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Luis Suarez e il caso della cittadinanza italiana

Esame Suarez, l’avvocato del rettore: “Se uno prende un volo privato si aspetta di passare”

David Brunelli, difensore del rettore dell’Università per Stranieri di Perugia Giuliana Grego Bolli, ha spiegato a Fanpage.it la posizione della sua assistita in merito alla vicenda dell’esame di italiano di Luis Suarez: “Ritengono di aver fatto le cose correttamente, non ci sono state pressioni. Hanno pensato che la presenza del calciatore potesse essere un motivo di visibilità per l’ateneo”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Giuliana Grego Bolli, rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, è tra gli indagati nell'inchiesta sull'organizzazione dell'esame "farsa" sostenuto da Luis Suarez il 17 settembre scorso presso l'ateneo umbro, insieme al direttore generale della struttura, due professioni e un'impiegata. Tra le ipotesi di reato, secondo indiscrezioni, quella di concorso in corruzione. David Brunelli, l'avvocato difensore del rettore, ha raccontato la sua versione dei fatti a Fanpage.it.

"Ritengono e ritenevano di aver fatto le cose correttamente – ha spiegato –. La rettrice non ha neanche seguito la pratica passo dopo passo". Tutto parte con la richiesta giunta all'università: la possibilità di far sostenere l'esame al calciatore affinché potesse proseguire nell'iter per la cittadinanza italiana. "Il giocatore, con il suo entourage, ha chiesto di fare l’esame a Perugia. Se l’abbia mandato la Juventus non lo posso sapere. La rettrice non sa esattamente l’origine della faccenda, non sa chi abbia chiesto la disponibilità dell’Università per svolgere questa prova. Sa solo che c’era questo calciatore pronto a fare l’esame. Che il calciatore fosse una persona famosa era noto a tutti, che chiedesse una certificazione per un trasferimento alla Juventus lo leggevo anche io. Lo sapevano tutti".

In una delle intercettazioni, Grego Bolli fa riferimento ad un "binario" sul quale indirizzare l'esame di Suarez: "Voleva dire: fategli fare il binario giusto, quello adatto a lui, non un livello superiore, perché poi non gli serve – spiega il suo legale -. Mettetelo in condizione di arrivare ad un livello accettabile che vada bene per quello che gli serve e quello lì è il binario da seguire. Si riferiva al percorso di lingua basica B1, non è una certificazione con un livello così elevato. L’esame è durato 12 minuti e non 2 ore e mezza perché i test scritti nel periodo del Covid-19 li hanno eliminati e hanno fatto svolgere solo la prova orale. Le conversazioni le fanno su fotografie, gli chiedono cosa sia una cosa piuttosto che un’altra".

Uno degli aspetti ancora da chiarire della vicenda è quello relativo alle pressioni esercitate sull'università affinché Suarez potesse essere agevolato. L'avvocato del rettore traccia un quadro differente: "L’università ha pensato che potesse essere un momento di pubblicità per l’ateneo, che la presenza di una persona così famosa a Perugia potesse essere una buona occasione per farsi conoscere. Altro che pressioni…". In qualche modo, come spiegato nei giorni scorso dal colonnello Sarri a Fanpage.it, i vertici dell'università sono stati "ammaliati" dalla possibilità di lavorare con un calciatore di primo piano.

"Non c’è stata pressione – prosegue Brunelli –, ma se uno fa un esame necessario per ottenere la la cittadinanza è chiaro che spera di passare. Questo era un soggetto molto noto, è evidente che una bocciatura gli avrebbe provocato un dolore. Se uno prende un charter poi ovviamente si aspetta di passare l'esame, ma questo fa parte di cose umane e comprensibili. La rettrice ha saputo solo di questa opportunità e il fatto che venisse Suarez a Perugia poteva essere motivo di visibilità per l’ateneo". E lo è stato. Ma per il motivo sbagliato.

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