Furlani elude con classe la domanda che vuole metterlo in competizione con Sinner: che lezione in TV

Mattia Furlani è l'uomo del giorno dello sport italiano: il ragazzo di Marino è saltato lungo, lunghissimo, ai Mondiali di atletica di Tokyo, atterrando nell'oro di una medaglia meravigliosa, che lo consacra giovanissimo nell'Olimpo azzurro. Furlani come Sinner, due motivi di orgoglio dell'Italia, due eccellenze che il mondo ci invidia. Qualcuno peraltro in diretta TV prova a mettere in competizione Mattia con Jannik, puntando su un ‘sorpasso' tra i due che non ha nessun motivo di essere, ma Furlani a dispetto dei suoi 20 anni si dimostra già capace di volare non solo in lungo, ma anche in alto, sorvolando la questione con classe e trasformandola in una lezione circa il modo di essere campioni.

Mattia Furlani sorvola con eleganza la domanda su Jannik Sinner: un confronto che non esiste
La domanda fatta a Furlani ai microfoni Rai punta sul recente scivolamento di Sinner al numero due della classifica del tennis, per suggerire che invece Mattia in questo momento è il numero uno: "Beh, se ci pensi, per un incrocio di risultati, fortunato il tuo, purtroppo sfortunato il suo, in questo momento tu sei il numero uno del mondo nella tua specialità. Hai appena vinto la medaglia d'oro mondiale, lui è stato scavalcato da Alcaraz, insomma… cominciamo a mettere insieme un palmarès stellare anche nel salto in lungo, la medaglia olimpica, la medaglia europea, indoor, outdoor, questo oro, insomma, siamo lì, eh?".
Furlani capisce – come se fosse la direzione del vento in pedana – dove vuole andare a parare tutto il giro di parole e ne esce con la stessa eleganza con cui veleggia oltre gli 8 metri: "Beh, secondo me ci dobbiamo godere comunque quello che stiamo facendo sia io che lui, che sono secondo me gesti sportivi che non capitano tutti i giorni – scandisce bene Mattia ‘disinnescando' il confronto – Assistervi in un'epoca del genere, dobbiamo solo esserne grati. Jannik è un campione, è stato numero uno, ritornerà numero uno sicuramente, ed è un grande. Dobbiamo portare in alto appunto il nome sia mio quanto il suo in egual modo".