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Riccardo Laganà, il ricordo del consigliere Rai morto ad agosto: “Voleva tornare a fare il tecnico”

A ricordare Riccardo Laganà a un mese dalla scomparsa prematura è l’amico e collega Emidio Grottola: “Era una persona con una visione, un’idea, non parlava di occupazione di poltrone, ma di una Rai al servizio dei cittadini”.
A cura di Andrea Parrella
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È trascorso un mese da quando, all'inizio dello scorso agosto, moriva Riccardo Laganà, consigliere di amministrazione Rai eletto dai dipendenti. Una scomparsa senza alcun segnale di preavviso, sopraggiunta per arresto cardiaco nella notte. Laganà, che era stato votato per due volte dai dipendenti dell'azienda nelle ultime due consiliature, rappresentava un faro per molte delle persone che lavorano in Rai e che lo ricordano anche oggi. A raccontare la figura di Riccardo Laganà è Emidio Grottola, dipendente dell'azienda che sin dal primo incarico ha lavorato a supporto del Cda ed è stato vicinissimo a Laganà in questi ultimi anni: "Non ha mai perso la dimensione di lavoratore, ha sempre concepito la sua carica di consigliere come servizio. Io lo conoscevo da prima, era una persona di rara umiltà, non si è fatto mai ubriacare dal senso del ruolo, il fatto di ricoprire una carica così importante".

La sensazione è che Laganà non si sia mai fatto scalfire dalla vertigine del ruolo.

Ha ricevuto sempre tutti, chiunque gli scrivesse, dall'avvocato che aveva un problema, al dirigente. Vedevo la sua bacheca Whatsapp e sempre la media di centinaia di messaggi da leggere. Ma la dimensione di lavoratore non l'ha mai persa, non vedeva l'ora di tornare a fare il suo lavoro da tecnico una volta concluso questo suo secondo mandato. Purtroppo non ne ha avuto possibilità.

Spesso attorno alla Rai si creano polemiche politiche, ma Laganà dava sempre l'impressione di mettere al centro i problemi reali dell'azienda, tra cui quelli dei dipendenti, e di guardare al futuro della Rai.

Ero in completa sintonia con lui, si parlava sempre di Rai, mai discorsi sul mettere in quella casella tizio e in quell'altra caio. Era una persona con una visione, un'idea, non parlava di occupazione, di poltrone, ma di un'azienda che dovesse essere al servizio dei cittadini e ha sempre interpretato questo ruolo in Cda, nonostante fosse uno di sette, cosa che lo ha messo spesso in minoranza. Aver avuto un rappresentante dei dipendenti è l'unica nota positiva di una legge sbagliata che ha assoggettato la Rai all'esecutivo, quando dovrebbe essere soggetta al parlamento.

Negli ultimi anni il Cda Rai ha perso un po' della sua forza.

Non solo, si è persa da 4 anni a questa parte anche la misura. Il fatto che l'Ad Fuortes andasse, come ha fatto, a parlare con Meloni, è cosa che in passato magari si faceva, ma non con questa evidenza. Se devi parlare, parli con l'azionista, non con il presidente del Consiglio. Questo accade grazie a una legge che lo consente, perché l'amministratore delegato è di emanazione governativa, c'è poco da fare. Ed è una cosa trasversale, non un problema del solo governo attuale.

Laganà si sentiva isolato?

Ogni tanto, avvertiva di essere marginale in un contesto in cui la stragrande maggioranza di poteri ce l'ha l'amministratore delegato. Già per legge il Cda è esautorato di molto potere e lui spesso era deluso dall'idea di non riuscire ad impattare come avrebbe voluto.

La percezione è che con questo governo l'approccio di rivalsa politica sia feroce.

Direi che il fenomeno è trasversale. Nel precedente Cda era stato fatto fuori l'unico rappresentante dell'opposizione che era Rossi e ricordo che proprio Laganà aveva contestato fortemente questa cosa.

Prima del suo ruolo in Cda Riccardo Laganà aveva fondato l'associazione Rai bene comune. In che occasione vi eravate conosciuti?

Ci siamo conosciuti anni fa quando si discuteva del famoso accordo Rai-Sky. Si tenne allora una riunione sindacale importante alla mensa di viale Mazzini. In quell'occasione conobbi Riccardo e da allora non abbiamo mai smesso di confrontarci. Se si pensa che con quella vicenda la Rai ha perso più di 300 milioni di euro, rapportato all'esposizione con le banche che l'azienda ha oggi. Riccardo si dimostrò impegnato già da allora, presentando un esposto alla Corte dei Conti, raccogliendo 700 firme di lavoratori, contestando alla Rai di non aver firmato quel contratto che, stando agli esiti del TAR e Consiglio di Stato, andava firmato, perché secondo la giurisprudenza la Rai doveva stare su tutte le piattaforme, compresa quella satellitare.

Il Cda nei giorni scorsi ha fatto sapere che presto si terranno le elezioni per il nuovo candidato espresso dai dipendenti. 

Novembre è la mia previsione, secondo dei calcoli a braccio.

Si muove già qualcosa tra i dipendenti? Come avviene la scelta dei candidati?

Ci sono due canali. Il primo è quello sindacale, se le sigle intendono presentare un proprio candidato lo fanno senza alcuno strumento specifico. C'è poi la possibilità di una candidatura spontanea del lavoratore, purché alleghi un documento con 150 firme di lavoratori che lo sostengono. Firme che vanno poi verificate, insieme al curriculum del candidato stesso, affinché abbia tutte le caratteristiche necessarie per sedere in Cda.

Nel caso di Laganà come andò?

Riccardo era un autonomo, per la prima votazione raccolse le firme. Per la seconda fu la stessa cosa ma, se non ricordo male, ci fu appoggio esterno di UsigRai e sigle sindacali. Forse aveva troppo consenso e le sigle preferirono appoggiarlo anziché presentare candidati propri. Riccardo in ogni caso non è mai stato un tecnico, aveva una visione d'insieme che riguardava i programmi, i contenuti, la libertà d'espressione del giornalismo.

Non ci sono quindi dei nomi al momento?

Non ancora. So che se ne sta parlando già da un po', ma si attende la pubblicazione del regolamento per conoscere i nomi dei candidati dei sindacati, che però possono essere presentati anche il giorno prima. Più complicato è per gli autonomi, che devono appunto raccogliere firme.

Il colore politico del futuro consigliere espresso dai dipendenti potrebbe avere un ruolo determinante per gli equilibri politici del Cda. 

Sicuramente si aprirà la partita. Anche Ugl la scorsa volta aveva espresso un candidato e penso che ci riproveranno, come è normale che sia. Mentre l'ultima volta i sindacati principali Cgil, Cisl e Uil avevano lasciato libertà di voto.

L'associazione Rai Bene Comune ha intenzione di esprimere un proprio candidato?

Se ne sta parlando, ma credo che solo nei prossimi giorni si metterà a fuoco il tutto, il dolore è ancora tanto, in questi giorni si sarebbe festeggiato il compleanno di Riccardo. Io, personalmente, nei primi giorni faticavo a mettere insieme le parole. Avevo parlato con lui alle 18.30 del giorno prima e la mattina mi sono ritrovato i messaggi di persone che mi chiedevano se fosse tutto vero. Una persona che stava benissimo, in salute. Quindi nell'immediato l'associazione è vicina alla famiglia, è partita una raccolta fondi per sostenerli.

Dopo la sua morte c'è stata una reazione commossa trasversale.

Abbiamo percepito grande vicinanza da parte delle persone, dei dipendenti. Questa è una cosa che mi ha impressionato, un'ondata di dolore spontaneo. Ho ricevuto telefonate di persone da qualsiasi livello dell'azienda, mi hanno chiamato persone che lavorano in mensa, semplicemente per esprimere sconcerto e dispiacere. Solo in quel momento ho capito che si era fatto apprezzare da tutti e quale perdita fosse dal punto di vista umano e professionale. Nello sconforto è stata una piccola gioia. Nel vedere quanta stima si sia manifestata nell'immediatezza del lutto ho capito che Riccardo ha lasciato un'impronta.

In ricordo di Laganà state immaginando particolari iniziative?

Ha lasciato un'impronta, i colleghi hanno espresso la volontà di intitolargli uno studio sin da subito, bisogna fare qualcosa per ricordarlo. Idee ce ne sono e poco per volta le metteremo a terra.

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