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Superlega europea di calcio

Superlega, storica sentenza della Corte UE: “UEFA e FIFA non possono vietare nuove competizioni”

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha messo un punto sulla diatriba legale-sportiva: “Esiste un abuso di potere dominante da parte di Uefa e Fifa che esercitano un monopolio”. Cosa accadrà ora? Il verdetto è rivoluzionario.
A cura di Maurizio De Santis
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La sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea è storica e apre scenari rivoluzionari per il mondo del calcio: sottolinea che esiste un abuso di potere dominante da parte della Uefa e della Fifa che esercitano un monopolio. "Non possono vietare nuove competizioni", è il passaggio chiave del comunicato sulla sentenza pronunciata questa mattina. È dunque legale creare un torneo esterno e parallela a quelle organizzate da queste istituzioni anche se nel merito – viene precisato – non si tratta di un giudizio sulla Superlega. Ma è innegabile che da quel 19 aprile 2021 (giorno del lancio ufficiale del progetto) a oggi, rispetto alla cesura fortissima verso le società definite ‘scissioniste', si è di fronte a una nuova era.

In attesa del dispositivo, la nota prefigura un aspetto che rischia di sconvolgere del tutto il mondo del calcio e dello sport ma con una precisazione da parte dei giudici: "Ciò non significa che una competizione come il progetto della Superlega debba necessariamente essere approvata. La Corte, interpellata in generale sulle regole Fifa e Uefa, non si pronuncia su quello specifico progetto nel suo giudizio". Ecco i punti fondamentali del pronunciamento:

  • Le norme Fifa e Uefa sull'approvazione preventiva a competizioni di calcio tra club, come la Superlega, sono contrarie al diritto dell'UE.  Sono contrari al diritto della concorrenza e alla libera prestazione dei servizi. Le regole Fifa e Uefa subordinano alla loro previa approvazione qualsiasi nuovo progetto calcistico tra club, come ad esempio la Superlega: il divieto ai club e ai giocatori di giocare in quelle competizioni sono illegali. Non c'è quadro normativo Fifa e Uefa che garantisca che siano trasparenti, oggettive, non discriminatorie.
  • Allo stesso modo, le norme che conferiscono alla Fifa e alla Uefa il controllo esclusivo sullo sfruttamento commerciale dei diritti connessi a tali concorsi sono tali da restringere la concorrenza, data la loro importanza per i media, i consumatori e telespettatori nell’Unione europea.
  • Fifa e Uefa sono associazioni di diritto privato con sede in Svizzera. Il loro obiettivo è promuovere e definire le basi per il calcio a livello mondiale ed europeo. Hanno adottato regole che conferiscono loro il potere di approvare competizioni calcistiche tra club in Europa e di sfruttare i vari diritti mediatici relativi a tali competizioni.

Sancita la cornice generale, nella fase centrale dell'informativa viene fatto riferimento all'esperienza della Superlega e agli sviluppi del contenzioso legale scaturito dall'iniziativa messa in atto da "un gruppo di 12 club di football" che desideravano dar vita a un format calcistico nuovo (vengono conteggiate anche le altre società – in particolare quelle della Premier League – che a distanza di 48 ore dalla pubblicazione del progetto fecero marcia indietro).

Fifa e Uefa lo bocciarono minacciando di imporre sanzioni ai club e ai giocatori che avessero deciso di aderire. Potevano farlo? La sentenza della Corte UE va in direzione differente come si evince da altri punti successivi ed essenziali del verdetto.

  • La European Superleague Company ha intentato un'azione legale contro Fifa e Uefa dinanzi al Tribunale commerciale di Madrid (Spagna), sostenendo che le loro norme sull’approvazione dei concorsi e sullo sfruttamento dei diritti dei media sono contrarie alle leggi UE. La Corte rileva che l'organizzazione di competizioni calcistiche tra club e lo sfruttamento dei media, i diritti sono, evidentemente, attività economiche. Devono quindi rispettare le regole della concorrenza e rispettare le libertà di movimento, anche se l'esercizio economico dello sport presenta alcune specificità caratteristiche, quali l'esistenza di associazioni dotate di determinati poteri di regolamentazione e controllo e il potere di farlo imponendo sanzioni.

Il verdetto ha messo un punto sulla diatriba legale-sportiva che ruotava intorno a due poli: da un lato la Uefa quale unica entità governativa del calcio continentale; dall'altro i fautori di nuovo sistema organizzativo (Barcellona e Real Madrid, dopo l'ultima defezione della Juve) che prefigurava la nascita di soggetti, format e tornei alternativi come paventato dalla Superlega e proposto da A22 Sports Management (la società che ha messo in cantiere un nuovo sviluppo commerciale dello sport).

Un momento della lettura della sentenza nell'aula della Corte di Giustizia Europea.
Un momento della lettura della sentenza nell'aula della Corte di Giustizia Europea.

Adesso può cambiare tutto, come chiarito nella terza parte del comunicato ponendo l'attenzione sulle obiezioni sollevate in merito al ruolo e all'ambito della sfera di applicazione del potere di Fifa e Uefa.

  • La Corte dichiara poi che, quando un’impresa in posizione dominante ha il potere di determinare le condizioni alle quali le imprese potenzialmente concorrenti possono accedere al mercato, tale potere deve, tenuto conto delle rischio di conflitto di interessi che ne deriva, essere sottoposto a criteri idonei ad assicurarne la sussistenza siano trasparenti, oggettivi, non discriminatori e proporzionati. Tuttavia, i poteri della Fifa e della Uefa non si uniformano a tali criteri.
  • Fifa e Uefa abusano quindi di una posizione dominante. Data la loro natura arbitraria, le loro norme in materia di approvazione, controllo e sanzioni devono essere ritenute restrizioni ingiustificate alla libera prestazione dei servizi. Ciò non significa che una competizione come il progetto della Superlega debba necessariamente essere approvata.

La Corte, dopo essere stata interpellata in generale sulle norme Fifa e Uefa, non si pronuncia su questo progetto specifico nella sua sentenza. Cosa vuol dire? In buona sostanza ha messo paletti al potere delle attuali entità che governano il calcio mondiale ed europeo. E lo ribadisce in un altro punto altrettanto interessante.

  • La Corte osserva che le norme Fifa e Uefa relative allo sfruttamento dei diritti mediatici sono tali da danneggiare le società calcistiche europee, tutte le società che operano nei mercati dei media e, in ultima analisi, consumatori e telespettatori, impedendo loro di fruire di contenuti nuovi e potenzialmente innovativi concorsi interessanti. Spetta tuttavia al Tribunale di commercio di Madrid verificare se tali norme possano essere soddisfatte così da avvantaggiare diverse parti interessate nel calcio. Ad esempio, garantendo una ridistribuzione solidale delle risorse profitti generati da tali diritti.

Casa accadrà ora? Domanda legittima, considerata la portata dirompente della sentenza. Lo sarà a dufficienza da rimuovere tutti gli ostacoli? Allo stato dei fatti i club si sono impegnati a restare nel solco della Uefa. L’Eca e le Leghe hanno preso la distanza dalla Superlega. I contratti delle competizioni continentali sono stati venduti fino al 2027 e negli Stati Uniti addirittura fino al 2030. Così come è fissato fino a quella data (il 2030) anche il calendario internazionale. E soprattutto la base – ovvero quei tifosi che si sono ribellati anche in maniera plateale – è contro. Basterà oppure lo tsunami travolgerà ogni cosa?

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