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Tour de France, sui Pirenei vince Majka. Froome sempre più in giallo

Nibali ha dato qualche timido segnale di ripresa. Domani tappone con arrivo a Plateau de Beille.
A cura di Davide Falcioni
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Per un attimo gli sportivi italiani ci hanno sperato: quando le telecamere hanno inquadrato Vincenzo Nibali a 44 chilometri dal traguardo il siciliano stava scalando il Tourmalet, salita pirenaica hors categorie, con una facilità disarmante. Tranquillo in volto, agile nella pedalata, Nibali dava l'impressione di essere tornato ai suoi livelli abituali, ovvero gli stessi di Froome. Per un po' al siciliano deve essere balzata in testa l'idea di attaccare, magari in discesa, per guadagnare qualche minuto e risalire le posizioni di classifica. Non per vincere il Tour de France, impresa a questo punto veramente impossibile, ma magari per avvicinarsi al podio, acquistare morale e guardare con il sorriso le prossime montagne.

Invece anche quella di oggi è stata una giornata da dimenticare: a una manciata di chilometri dal traguardo, su una salita di terza categoria, lo Squalo si è staccato inesorabilmente perdendo ancora una volta un minuto dalla maglia gialla. Il podio si allontana ogni giorno di più, anche se la debacle odierna appare difficile da capire: è stata crisi di fame oppure sono veramente mancate le gambe nel finale? Lo sapremo domani, in una tappa potenzialmente decisiva. Si arriva infatti a Plateau de Beille, dove nel 1998 vinse Marco Pantani iniziando a ribaltare un Tour che anche per lui – come oggi per Nibali – sembrava compromesso. Si scaleranno il Portet D'Aspet, il Col de La Core, il Port de Lers e infine Plateau de Beille. Froome può chiudere definitivamente i giochi, ma non è escluso che Quintana ed altri possano allearsi per mettergli i bastoni tra le ruote.

Per quanto riguarda la tappa odierna il vincitore è stato Majka, scalatore fortissimo che è giunto in solitaria davanti a un manipolo di fuggitivi. Froome e la Sky hanno ben controllato, ma le montagne sono solo iniziate e ogni giorno è in agguato una crisi che può non risparmiare neppure il fortissimo kenyano.

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