Perché alcune marciatrici cinesi gareggiano con l’ombelico coperto: è ritenuto una porta d’accesso

Durante la 35 km di marcia femminile che si è disputata qualche giorno fa ai Mondiali di atletica a Tokyo (con la splendida medaglia d'argento dell'azzurra Antonella Palmisano), qualcuno ha notato il vistoso cerotto posto sull'ombelico della cinese Peng Li, classificatasi poi quarta al traguardo. Un'immagine non usuale, che ha fatto porre la domanda circa il motivo dell'applicazione. Ebbene, alla base del cerotto in questione non ci sarebbero ragioni mediche o comunque attinenti alla parte fisica dell'organismo umano, ma motivazioni culturali e spirituali: l'antica credenza cinese secondo cui l'ombelico è una porta d'accesso al corpo per le energie negative. Questo induce dunque a coprire la zona per mantenere dentro di sé energie positive e ‘buone vibrazioni' durante la gara.

La 23enne Peng Li non è la prima ad adottare questa pratica, altre marciatrici cinesi già lo avevano fatto in passato. Sempre di altissimo livello, come Yang Jiayu, campionessa mondiale e olimpica nei 20 km (rispettivamente a Londra 2011 e Parigi 2024).

L'ombelico coperto dalle marciatrici cinesi: una protezione non materiale, ma spirituale
L'ombelico viene coperto con un cerotto colorato o con del nastro kinesiologico, allo scopo di proteggere un punto del corpo ritenuto vulnerabile alle energie negative. Tappando questa porta, si cercherebbe di opporre una barriera alle minacce esterne, proprio nel momento dello stress massimo com'è una gara di livello mondiale. Una protezione non materiale, ma spirituale, per mantenere il ‘Qi', ovvero l'energia vitale stabile. Ovviamente non c'è nessuna evidenza scientifica che questa pratica abbia effetti misurabili sul rendimento sportivo o che migliori in qualche modo il proprio stato psicofisico.
Fatto sta che le atlete cinesi si sentono più ‘sicure' con quel cerotto sull'ombelico: anche la componente psicologica non è da sottovalutare, potendo contare – nella prova che può valere una vita sportiva – su qualcosa che dà conforto mentale, insomma un rituale che aiuta la concentrazione.