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Shevchenko ricorda Istanbul e la parata di Dudek: “Un incubo, quando la rivedo butto il telefono”

In una diretta Instagram con ‘Bobo’ Vieri, Andriy Shevchenko ha ripercorso il suo glorioso passato con la maglia del Milan. Tanti successi ma anche una enorme delusione, targata Istanbul 2005 con la finale Champions contro il Liverpool. In cui Dudek con un doppio straordinario intervento gli negò il gol della vittoria: “Quando la vedo, butto il telefono”
A cura di Alessio Pediglieri
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Andriy Shevchenko riavvolge il nastro dei ricordi e lo fa in una diretta su Instagram con Christian Vieri, ripercorrendo una carriera strepitosa legata a doppio filo con i colori del Milan, società con cui l'attaccante ucraino ha vinto tutto ciò che c'era da vincere sia in Italia che in Europa. Tanti successi, momenti di gloria e felicità ma anche qualche delusione che è rimasta scolpita nella pietra, come la terribile finale di Istanbul del 2005 contro il Liverpool, persa ai rigori a seguito della rimonta degli uomini di Benitez dal 3-0 al 3-3: "Qualsiasi campione nella sua carriera ha subito una sconfitta enorme, che non accetta. E' naturale ed è il bello dello sport".

Eppure, al di là delle frasi di circostanza, Shevechenko si lascia andare con Vieri ripensando all'ingloriosa finale di Champions League quando nei tempi supplementari ha avuto anche la palla che poteva spezzare l'incantesimo. Non fosse stato per Dudek, il portiere dei reds che si superò con un intervento decisivo e che – a conti fatti – fu determinante per la vittoria del Liverpool in finale: "Una volta l'Uefa ha pubblicato sul suo profilo Instagram quella parata – ricorda Sheva in collegamento con Vieri – E ogni volta che la rivedo mi dico: basta, basta! Butto via il telefono, è un incubo!".

Poi spazio ai momenti esaltanti, con il Milan "la più forte società al Mondo" ricorda Shevchenko che esalta anche gli avversari di quel periodo, in cui la Serie A era uno dei campionati più difficili e di livello: "Un campionato pazzesco, c‘erano 6-7 squadre che potevano vincere il campionato, tutte ugualmente forti. E poi c'erano diversi campioni da Batistuta a Rui Costa a Ronaldo, il Fenomeno".

Tanti campioni, tante vittorie, tanti compagni. Il migliore? Facile per Shevchenko: porta il nome di Ricardo Kakà. "Dal primo giorno ha dettato il suo calcio senza la necessità di adattarsi. Portava palla e ti guardava, sempre. A volte in allenamento mi chiedevo: ma come fa a essere così forte?"

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