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Panatta è stufo di Pietrangeli: “È giunto il momento di dirgli che ha rotto i c…, ha scocciato”

Dopo le durissime parole di Nicola Pietrangeli, non poteva farsi attendere troppo la risposta di Adriano Panatta.
A cura di Vito Lamorte
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Una squadra, sì. Ma non per sempre. Nicola Pietrangeli tra una settimana compirà 90 anni e tra poco verrà pubblicata anche la sua autobiografia "Se piove rimandiamo", con aneddotti sulla sua carriera e sulla vita privata, ma non lesina ricordi e commenti piccanti su vicende passate e attuali.

In una lunga intervista al Corriere della Sera, ha parlato di diversi momenti del suo lungo viaggio nel tennis e si è soffermato sulla sulla serie tv culto "Una squadra": "Tecnicamente bellissima. Ma piena di bugie".

Uno dei pensieri è dedicato a Adriano Panatta, che è stato un fratello e poi un ‘traditore': "Per me, figlio unico, Adriano era il fratello più piccolo che non avevo mai avuto. Per questo nel 1978 ho sofferto così tanto per il suo tradimento. Nel 1975 in Davis erano usciti al primo turno. Con me capitano vinsero nel 1976, prima e unica volta nella storia, e arrivarono in finale nel 1977. Poi ci fu il processo staliniano. Mi convocano al Jolly Hotel di Firenze. Un plotone d’esecuzione: il presidente federale Galgani, Belardinelli, Panatta, Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli. Tutti zitti. ‘Allora, che c’è?'. Comincia Bertolucci: ‘Nicola, noi non proviamo più per te quello che provavamo prima…'. ‘Mi alzo, dico "andate tutti affanculo", e me ne vado'". 

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In merito al panorama tennistico italiano attuale, Pietrangeli dice la sua senza troppi giri di parole: "Musetti non è il più forte ma è quello che gioca meglio. Sinner ha tutte le qualità per vincere a lungo. Berrettini tornerà, ma ha lo stesso problema di Panatta: gambette che non reggono un busto così forte".

Queste parole di non potevano passare sotto silenzio e sempre al CorSera arriva la risposta di Panatta, che dà la sua versione: "È che quando diventi molto anziano, perdi la memoria. La verità è stata raccontata nella docu-serie Una Squadra di Procacci, che Nicola svilisce. Ma lui svilisce tutto e tutti, è una vita che lo fa".

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In merito alla trasferta in Cile e alla Davis conquistata nel ‘76: "Io capisco che possa confondere, in quel contesto storico, un gesto politico per una sceneggiata: lo conosco. La maglia rossa non la capì nessuno, incluso Pietrangeli. Mimmo Calopresti ne fece un bel film. Capisco che possa inciampare nell’obbrobrio di mettere sullo stesso piano Allende e Pinochet: lo conosco".

Sul paragone con Matteo Berrettini afferma: "Dice che ho le gambette come Berrettini, vabbé. Avendo avuto 1400 donne sarà stanco però ha ancora la voglia di far sapere a tutti che è stato il più forte e il più bello. È arrivato il momento di dire a Nicola, con simpatia e senza giri di parole, che ha rotto i coglioni".

Parte della squadra italiana al rientro a Roma con la Coppa Davis 1976: il capitano non giocatore Pietrangeli, Bertolucci, Panatta e Barazzutti.
Parte della squadra italiana al rientro a Roma con la Coppa Davis 1976: il capitano non giocatore Pietrangeli, Bertolucci, Panatta e Barazzutti.

Infine Panatta chiude così la sua risposta: "Nicola ha un ego spropositato. È uno che ha detto a Rivera: sei fortunato che io non abbia giocato a pallone… Però non riesco a volergli male. Spero di eguagliare il suo record di longevità, però basta. Le grandi imprese dello sport non danno l’immortalità. Tutto finisce e passa. Ed è giusto che sia così".

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