Che cos’è il “fuori tempo massimo” al Tour e perché la giuria lo ha cambiato per paura di Pogacar

Lo strapotere di Tadej Pogacar è oramai sotto gli occhi di tutti, appassionati, tifosi e non. Lo sloveno ha concluso la cronoscalata di Peyragudes nel mezzo dei Pirenei, a 1.580 metri di quota, in 23 minuti, prendendosi ancora una volta l'intera scena e lasciando a tutti gli altri semplicemente le briciole. Quarta vittoria di tappa, classifica generale sempre più sua e un Tour già finito a metà delle 21 tappe in programma. Un vero problema per gli organizzatori che temono che la gara perda oramai di appeal e interesse. A tal punto che durante la crono di venerdì, sospettando l'ennesima impresa di Pogacar, hanno provato a salvare il salvabile cambiando il limite del tempo massimo per tutti gli altri corridori, evitando così clamorose eliminazioni.
L'organizzazione cambia in corsa il tempo massimo della cronoscalata
Prima della partenza del primo ciclista in lista, a Loudenvielle, il tempo massimo ufficializzato e dichiarato dall'organizzazione del Tour de France era del +33% da calcolarsi rispetto al vincitore. Una scelta studiata a tavolino per cui calcolando la velocità media per percorrere gli 11 chilometri attorno ai 24 minuti, avrebbe permesso anche ai velocisti e ai non specialisti di rientrare nel limite. Ma a circa un'ora dalla partenza prevista di Pogacar (fissata per le 17:15), tutto è stato improvvisamente stravolto: alle 16:10, in piena corsa, è arrivato il nuovo diktat, con il tempo massimo fissato al 44%.
Pogacar avrebbe eliminato dal Tour Tim Merlier, la maglia verde
Un'accortezza che è risultata decisiva, intuendo che anche a Peyragudes, Pogacar avrebbe fatto il padrone indiscusso e così è stato. Lo sloveno ha fermato il cronometro a 23 minuti praticamente esatti: se fosse rimasto il limite iniziale del 33% diversi ciclisti avrebbero dovuto salutare la corsa, tra cui Tim Merlier, il velocista che ha animato le volate in testa a testa clamorosi con Jonathan Milan e che veste la maglia verde. Un affronto enorme, ritenuto eccessivo, che l'organizzazione del Tour ha capito di non potersi permettere. E comunque, il rischio si è corso ugualmente: Tim Merlier ha chiuso in 31’27”: se Pogacar avesse impiegato solo 30 secondi in meno, il campione europeo sarebbe finito comunque fuori tempo massimo.
Come si applica la regola del "tempo massimo" per ogni singola tappa
La regola del tempo massimo è un meccanismo che da sempre assicura che il Tour de France mantenga un ritmo di gara sostenuto in ogni sua tappa, evitando che i corridori si prendano pause o decidano di risparmiarsi in modo palesemente esagerato. Prima di ogni tappa, l'organizzazione assegna un coefficiente di difficoltà da 1 (più facile) a 6 (più difficile) che si tramuta in percentuale, "prevedendo" il tempo del vincitore. Se uno o più corridori superano il tempo limite, vengono considerati "fuori tempo massimo" e automaticamente eliminati dalla corsa, venendo esclusi anche dalle varie classifiche generali.
Quando il Tour salvò Cavendish e altri 87 corridori "cancellando" il ritardo
Ciò che è accaduto alla crono di Peyragudes è stato particolare ma non è la prima volta che si mette mano al regolamento per "salvare" l'integrità della corsa, al Tour. Uno dei momenti più clamorosi nella storia del Tour sul tempo massimo si verificò nel 2011, quando ben 88 corridori tagliarono il traguardo oltre il limite, in cima al Galibier Serre-Chevalier, fissato a 33 minuti e sette secondi non appena Andy Schleck alzò le braccia al cielo e tra gli esclusi, ci fu anche Mark Cavendish, il re delle volate e allora maglia verde. La giuria optò per una scelta clamorosa: non eliminò il gruppo formato da 88 atleti prendendo a motivo l'elevato numero degli esclusi e dell'impatto negativo che avrebbe avuto sul resto del Tour.