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Osimhen e la trattativa con il Napoli: “Non capivo cosa dicevano, parlavano in italiano tra loro”

La figura dell’ex attaccante del Napoli è centrale nella carte della Procura di Roma per il presunto falso in bilancio. Nella deposizione c’è spazio anche per l’indignazione nei confronti dell’ex agente interessato più all’affare che allo stato d’animo del calciatore per la morte del padre.
A cura di Maurizio De Santis
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Victor Osimhen ha raccontato alla Guardia di Finanza com'è decollata la trattativa tra Lille e Napoli per il suo trasferimento. I passaggi chiave della sua deposizione sono essenzialmente due ed è attraverso questi che il calciatore precisa come lui c'entri nulla rispetto alle interlocuzioni e agli accordi tra dirigenti su prezzo e valore nominale del cartellino. Il primo fa da incipit: "Mi dissero che c'era già un'intesa di massima con il Napoli e che mi sarei dovuto trasferire lì perché, a causa della pandemia, era una buona opportunità per il Lille". Il secondo lascia trasparire da un lato la fiducia incrinata nei confronti dell'ex agente, Jean Gerard, che gli menziona una bozza di contratto mai consultata (gli mostrò solo "un foglio, uno pseudo accordo"), dall'altra come l'incomprensione della lingua italiana gli rese impossibile capire cosa dicevano il presidente, Aurelio De Laurentiis, e l'ex direttore sportivo, Cristiano Giuntoli ("non capivo cosa dicevano perché parlavano in italiano").

Il caso nell'indagine per falso in bilancio sul Napoli

Nelle carte della Procura di Roma l'attaccante c'è perché attraverso il suo acquisto il club azzurro avrebbe agito in maniera poco trasparente ricorrendo ad artifici contabili che – è la tesi dei magistrati – prefigurano il reato di falso in bilancio per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio sia per il presidente, Aurelio De Laurentiis, sia per l'amministratore delegato, Andrea Chiavelli. Mentre a livello sportivo la Procura Figc ha già archiviato la questione. Un'operazione nata in un momento particolarmente difficile per il giocatore, a causa della morte del padre, e giunta a compimento dopo essersi liberato del vecchio procuratore, che manifestava interesse solo per il vil denaro e pochissima empatia per le condizioni di salute del genitore.

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Osimhen agli inquirenti: "Mi dissero che c'era già un accordo ma non ne sapevo nulla"

Tutto è iniziato con Gerard ma è stato Roberto Calenda (il procuratore che nel 2021 gli prestò 550 mila euro per spese familiari e "mi impegnai a restituire") a tenere a battesimo il passaggio della punta, che sarebbe diventata protagonista del terzo scudetto dei partenopei. "Mi chiamò Gerard – è il verbale citato da Repubblica – per incontrarlo a Nizza. C'erano anche Luis Campos e il presidente del Lille, Gerard Lopez. Mi dissero che mi sarei dovuto trasferire al Napoli, che c'era già un accordo di massima e che, causa pandemia, per il Lille era una buona opportunità. Ma io non ne sapevo nulla".

Il trauma della morte del padre: "Mi dissero che sarei dovuto partire il giorno dopo"

La fretta di chiudere la transazione toccò la suscettibilità dell'uomo prima ancora del calciatore furioso con il Lille e l'agente perché non era riuscito a vedere il padre per l'ultima volta prima che spirasse. "Addirittura, mi dissero che sarei dovuto partire il giorno dopo a Napoli, senza nemmeno il tempo di realizzare la morte di mio padre".

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L'incontro con De Laurentiis a Capri: "Non li capivo perché parlavano in italiano"

Il primo incontro con il presidente, De Laurentiis, si svolse in un luogo incantevole abbastanza per mettere a suo agio Osimhen: Capri e le acque sfumate d'azzurro. Il nigeriano ha informato la Guardia di Finanza che andò a quell'appuntamento "per rispetto" nei confronti del massimo dirigente del Lille ma non era disposto ancora a mettere nero si bianco. "Incontrai l'allenatore che mi spiegò il progetto e il giorno dopo De Laurentiis. Mi parlò della città e della società, ma io non capivo cosa dicesse con Giuntoli perché parlavano in italiano. Mi chiese se avessi visto il contratto, ma io non avevo ricevuto nulla".

È questo dettaglio che provocò la rottura con il vecchio procuratore ma non compromise i colloqui col Napoli che ebbe il merito di convincerlo perché gli aveva dato la sensazione di essere ciò di cui avevano effettivamente bisogno. Volevano lui e disse sì. "Vedendo che il Napoli era davvero interessato, chiesi a William DaAvila di occuparsi del mio trasferimento. Verso fine luglio firmai il contratto a Lille, alla presenza di Maurizio Micheli per il Napoli e, tra gli altri, D’Avila, Lopez, Ingla, Calenda e Cros".

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