoi avviare?

L’idea è quella di produrre ortaggi e frutta, con una parte di trasformazione in loco, come ad esempio marmellate, conserve, prodotti semplici e naturali. Poi ci saranno le galline e qualche capra o pecora, soprattutto per il mantenimento del verde, piuttosto che per la produzione di formaggi, per la quale è ancora presto. Ho un piano triennale: ogni anno vorrei aggiungere qualcosa di nuovo. Mi piacerebbe tantissimo valorizzare delle ricette antiche con le piante spontanee e anche fare una fattoria didattica, collaborando con le scuole per trasmettere ai bambini il valore della natura.

Ti manca mai la vita “di prima”, quella in città?

In realtà no. Ho amici che vengono spesso a trovarmi, e questo posto è diventato una piccola oasi anche per loro, dicono che qui respirano. Mi fa orgoglio che La Coccia trasmetta pace. Poi ho legato molto con le persone del posto, soprattutto con gli anziani del borgo, e non mi sento affatto sola. Isolata, sì. Ma mai sola.

La Coccia, immersa nel verde.
La Coccia, immersa nel verde.

Quali sono i pro e i contro di questa scelta?

I pro sono la qualità della vita, la realizzazione personale e il contatto con la natura. Sono cose che non hanno prezzo per quanto mi riguarda, come svegliarmi la mattina e guardare il cielo azzurro e limpido fuori dalla finestra . I contro? La mancanza di comodità: qui non arriva il delivery, se hai fame cucini. E la vita è più faticosa, perché la legna per scaldarsi bisogna farla. Ma fa parte della scelta, e a me va bene così.

Silvia davanti a La Coccia
Silvia davanti a La Coccia

Perché hai deciso di raccontare tutto sui social e che cosa consiglieresti a chi vuole fare come te?

Ho deciso di condividere la mia storia perché io stessa prendevo ispirazione da chi lo faceva prima di me. Credo che raccontare esperienze autentiche sia un aspetto positivo dei social, penso che serva a creare comunità e a mostrare che un altro modo di vivere è possibile. A chi vuole provarci consiglio di essere sincero con sé stesso: chiedersi se si è davvero pronti per una vita più faticosa e meno comoda. E poi studiare, formarsi, imparare. Perché fare agricoltura non è giocare al contadino, richiede competenze e osservazione. E infine, prendersi cura della propria salute mentale: è quello che ti dà la serenità e la forza di affrontare tutto.

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