Rivoluzione Rai: la Lega vuole cacciare il governo dal Cda e abolire il tetto agli stipendi

La Lega ha messo sul tavolo una proposta che volta a cambiare i rapporti di forza nella televisione pubblica italiana. Il disegno di legge presentato oggi al Senato dai senatori Bergesio, Romeo, Minasi e Murelli disegna una Rai completamente diversa: senza ingerenze governative dirette, con un Cda allargato che include Regioni e Comuni, e libera dai vincoli salariali che da anni limitano la capacità di attrarre talenti. Ovviamente non è un timing causale: l'8 agosto scade il termine per adeguarsi all'European Media Freedom Act.
La corsa contro il tempo
L'8 agosto scade il termine per adeguarsi alla legge europea che mira a liberare giornalisti e media dalle ingerenze politiche ed economiche. Un ultimatum che costringe l'Italia a ripensare radicalmente la governance della sua tv pubblica. La proposta leghista risponde a questa sfida: si vuole azzerare il controllo diretto del governo sulla Rai, redistribuendo il potere tra istituzioni diverse e dando maggiore autonomia gestionale all'azienda.
Non più sette membri, ma nove
Il cuore della riforma sta nella ridefinizione del Consiglio di amministrazione. Non più sette membri, ma nove, con una distribuzione che esclude completamente l'esecutivo dalle nomine. Il nuovo schema prevede tre membri nominati dalla Camera, tre dal Senato, uno dai dipendenti Rai, uno dalla Conferenza Stato-Regioni e uno dall'Anci.
Addio all'amministratore delegato: ritorna il direttore generale
La proposta non si ferma qui. Via l'amministratore delegato, figura che ha concentrato su di sé poteri enormi negli ultimi anni. Al suo posto torna il direttore generale, affiancato da un presidente con "reali poteri di indirizzo e controllo". Entrambe le figure dovrebbero essere elette dal Consiglio di Amministrazione con maggioranza qualificata dei due terzi, garantendo un equilibrio che la Lega definisce "più bilanciato e rispondente al principio di separazione tra indirizzo e gestione".
Libertà salariale: via i tetti per attrarre talenti
Uno dei punti più controversi riguarda la retribuzione dei vertici. Il ddl propone di eliminare il tetto agli stipendi previsto per le pubbliche amministrazioni, mantenendo però "il principio della trasparenza e della pubblicazione degli emolumenti". La ratio è chiara: permettere alla Rai di "attrarre e trattenere professionalità qualificate e competitive nel contesto audiovisivo internazionale". Una necessità che da anni viene invocata per evitare la fuga di talenti verso competitor privati o piattaforme internazionali. Il disegno di legge non si limita alla Rai. L'articolo 4 estende la vigilanza agli influencer, vietando espressamente "la pubblicazione di contenuti gravemente nocivi per lo sviluppo fisico, psichico o morale dei minori". Una norma che risponde alle crescenti preoccupazioni sull'impatto dei social media sui più giovani.
Il potenziamento dell'Agcom
Infine, la proposta rafforza i poteri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, potenziandone "la capacità operativa e metodologica nel monitoraggio e nell'analisi del settore della comunicazione".