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Toni Nadal e la rivoluzione impossibile: “Vorrei un’Italia ’90 nel tennis, ma i big non vogliono”

Toni Nadal, coach e zio di Rafa, ha un’idea particolare per migliorare il tennis diventato uno sport troppo “violento” con la fisicità a farla da padrone.
A cura di Marco Beltrami
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Mentre si è alzato il sipario sulle ATP Finals di Torino, è già tempo di bilanci e di valutazioni. In che direzione sta andando il tennis e cosa ci lascia in eredità questa stagione ormai agli sgoccioli? Ne ha parlato Toni Nadal, ex coach e zio di Rafa, che conosce come pochi il mondo della racchetta e i suoi protagonisti. Il 64enne ha le idee molto chiare sulle possibili novità da introdurre per rendere questo sport meno “violento”. Una rivoluzione che, però, difficilmente potrà concretizzarsi.

Toni Nadal spiega cosa non va nel tennis attuale

Toni Nadal, nella sua analisi, è partito dal tennis attuale, che a suo dire è diventato tutto potenza e fisicità. Il coach spagnolo, in un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ha preso spunto dai tanti infortuni in questo finale di stagione che hanno messo fuori gioco diversi giocatori: "Molti saranno in disaccordo, ma il vero problema è che la palla va sempre troppo veloce. Non è una questione di quantità, ma di intensità e di violenza del gesto. Non ci sono quasi più giocatori tattici come Coria o Gaudio, che cercavano di costruire. Oggi spesso è solo una gara a chi colpisce più forte".

La forte proposta di Toni Nadal per migliorare il gioco

Con questi ritmi, è inevitabile per Nadal che "il corpo vada al limite". Necessario, a suo dire, un rallentamento del gioco. Ma come fare a tornare indietro? Come ridurre la velocità e non solo? “Zio Toni” ha un’idea: "Proporrei di giocare con racchette più piccole. Sarebbe più facile per gli amatori e più difficile per i professionisti, e il gioco sarebbe meno violento. La bellezza del tennis è poter vedere il gesto. Quando giocavano McEnroe o Nastase c’era tutto: gesto, mano, tattica".

Il paragone con il calcio e Italia '90

Questo, a suo dire, renderebbe tutto molto più spettacolare. E non manca anche un parallelismo con il calcio: "Dopo i Mondiali di Italia ’90 hanno introdotto tre nuove regole: il retropassaggio al portiere, che non poteva più prenderla con le mani; i tre punti per la vittoria, così hanno cominciato ad attaccare di più; e il cartellino giallo: prima potevano massacrare Maradona tutto il tempo, poi non si poteva più entrare da dietro. Questo ha provocato una grande evoluzione”.

Alla fine, però, tutto è destinato a restare un’idea. Toni Nadal, con grande amarezza, è convinto che non cambierà mai nulla per un motivo molto semplice: "Non cambieranno mai, perché ai dirigenti interessano solo i top player. E questi preferiscono che tutto resti uguale: ‘No, no, se restiamo così io sono numero uno, numero due, non tocchiamo nulla…’".

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