Caso Germano-Giuli, Aprea: “Noi attori non siamo intoccabili”, Makkox: “Mi alzo e me ne vado”

Il dibattito sui contribuiti pubblici al settore del cinema, scaturito da quello che è accaduto nei giorni scorsi tra Elio Germano e il ministro della Cultura Alessandro Giuli, continua a tenere banco sui giornali, agli eventi e nelle televisioni. Se Antonio Albanese al SalTo aveva invitato a "smetterla con la cultura del lamento", durante la trasmissione a "In altre parole" si è generato un momento di tensione tra due amici come Valerio Aprea e Makkox.
L'intervento di Valerio Aprea
Durante la puntata, il conduttore ha sollevato la questione dei dati pubblicati da alcuni giornali sui finanziamenti ricevuti dai film italiani e sui relativi incassi al botteghino, spesso inferiori ai contributi statali ottenuti. Alla domanda di Gramellini se questo ragionamento avesse senso, Valerio Aprea ha fornito una risposta che ha sorpreso i presenti.
Effettivamente molti film che facciamo… in effetti non è una sciocchezza. Non significa che si debba fare quello che dicono loro. Però usano una argomentazione condivisibile: la crisi del cinema italiano bisogna addossarcela. Dobbiamo fare un prodotto valido sempre in maniera straordinaria, affinché non si possa strumentalizzare un'affermazione del genere.
La reazione di Makkox
Le parole di Aprea hanno provocato una reazione immediata e veemente da parte di Marco Dambrosio, in arte Makkox: "Adesso mi alzo e me ne vado," ha dichiarato visibilmente contrariato. "Quando finanzi la cultura non stai comprando un bitcoin, non è un investimento finanziario: è a perdere". Anche Lella Costa è intervenuta nel dibattito, sostenendo che "non si deve sempre stare nel mercato, c'è altro nella vita", mentre Agnese Pini ha aggiunto una considerazione più ampia: "Se sfili informazione e cultura dall'ecosistema della democrazia poi anche questa crolla e quindi ce ne dobbiamo fare carico". Valerio Aprea ha poi definito le sue parole come "un'autocritica al settore. Non siamo intoccabili in quanto artisti".