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Max Biaggi e la rivalità con Valentino Rossi: “Eravamo di categorie diverse, ora non mi saluta”

In occasione del suo 50° compleanno Max Biaggi è tornato a parlare delle tappe più importanti della sua carriera, soffermandosi sulle difficoltà legate agli esordi in un ambiente in cui non era ben visto, e sulla rivalità con Valentino Rossi. Uno dei dualismi più accesi della storia della moto.
A cura di Marco Beltrami
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Max Biaggi si racconta in occasione del suo 50° compleanno. Una vita per le moto quella del classe 1971 romano, prima in sella con i 6 titoli mondiali (4 nella classe 250, e 2 in Superbike) e poi nel box, da proprietario del Max Racing Team che corre in Moto3. Un predestinato delle due ruote, che è salito per la prima volta su una moto praticamente maggiorenne dimostrando di avere la velocità nel sangue. In un'intervista a Corriere.it, Biaggi ha ripercorso le tappe della sua carriera, soffermandosi anche sulle difficoltà legate agli esordi in un ambiente in cui si sentiva addirittura odiato, e sulla rivalità con Valentino Rossi.

Al contrario di altri colleghi, Max Biaggi ha bruciato le tappe. L'ex pilota ha iniziato a gareggiare intorno ai 18 anni dimostrando di avere doti fuori dal comune. Una naturale predisposizione alla guida che è stata la sua fortuna e non è rimasta inosservata: "Volevo fare il calciatore, avevo fatto tutta la trafila, pulcini, esordienti… Non ero appassionato di moto, non avevo mai visto una gara, poi, papà me ne regalò una, ho sentito che la governavo, mi rispondeva. Ma ho iniziato a frequentare quel mondo e mi trovavo fra meccanici, piloti, che parlavano di motori o grandi del passato di cui non sapevo niente, e stavo muto, in imbarazzo. Era tutto un apprendere".

Il fatto che Max Biaggi praticamente all'esordio fosse già il più forte di tutti, creava malumori e anche invidie. Il classe 1971 capitolino ha spiegato il motivo per cui spesso si ritrovava a fare i conti con un tanta cattiveria: "Immagini che alla fine, arriva un ragazzetto di Roma, che non ha mai visto una moto, a 19 anni s’iscrive al campionato, inizia a fare bene, l’anno dopo, stravince. Secondo lei come la prendono? Di facciata, bene, bravo, bis. Ma non è odio, è di più. E, l’anno dopo, sono andato nel campionato europeo, che era totalmente diverso, piste mai viste, e ho vinto tutto, alla prima uscita. Saranno fuori di sé? Come mi sono sentito? Solo. Molto. Mi sono chiuso, ho imparato a diffidare di tutti. Però, ogni giorno, era un nuovo giorno, vedevo, mi stupivo, ero come un computer che assimila nuovi input".

E a proposito di emozioni forti, non si può non pensare alla rivalità con Valentino Rossi. Un dualismo che ha segnato un’epoca, tra i più accesi del mondo dello sport. Tutto iniziò da quando il “dottore” dopo una vittoria in 125 festeggiò con un giro con una bambola gonfiabile con le sembianze della top-modem Claudia Schiffer. In molti lessero in questo gesto una stoccata a Max accusato di divismo, e reduce da una relazione con Naomi Campbell. Da lì oltre a duelli verbali, è iniziata una storia di battaglie al limite del regolamento in pista, con manovre pericolose, gesti forti, e anche risse sfiorate.

Biaggi non ha molta voglia di parlarne ma sembra pronto a sotterrare, come dimostrato anche da alcune dichiarazioni degli ultimi anni, la proverbiale ascia di guerra: "Questa parte facciamola corta. La rivalità vera gli atleti ce l’hanno quando si confrontano nella stessa gara e categoria. Invece, io ero in 250, lui in 125 e i giornali ci ricamavano già su. A che punto era la nostra dopo il gesto della bambola? Io correvo in una categoria, lui in un’altra. Un conto è la rivalità creata dai giornali e un altro che l’alimenti in modo esponenziale. Lo saluterei, ma lui non saluta me".

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