Natalia Nagovitsyna morta sul Pobeda Peak, il mistero dello zaino senza neve nel video del drone

Natalia Nagovitsyna è morta con certezza sul Pobeda Peak, ovviamente nessuno può sopravvivere così a lungo in quelle condizioni di gelo, con una gamba rotta e con poche risorse residue, ma per legge può essere dichiarata solo "dispersa", visto che nessuno ovviamente ha potuto constatare da vicino che sia effettivamente deceduta. Tutti i tentativi di salvare la vita della 47enne alpinista russa sono stati infatti vani, sia tramite elicotteri (il primo si è schiantato con feriti a causa del vento e della scarsa visibilità, poi non è stato più consentito il decollo di alcun velivolo per operazioni di recupero), sia via terra. Luca Sinigaglia è uno di quelli che ci ha provato per primo risalendo dal suo accampamento posto più in basso, ma ha pagato con la vita il suo gesto eroico.

In quel momento la Nagovitsyna era ancora viva, erano passate solo poche ore dalla sua caduta avvenuta il 12 agosto sul Pobeda Peak, a oltre 7000 metri di altezza nel massiccio montuoso del Tien Shan nel Kirghizistan. Luca e un alpinista tedesco che era con lui sono state le ultime due persone a vedere Natalia viva, e lo era ancora qualche giorno dopo, come ha documentato un drone che ha sorvolato la sua tenda arancione, filmandola mentre si sporgeva con la mano per attirare l'attenzione di auspicati soccorritori.
Il mistero del video dell'ultimo drone che ha sorvolato la tenda di Natalia Nagovitsyna sul Pobeda Peak
Tutt'altro scenario è quello apparso a un altro drone che ha sorvolato la medesima tenda il 2 settembre: il video registrato non mostra alcun segno di presenza umana e la base della tenda è già completamente ricoperta di neve. Eppure il filmato contiene quello che appare un mistero e che ha fatto elaborare alcune ipotesi in Russia per capire cosa sia successo: nelle immagini si può infatti notare che sullo zaino accanto alla tenda c'è pochissima neve. Questo potrebbe significare che sia stato posizionato di recente in quel punto. Inoltre, quello stesso zaino è completamente assente dai video di droni diffusi in precedenza. Ecco qui sotto il video.
È dunque possibile – se non probabile – che Natalia non fosse nella tenda al momento di queste ultime riprese aeree. Alcuni esperti di alpinismo hanno osservato che la donna russa avrebbe potuto provare a scendere dalla montagna da sola, pur con la gamba rotta, evidentemente arrivata alla disperazione. Tuttavia, la versione più probabile è che la Nagovitsyna abbia lasciato la tenda in preda al delirio indotto dall'ipotermia dovuta al congelamento, un'alterazione della coscienza che include confusione mentale e allucinazioni.
Quello che è certo è che nessuno potrà sapere cosa è davvero successo sul Pobeda Peak fino alla prossima primavera, quando – col rialzarsi delle temperature – si potrà tentare di recuperare i corpi di Natalia Nagovitsyna e Luca Sinigaglia, anche se per quanto riguarda la russa appare davvero difficile (nessun recupero nello stesso punto, da vivo o morto, è stato mai coronato da successo).