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Mondiali di Atletica 2025 a Tokyo

Perché il Sudafrica ha corso da solo la semifinale della staffetta 4×100 ai Mondiali: la regola 163

La “gara” solitaria del quartetto sudafricano s’è svolta in un clima surreale ma pienamente regolare secondo le norme di World Athletics. Cosa era successo? “Colpa” dell’italiano Marcell Jacobs.
A cura di Maurizio De Santis
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Shaun Maswanganyi, Sinesipho Dambile, Bradley Nkoana e Akani Simbine sono i quattro atleti del Sudafrica che hanno corso da soli la semifinale della staffetta 4×100 ai Mondiali di Atletica a Tokyo. Non ce l'hanno fatta a centrare il tempo necessario per scalzare la Francia e accedere alla prova clou che metteva in palio medaglie. A vederli gareggiare senza avversari è venuto spontaneo chiedersi: perché? E non è stato l'unico interrogativo scaturito da quella situazione che in diretta tv è sembrata surreale ma, da regolamento, è stata pienamente regolare anche se perplessità non sono mancate producendo altri interrogativi.

Uno su tutti: come può una squadra esprimersi ai massimi livelli se non ha concorrenti? Eppure è successo. Le norme di World Athletics prevedono procedure specifiche per le staffette dei campionati del mondo, compresi quelle relative a episodi di interferenza o contatto. La decisione, presa con il chiaro intento di preservare l'integrità della competizione bilanciando equità ed esigenze di programmazione delle gare, non ha inficiato le qualificazioni delle altre 8 selezioni già ammesse alla finalissima né ha garantito un ingiusto vantaggio al Sudafrica.

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Perché il Sudafrica era solo nella semifinale della 4×100: "colpa" di Jacobs

In gergo tecnico la condizione in cui s'è trovato il Sudafrica si chiama rerun o time trial, ovvero la possibilità riparatoria di correre ugualmente la frazione nella propria corsia a causa di un incidente avvenuto in qualificazione. Cosa era successo? Nella batteria di sabato, in occasione del secondo cambio di testimone tra Shaun Maswanganyi e Sinesipho Dambile, s'è verificata una collisione involontaria con l'italiano Marcel Jacobs che procedeva nella corsia adiacente. Quell'incidente ha impedito al Sudafrica di completare la gara, ritrovandosi con l'acronimo di DNF (Did Not Finish) che avrebbe messo fine a ogni speranza di passare in finale se non fosse stato presentato appello (poi accolto).

L'Italia riteneva di essere stata danneggiata ma secondo la commissione l'analisi del video diceva altro: ovvero, che la colpa fosse dell'ex campione olimpico e che era giusto concedere una seconda possibilità al Sudafrica. Gli stessi quattro frazionisti sono scesi in pista di nuovo per un rerun solitario nella corsia 6 (la stessa della heat originale), mantenendo l'ordine originale di partenza. La distanza è stata coperta in 38″64, insufficienti per qualificarsi perché bisognava fermare il cronometro su un tempo inferiore ai 38″34 della Francia (ultima qualificata).

Cosa dice il regolamento: la norma 163 su incidenti e appelli

La voce del regolamento di World Athletics che dà un fondamento normativo alla situazione è la prescrizione numero 163 (proteste e appelli) che prende in esame proprio quanto accaduto al Sudafrica. Non c'è garanzia di accesso automatico ma solo equità di trattamento, la possibilità di giocarsi il tutto per tutto solo al verificarsi di determinati fattori che hanno finito per alterare le normali condizioni della competizione.

"In caso di impedimento (obstruction) o contatto che influenzi la performance di una squadra, come una collisione durante il cambio del testimone – si legge nel regolamento -, la squadra interessata può protestare entro 30 minuti dalla fine della gara. La protesta viene esaminata dalla Jury of Appeal, che può consultare video e testimonianze. Se l'incidente è confermato come accidentale e non intenzionale, la squadra può essere reintegrata con un rerun time trial (corsa solitaria), da disputare con la stessa formazione, nella stessa corsia e nell'ordine originale".

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