Vittorio Feltri: “Lo scoop più importante fu su Enzo Tortora. Per il posto di Montanelli mi offrirono mezzo miliardo”

Vittorio Feltri è uno dei giornalisti più divisivi della sua generazione e continua ad esserlo, sia per la sua penna che per quanto dice in televisione nei programmi in cui spesso è invitato. In un'intervista al Corriere della Sera, in cui parla del suo ultimo saggio che ha svettato già le classifiche, il giornalista ripercorre la sua carriera ricordando alcuni aneddoti e persone incontrate sul suo cammino.
Il giornalismo è arrivato nella vita di Vittorio Feltri dopo diversi lavori, dal commesso al pianista nelle balere, passando per il vetrinista "un mestiere utilissimo a disegnare le prime pagine dei giornali che ho diretto". Il primo giornalista che dice di aver ammirato nella sua carriera è stato Indro Montanelli che su La Domenica del Corriere aveva una sua rubrica, quella delle lettere, che ora hanno dato anche a lui sul Giornale: "Mi sono emozionato molto, ma non gliel'ho detto". Eppure di Montanelli prese il posto, proprio al Giornale, ma non accettò subito: "Prima che succedesse, voleva che andassi a fargli da vicedirettore. Ma io ero già direttore dell’Indipendente e non avevo nessuna voglia di andare lì a fare il numero 2. Poi a un certo punto ha litigato con Berlusconi, al Giornale non sapevano chi prendere al posto suo e chiamarono me". Per prendere sedere sulla poltrona da direttore chiese allora mezzo miliardo di lire e dopo una lunga trattativa accettarono: "Dopo poco più di un anno di direzione avevo portato le copie da 110 mila a 250 mila. E lui, per premiarmi, mi fece dare il 7 per cento dell’azienda, compreso il palazzo di via Negri nel quale stavamo. Quella è stata la mia fortuna".
Se dovesse ricordare una delle notizie di cui va più fiero non ha dubbi: "La vicenda che riguarda Enzo Tortora". Il giornalista fu uno dei primi a dubitare della sua colpevolezza: "Mi ero convinto della sua innocenza leggendo le carte del processo: mi accorsi che chi lo accusava aveva mentito sulla data di consegna della droga; lo avevo scoperto con l’aiuto di un archivista del Corriere. E poi c’erano altre incongruenze che a una lettura attenta sarebbero saltate agli occhi di chiunque". Proprio quello al Corriere lo ricorda come il periodo più bello della sua carriera: "Mi ha consentito di fare quello che volevo, e poi mi ha affidato incarichi importanti che mi hanno permesso di mettermi in luce". Tra gli incontri che ricorda, quello con Enzo Biagi: "Gli scrivevo i testi per la televisione. Era di una scaltrezza non immaginabile, riusciva a convincere chiunque a farsi intervistare da lui" e ancora Oriana Fallaci: "La più grande di tutti. Faceva stampare il suo elaborato, lo correggeva fino all’ultimo, era maniacale".