Dalla paura degli abbracci a quella di viaggiare, ecco le fobie più strane che aumentano sotto Natale

Quando si avvicinano le feste, si pensa subito alle luci calde, alle tavole ricche di ricette di famiglia e ai ritorni a casa. Ma non per tutti è così semplice. Per molte persone, questo periodo amplifica ciò che normalmente resta in sottofondo: ansie, paure, piccole ferite emotive che in altri momenti dell’anno riescono a passare più inosservate. Bastano la casa che si svuota per i viaggi, la routine che cambia, il silenzio improvviso delle strade la notte di Natale, e qualcosa si muove dentro. C’è chi teme di non riuscire a stare in mezzo alla gente, chi vive con inquietudine i viaggi da affrontare, e chi, tornando a casa la sera, non può fare a meno di pensare che potrebbe esserci qualcuno in casa. La paura dei ladri, ad esempio, è uno dei timori che più si acuiscono durante le festività, quando si parte per qualche giorno o quando la casa, già più buia del solito, sembra vulnerabile. Ma questa è solo una delle tante forme in cui l’ansia può manifestarsi, in quanto territorio estremamente complesso, fatto di percezioni intime.
Harpaxofobia
L’harpaxofobia, dal latino letteralmente paura dei ladri, nasce spesso in momenti di vulnerabilità: una settimana fuori casa, una serratura che sembra meno stabile del solito, un rumore inatteso durante la notte. Chi la vive percepisce la casa non soltanto come un rifugio, ma come un confine fragile da difendere con attenzione estrema. Ogni volta che si chiude la porta si ricontrolla la serratura, poi si torna indietro per verificare ancora. Le finestre diventano punti sensibili, i sistemi di sicurezza un pensiero fisso. Non è la paura del furto in sé, ma l’idea che qualcuno possa violare ciò che per definizione dovrebbe essere intoccabile: lo spazio intimo, l’unico luogo dove ci si dovrebbe sentire al sicuro.
Cleptofobia
Il furto diventa paura irrazionale anche per chi soffre di cleptofobia, perché la persona in questione vive una percezione amplificata dei movimenti altrui e ha la costante ansia di essere derubata. Un autobus affollato, un mercato natalizio pieno di sconosciuti che ci sfiorano, un cappotto che urta lo zaino senza motivo apparente. Il corpo si irrigidisce, lo sguardo controlla borse e tasche, la mente scorre ipotesi: chi si è avvicinato? cosa potrei perdere? Ogni uscita diventa un micro esercizio di sopravvivenza emotiva, un equilibrio precario tra la necessità di vivere lo spazio pubblico e il timore che qualcosa, in ogni istante, possa esserci sottratto.
Nosocomefobia
Durante il periodo natalizio, tra pranzi abbondanti e ritmi sballati, può succedere di dover fare un controllo medico per vedere che tutto vada per il verso giusto. Ma per chi soffre di nosocomefobia, anche solo pensare a un ospedale è sufficiente a far salire il panico. Il luogo dove le persone vengono curate si trasforma in un simbolo della perdita di sicurezza: odori, camici, corridoi bianchi diventano simbolo di fragilità, dolore, imprevedibilità. È una paura che affonda nella percezione di non avere più il controllo del proprio corpo, affidato a mani e strutture che non si possono governare e che può portare all'evitamento di cure mediche necessarie o all'automedicazione.
Misofobia
Le feste portano con sé abbracci, mani che si stringono, oggetti passati di mano in mano. Per chi vive la misofobia, ogni gesto sociale diventa un potenziale rischio che provoca un'ansia incontrollabile. Il bacio della nonna diventa un vero incubo, le superfici sembrano cariche di tracce invisibili, i bicchieri condivisi sono un oggetto infernale, le maniglie dei luoghi pubblici un rischio enorme. Quella che per altri è una serata tranquilla può trasformarsi in un costante monitoraggio del mondo esterno per chi soffre di misofobia.
Agorafobia
I centri commerciali pieni di luci, le stazioni affollate per i rientri, le piazze piene durante i festeggiamenti o i mercatini di Natale. Chi convive con l’agorafobia, come il grande Manzoni, non teme il luogo, ma la sensazione di intrappolamento. È l’idea di non avere un’uscita rapida, di non poter chiedere aiuto in caso di malessere, di restare bloccati in mezzo alla folla. L’ansia spesso nasce prima ancora di arrivare, come un presagio che suggerisce di rinunciare. Così molti eventi, anche quelli attesi, si trasformano in prove emotive difficili da superare.
Autofobia
Le feste spesso dividono le persone: c’è chi parte, chi rimane, chi lavora mentre gli altri celebrano. Per chi teme la solitudine, come chi soffre di autofobia, questi momenti creano un vuoto emotivo difficilmente tollerabile. Si tratta della paura persistente e irrazionale di essere soli o isolati. La casa, pur piena di oggetti familiari, diventa troppo grande. Ogni rumore risuona più forte, ogni ora sembra davvero interminabile. Non è la solitudine in sé a spaventare, ma la sensazione di essere completamente esposti alle proprie paure senza qualcuno che possa aiutarci.
Amaxofobia
Tra partenze, rientri e viaggi lunghi, la guida diventa un tema centrale. L’amaxofobia, dal greco ámaxa (carro) e phobos (paura), amplifica ogni paura legata al viaggiare in strada: un sorpasso appare rischioso, una galleria sembra interminabile, la velocità degli altri automobilisti appare incontrollabile. Il cuore batte più forte, il respiro si accorcia, e il viaggio, per gli altri routine, diventa una vera e propria montagna emotiva da scalare, sia se si guida sia se si sta sul lato dei passeggeri.
Tonitrofobia
La tonitrofobia, dal latino tonitrus (tuono) e dal greco phobos (paura), è la paura nevrotica del tuono, dei temporali, dei fenomeni atmosferici in generale. Le tempeste invernali, con la loro luce improvvisa e il tuono che rompe il silenzio, possono scatenare un’ondata di ansia profonda. Il corpo si irrigidisce, l’attesa del rumore successivo diventa quasi dolorosa. Anche se logicamente si sa di essere al sicuro tra le mura di casa, la mente legge il temporale come un segnale d’allarme inevitabile.
Pistanthrofobia
Le feste riportano vecchie relazioni, ricordi, conti in sospeso e messaggini di auguri da chi avresti dovuto bloccare. Per chi fatica a fidarsi dopo una ferita emotiva, questo periodo può diventare un momento molto delicato. Questo sentimento è una vera e propria fobia, la pistanthrofobia, dal greco pistis (fiducia) e fobia. Una nuova conoscenza, un invito, un messaggio inatteso, tutto richiama un trauma passato e richiede una cautela estrema. La mente non teme le persone, ma il ripetersi di quel dolore che si è vissuto.
Eisoptrofobia
Con luci più intense, specchi decorativi e vetrine illuminate, il proprio riflesso diventa inevitabile. L’eisoptrofobia trasforma questo momento in una tensione davvero complicata da gestire. Non è solo il volto a intimidire, ma l’idea che lo specchio possa restituire un’immagine diversa, distorta, quasi inquietante. Evitare superfici riflettenti diventa un gesto naturale, un modo per non affrontare quella sensazione di smarrimento che nasce nel vedere se stessi nel riflesso dello specchio.