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Spunta l’ipotesi di un governo M5s – LeU: e Grasso è la garanzia per Mattarella

Spunta l’opzione “alternativa” alle larghe intese: un governo a trazione M5s con l’appoggio determinante di Liberi e Uguali. Pontieri al lavoro tra Grasso e Di Maio.
A cura di Redazione
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Sono ore febbrili nei palazzi della politica, con l'imminente scioglimento delle Camere e l'avvio della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018. C'è però chi è già proiettato nel post elezioni e in queste ore sta tessendo la trama di quello che potrebbe essere un quadro alternativo, uno scenario completamente diverso da quello ritenuto inevitabile: ovvero le larghe intese fra parte del centrodestra e il Partito Democratico come conseguenza del pareggio (o comunque dell'assenza di una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento).

A prendere l'iniziativa in queste ore sono i 5 Stelle, che tutti i sondaggi danno come primo partito con ampio margine. Il cruccio dei grillini è infatti quello di capitalizzare al meglio il prevedibile successo elettorale, cercando di uscire con una mossa strategica dalla tenaglia dell'inevitabilità delle larghe intese e dei governi di compromesso. Per farlo, però, serve una sponda, un alleato. I voti, 30% / 35% nella migliore delle ipotesi, non bastano per la maggioranza dei seggi e i margini di manovra sono dunque ridotti. Soprattutto considerando che Mattarella molto difficilmente avallerà il piano "ufficiale" di Grillo e dei suoi: un mandato a Di Maio per un esecutivo di minoranza, che ottenga la fiducia "sui programmi e sulla squadra di governo" per poi reggersi sui voti che di volta in volta arriveranno in Parlamento.

Però Mattarella non può far finta di nulla, non può e non potrà non prendere atto del peso politico del MoVimento 5 Stelle. Non può e non potrà fare alla Napolitano, per capirci. Già in questi giorni, a quanto ci risulta, il Colle è molto attivo, non fosse altro che per vagliare tutte le ipotesi sul tavolo. E, appunto, una delle opzioni prevede un finale alternativo che coinvolge il MoVimento 5 Stelle, in cui ognuna delle parti in gioco faccia però la propria parte.

Nel caso di un clamoroso risultato del M5s, tanto in termini assoluti che nei collegi, Mattarella si troverebe quasi costretto ad affidare a Di Maio il compito di formare il governo. Lo farebbe, però, a una condizione. Di garanzia, per così dire. Di Maio si dovrebbe impegnare a garantire al MoVimento una sponda politica in Parlamento, facendo cadere il paletto del "no alleanze / no accordi strutturali" che è sempre stato un dogma grillino. Il garante del M5s col Colle sarebbe Pietro Grasso, che dovrebbe traghettare Liberi e Uguali a un complesso accordo con i grillini, che a quel punto potrebbe prevedere anche posti di prestigio all'interno dell'esecutivo.

Anche in questo caso, ovviamente, la strada è stretta. Da tutti i punti di vista: programmatico, perché le piattaforme dei due partiti sono distanti anni luce su punti qualificanti (immigrazione, politica economica, rapporto coi sindacati, solo per citarne alcuni); numerico, perché vi è più di qualche dubbio sul fatto che possa costruirsi una maggioranza in entrambi i rami del Parlamento; strutturale, perché non si ha la certezza di come reagiranno le basi dei due movimenti politici, oltre che i quadri dirigenti intermedi; personale, infine, perché Di Maio è visto come colui che incarna la destra del MoVimento. Però i pontieri sono al lavoro e, a quanto risulta a Fanpage.it, ci sarebbero stati già alcuni passaggi in tal senso. Fatti non solo dall'entourage di Di Maio, ma anche da ambienti istituzionali di un certo peso. La "suggestione" sarebbe già stata sussurrata all'orecchio di Pietro Grasso, che avrebbe preso tempo, riservandosi di fare le opportune verifiche.

Tutto sarebbe rimandato a dopo le politiche, ovviamente. Ma per andare al governo val bene un compromesso, ci spiegano in casa grillina.

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