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Toni Bonji del Gialappa Show: “Da geometra per 10 anni a comico. Facevo Lecce-Milano in treno, non è stato facile”

Toni Bonji, comico del Gialappa Show, si racconta a Fanpage.it. Dagli inizi come animatore nei villaggi turistici al primo provino per Zelig Off, l’ironia e far ridere è sempre stato il “mio modus operandi”, svela. Iniziare a lavorare come comico “non fu facile, facevo Lecce-Milano in treno, era sacrificante”. Prima dell’ascesa nel mondo della comicità, faceva il geometra: “Quello era il mio piano A”.
A cura di Gaia Martino
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Toni Bonji è il comico pugliese del Gialappa Show. Originario di Lecce, classe '77, si chiama Antonio Barbante, ma "Antonio è solo il mio nome all'anagrafe, tutti mi chiamano Toni da sempre", ci ha tenuto a chiarire in un'intervista a Fanpage.it nella quale, tra una battuta e un'altra, racconta il suo percorso in ascesa nel mondo della comicità italiana. La sua cifra stilistica è sempre la stessa, un'ironia spiccata a cui è difficile resistere: la sua altra forza è la varietà di personaggi che interpreta nel programma dei Gialappi, da Il Demotivatore a Enrico Maria d'Ufficio, protagonista del legal drama Avvocato d'ufficio, tutti vincenti. Toni Bonji racconta che prima di diventare un comico di successo, era geometra, ma "sin da piccolo facevo ridere, abbozzavo i primi testi comici alle medie". Così, nel 2009, ha deciso di fare il provino per Zelig Off.

Come nasce il soprannome Toni Bonji?

È nato nei villaggi turistici, quando facevo l'animatore. Bonji era un ballo di gruppo che eseguivo in maniera piuttosto maldestra. Facevo abbastanza ridere, e il capo animatore iniziò a soprannominarmi Toni Bonji.

Dopo aver fatto l'animatore, hai iniziato la carriera in tv a Zelig Off, nel 2009. Cosa ti spinse a fare quel provino?

Sono sempre stato circondato da persone che mi hanno spinto e motivato a fare questo. Dopo tanti anni di animazione decisi di provare a confrontarmi con altri palchi. Facevo festival di cabaret in giro per l'Italia, poi decisi di fare il provino per un laboratorio Zelig, era a Rozzano. Mi presero e da lì è iniziato il mio percorso.

È stata quella la tua gavetta?

Sono stati sicuramente anni importanti perché iniziai a prendere confidenza con il palco, ma anche con con me stesso, con le mie capacità. Iniziai a sperimentare cose nuove, quelle che mi hanno invogliato ad andare avanti e a fare gli step successivi.

Hai dovuto fare dei "sacrifici" per inseguire quella strada?

Una volta sgozzai un agnello sul monte (ride, ndr). A parte questo, tutti gli altri li reputo parte del percorso. Non sapevo a cosa mi avrebbero portato. In quegli anni c'era tanto entusiasmo e la necessità di mettermi in gioco, ma guardando al passato, non è stato facile. Ho sempre vissuto a Lecce, quindi facevo Lecce-Milano col treno, era sacrificante quella roba lì.

Toni Bonji a Quelli che il calcio
Toni Bonji a Quelli che il calcio

Dal 2023 sei nel cast del Gialappa Show. Com'è nata la collaborazione con i Gialappi?

Li conoscevo di fama, sono cresciuto con i loro programmi. Avevo finito di fare Quelli che il calcio da un annetto, la mia agenzia mi propose di fare un provino con loro prima che iniziasse il Gialappa Show. Inoltrai uno showreel, e mi chiamarono poco dopo. A me sembrava strano, pensavo "Davvero sto lavorando con i Gialappa?". E invece è iniziato un sodalizio che dura da 3 anni. Sono i numeri uno.

Quanto lavoro c'è dietro i tuoi personaggi?

Non c'è una dinamica precisa. Alcune idee mi vengono quando sono in totale relax. Li provo sui social e vedo che riscontro hanno, poi li propongo ai Gialappi e vedo se gli piacciono. Se sì, ci lavoro sù e li costruisco. Altre volte prendo spunti guardandomi attorno, penso a cosa può andare di più.

Il demotivatore diverte perché smonta con ironia tutti i cliché sulla positività, sull'autostima. Ma nei tuoi momenti di down, cosa ti aiuta a motivarti?

Leggo il mio libro (ride, ndr). Cerco dentro di me, ma cado e ricado in tutte le pecche in cui cadiamo tutti, nella routine, nella quotidianità. Non ho regole precise, cerco di convincermi che quella che inseguo è la strada giusta.

La tua ironia è stata un modo per elaborare momenti particolari che hai vissuto o nasce solo dal piacere di far ridere?

L'ironia è sempre stato il mio modus operandi. Sin da piccolo facevo ridere, abbozzavo i primi testi comici alle medie. Non pensavo in che chiave avrei fatto il comico, ma mi divertiva far ridere. Crescendo ho capito che poteva diventare il mio lavoro, e ci ho creduto. Ma è una cosa che ho sempre avuto dentro.

Hai passioni o vizi che chi ti conosce solo come comico si sorprenderebbe di sapere?

Beh, faccio il narcotrafficante (ride, ndr). Ho la passione per il disegno, ho fatto il caricaturista diversi anni fa per alcune riviste satiriche. Poi l'ho accantonata e mi sono avvicinato al mondo Photoshop, facendo fotomontaggi o opere originali.

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È stato quello il tuo piano B se non avessi fatto il comico?

No, non ho mai creduto fosse un'attività che mi avrebbe arricchito. L'ho sempre vissuto come hobby. Il piano A era fare il geometra, quello che ho fatto per 10 anni, prima di fare il comico.

Prima hai citato il tuo libro, Credevi di non farcela. Per una volta hai avuto ragione. E il titolo fa già ridere. Perché i lettori dovrebbero comprarlo?

È un libro obbligatorio, sarebbe giusto che le Istituzioni lo inserissero nelle scuole. Consiglio di leggerlo perché profuma di nuovo e perché è un manuale di psicologia a tutti gli effetti.

Hai un sogno professionale che vorresti realizzare?

Ho delle ambizioni. Mi piacerebbe fare un film tutto mio, con una sceneggiatura surreale, nel mio stile. Ma io vivo alla giornata. Ora sono impegnato con il Gialappa Show, c'è un bel po' di lavoro. Quando avrò tempo, lo dedicherò anche ad altre cose. Poi ho un sogno nel cassetto.

Vuoi dirci quale?

Vorrei poter costruire una pista di pattinaggio per cavalli celiaci, una cosa che non esiste e che immagino sia carina (ride, ndr).

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