Armani, il ricordo della stylist Susanna Ausoni: “L’ansia di controllare ogni cosa mostrava il suo amore per il lavoro”

Dopo la notizia della morte di Giorgio Armani, sui social star del cinema, personaggi dello spettacolo e altre celebrities hanno iniziato ad affollare i feed con foto commemorative e frasi d'addio. Tra i ricordi legati al re della moda italiana e ai racconti di personaggi celebri che hanno lavorato con lui, ci sono anche i messaggi di designer, stylist, degli addetti al lavori e degli insider che fanno parte di quel fashion system che lavora con gli abiti, disegnandoli o creando immagini attraverso i look. Susanna Ausoni è una di queste figure che durante la carriera di stylist ha collaborato diverse volte con la Maison, scegliendo abiti per vestire personaggi come Michelle Hunziker o Virginia Raffaele, nei look studiati per importanti palchi come quello di Sanremo. Abbiamo raggiunto la nota stylist milanese per avere un ultimo ricordo di Giorgio Armani, per capire cosa ha rappresentato lo stile del designer per la moda italiana e per chi, come lei, con gli abiti ci lavora da anni.
Qual è il rapporto che hai avuto negli anni con la Maison Armani?
Quando ho iniziato a lavorare in questo ambiente, ero molto giovane avevo 20 anni, mi sembrava che la moda fosse qualcosa di veramente disordinato, come se la creatività dovesse necessariamente esprimere la sregolatezza. Nel momento in cui sono approdata nella Maison di Giorgio Armani mi resi conto di una cosa che fu sorprendente per me, ovvero che la creatività è molto disciplinata. Quello che poi mi lega ad Armani è sicuramente l'attenzione che ha sempre avuto per Milano, che è la mia città. Quando è scomparso ho postato su Instagram una storia con questo cartello che lui aveva dedicato alla città di Milano durante il Covid. Quel suo gesto mi colpì tantissimo. Ho sempre pensato ad Armani come uno stilista dallo spirito molto affine a Milano, che accoglie tutti, che è allo stesso tempo caotica ma disciplinata.

Come racconteresti la moda di Armani e la persona dietro il marchio?
La moda di Armani ha avuto, sin dall'inizio, una elemento fondamentale, che se poi ci pensi caratterizza la cifra di tutti i grandi designer: Armani è sempre stato molto coerente e ha avuto il coraggio di evolversi nella sua cifra e non di fare delle grandi rivoluzioni adattandosi alla tendenza del momento. Questa è una cosa che solo i grandi fanno. Giorgio Armani non ha mai mai seguito le tendenze, ha sempre seguito la sua linea, il suo immaginario, la sua creatività. Inoltre Armani ha costruito un impero, ma l'ha fatto con un'attitudine umana.

Hai un ricordo personale del Signor Armani?
Il ricordo che ho di lui è di una persona molto garbata e molto perbene, di un gran lavoratore. Di una persona molto cordiale che guardava il dettaglio. Era molto attento ad ogni singolo elemento nel suo lavoro. Soprattutto ricordo il suo coraggio e la sua coerenza nel suo sviluppo stilistico. Era una figura carismatica e so che tante persone in quell'azienda sono personalmente addolorate per la sua scomparsa. E' sempre stato un uomo molto disciplinato. Rispetto a una figura come quella di Gianni Versace, che era più festaiolo e che decise di legare la sua moda anche alla mondanità, Giorgio Armani è sempre stato molto discreto, viveva poco l'aspetto mondano della moda, era molto concentrato sul lavoro.

Hai mai lavorato direttamente con lui?
Io non ho avuto la fortuna di lavorare in uno show nel suo backstage, ma ho lavorato in situazioni differenti, come servizi fotografici con celebrities dove lui era presente e controllava ogni singolo dettaglio. Quella sua sottile ansia di non sbagliare e di controllare anche il dettaglio più piccolo o la cosa più semplice, questo a me ha sempre trasmesso una forma di attenzione e di amore. Quando hai paura di sbagliare è perché tieni tantissimo a quello che fai.
C'è un capo Armani che hai nel tuo guardaroba a cui sei particolarmente legata?
Ho un blazer blazer blu di Giorgio Armani degli anni '80 che è praticamente fuori dal tempo. Credo di avercelo dal 1996. Quando l'ho acquistato in un vintage shop ero una ragazzina.

Mi hai citato il blu e i blazer, dettagli iconici di Armani.
La sua cifra stilistica se ci pensi è stata molto all'avanguardia, perché ha liberato le donne da una serie di costrizioni legate agli abiti. Notando quanto il ruolo delle donne stava cambiando nella società negli anni '80 e '90 ha scelto di vestirle in maniera elegante ma pratica. Anche oggi quando ti metti un completo Armani, giacca e pantalone con una una blusa sotto, non sbagli mai. Sono una creativa, creo immagini per cantanti e altre celebrities, e ovviamente faccio voli pindarici, devo però ammettere che quando sto in quell'estetica, elegante ed essenziale, sono a mio agio, perché è molto più difficile fare delle cose semplici e arrivare rimanendo iconici, piuttosto che caricare. Ovviamente caricando un look con cose vistose puoi essere d'impatto, ma l'eleganza è come un filo sottilissimo, è un confine labile. Quando lavori con Giorgio Armani e con le sue creazioni da questo punto di vista non sbagli mai. Amo molto il suo archivio.
C'è un look o una collezione Armani a cui sei particolarmente legata?
Nel 2019 ho fatto un Sanremo bellissimo con Virginia Raffaele, nella serata finale quando ha vinto Mahmood, lei ha indossato un abito d'archivio di Armani che era, ed è tutt'oggi dopo anni, un modello fuori dal tempo. Giorgio Armani è così, timeless, proprio come quell'abito. E rimarrà sempre così.
