Stefano Bollani e Valentina Cenni: “La musica in Tv non è solo talent e Sanremo, siamo una finestra su tutto il resto”

Sono tornati con Via dei Matti n° 0 a cavallo delle festività natalizie, ma in un certo senso Stefano Bollani e Valentina Cenni non se n'erano mai andati. Dopo alcuni mesi di pausa, la lor striscia quotidiana torna in onda in una fascia complessa e trafficata come l'access prime time, sempre su Rai3. L'obiettivo di Via dei Matti non cambia, confermandosi un progetto che prova ambiziosamente a tenere insieme intrattenimento e divulgazione musicale. In questa intervista a Fanpage, collegati dal pianoforte di casa loro, ci raccontano come.
Come come vi siete rivisti al debutto dopo una lunga pausa dal video?
Valentina Cenni: "Siamo stati felicissimi di ricominciare questa quinta stagione e ogni volta, devo dire, è veramente come se fosse la prima. Col tempo abbiamo capito che Via dei Matti è la nostra vacanza".
La considerate una una pausa dagli impegni?
Cenni: "A suo modo perché è una cosa diversa da tutto quello che facciamo nel resto dell'anno".
Il tempo di lavorazione e realizzazione di una puntata è molto lungo?
Bollani: "Soprattutto la preparazione, perché di per sé quello che viene registrato è quasi in presa diretta. C'è una preparazione di mesi per scrivere e concepire le puntate, immaginare gli ospiti. In questo siamo molto aiutati dalla squadra di autori messa in piedi da Ballandi. Poi di fondo a noi piace studiare e conoscere le vite di questi grandissimi artisti, capire come sono andati avanti, come hanno costruito la loro carriera, come hanno portato avanti il loro talento. Si imparano tante cose approfondendo queste esistenze e la speranza resta quella di accompagnare il pubblico in un percorso di conoscenza".
La sensazione è che la scrittura del programma tenda a far sparire la scrittura stessa, come se voi foste in un dialogo, con apertura di finestre ipertestuali.
Valentina Cenni: "Tendiamo sempre a questa semplicità, alla spontaneità, dare l'impressione che tutto sia semplice. Vedere un grande ballerino, un cantante, un musicista come Stefano ti deve far venire voglia di farlo proprio perché ti sembra facilissimo, accessibile. Riuscire a suscitare questa sensazione è un obiettivo che si può raggiungere con la voglia di giocare e con un incontro tra scrittura e improvvisazione. In fondo questo rappresenta un po' i nostri caratteri diversi".
Spiegatemi meglio.
Bollani: "Da quando ci conosciamo Valentina e io ci siamo ci siamo sempre più uniti e incontrati, ma inizialmente partivamo un po' come improvvisatore io, che non amo le prove, non amo preparare le cose, mentre lei era più interessata alla scrittura e alla preparazione del testo, avendo fatto per anni l'attrice in teatro. Il programma alla fine è un incontro fra queste due tendenze che ormai sono molto sciolte. Valentina tende a improvvisare, io tendo a voler controllare le virgole.
Vi siete contaminati a vicenda.
Bollani: "Contaminati non ci piace molto, diciamo che l'influenza è meglio della contaminazione. Ma il concetto è quello.
Utilizzavo contaminati perché la vocazione allo studio e quella all'improvvisazione, paradossalmente, sono un po' in contrasto tra loro, come si annullassero, non si amassero fino a che non si conoscono a vicenda e capiscono che dall'altra parte c'è anche una virtù.
Valentina Cenni: "Questo è vero, anche perché tu improvvisi grazie allo studio che hai portato avanti, solo grazie a quello poi puoi giocare. È come Picasso che era un eccellente pittore, disegnatore anche del reale e poi però grazie a questa dote ha decostruito tutto.
Improvvisare non significa essere impreparati, ma al massimo spogliarsi della preparazione acquisita.
Bollani: "In realtà ora che lo dici capisco che io lo vedo come un ritorno, perché il bambino improvvisa. Poi noi cresciamo, studiamo, impariamo un sacco di cose, regolette, arte fatta da altri e quindi confini entro i quali muoversi. Poi finalmente torniamo bambini e quindi una volta capita la mappa del territorio ricominciamo a divertirci e improvvisare.
Questa stagione di Via dei Matti avrà elementi di novità nella costruzione o seguirà la stessa strada percorsa sino ad ora?
Cenni: "La struttura è quella, però come abbiamo detto poc'anzi a noi piace sempre comunque giocare all'interno di questa struttura e portarla anche altrove. La cosa più importante sono i contenuti che diamo, le parole che diciamo. Ci piace stimolare anche il pubblico ad ascoltare delle canzoni magari sconosciute, di un repertorio classico e antico.
A proposito di questo, nella prima puntata siete tornati alle origini di Alabama Song, che molti ricordano per la versione dei Doors, credendola una loro canzone. Il senso del programma, in fondo, è proprio questo.
Cenni: "Esatto, ma infatti come dici tu una persona di famiglia ci ha chiamati e ci ha detto esattamente questo. L'obiettivo che perseguiamo è proprio portare le persone in territori come quelli della musica di Kurt Weill, stimolare chi ci guarda a entrare in territori sconosciuti, scoprendo che c'è una comunanza, una continuità con quelli che conoscono già".
La vostra è una Tv alternativa per definizione, molto affine alla storica Rai3. Visto che dite spesso di non guardare né avere una televisione, siete consapevoli di andare in onda su una rete che in questo momento è in crisi di identità?
Bollani: "Siamo fortunati perché ci occupiamo solo del nostro piccolo orticello, coltivato fuori da logiche televisive e politiche. Questa percezione di cui parli ce l'abbiamo perché ci viene restituita dalle persone che ci dicono spesso il nostro programma sia diverso dal resto del palinsesto. Ma non vedendo gli altri programmi non percepiamo questa sensazione di essere una riserva indiana."

In più siete un programma alternativo di musica, che in Tv è principalmente legata ai talent show. Almeno questo lo saprete, no?
Bollani: "Ecco di questo ci eravamo accorti lontanamente, ad esempio (ride, ndr)"
E che idea vi suggerisce che la creazione artistica venga sempre accostata a una sorta di competizione?
Bollani: "Per fortuna ci siamo anche accorti che negli anni c'è anche chi ha provato invece a vedere la musica raccontata da un altro punto di vista, più artistico. Penso a Baricco, Augias, Ezio Bosso, Morgan stesso. E in fondo nel momento in cui affronti la musica da un altro punto di vista, in realtà il pubblico ti paga. La musica in Tv funziona, questo è un dato di fatto, non solo quella in cui si crea la competizione. Poi, come sappiamo, la competizione crea brivido e quindi quello è un po' una modalità che attira, ma attira tantissimo anche la buona musica, l'armonia, la condivisione, la cooperazione che funziona tantissimo sempre.
Però di recente mi è capitato di parlare con qualcuno, lo definirò "giovane" per sintetizzare, che mi ha detto la fatidica frase: "Ma tanto la voce non conta più nella musica".
Cenni: "È vero, però ci sono anche tanti tanti artisti che che usano la loro voce, la loro vera voce ed è meraviglioso. E adesso mi viene in mente pensando appunto a giovani musicisti come Billy Eilish, che usa la sua voce ed è meravigliosa. Però sì, in effetti è una realtà questa del mascherare o dell'abbellire quello strumento che abbiamo in dotazione tutti. Stefano, vuoi aggiungere qualcosa?".
Bollani: "Ah, in realtà no. A meno di non essere richiesto. Scherzi a parte, a noi quello che fa piacere è fare una cosa che in TV forse accade raramente, cioè essere una finestra su tutto il resto del mondo. In realtà i musicisti che vengono ospiti da noi, giovani e meno giovani, conosciuti e meno conosciuti, campano di musica. Questa è la notizia che vorremmo arrivasse. Cioè esiste la musica dal vivo, esistoni i festival jazz, esistono i festival rock, di rock alternativo. Esistono ragazzi cantanti che cantano con la loro voce naturale. Che poi la tendenza del mainstream vada da un'altra parte è sempre stato così nella storia del mondo, c'è sempre voluto uno stream che andasse da un'altra parte affinché poi uscissero fuori gli eretici o gli artisti che si sono ribellati. C'è sempre stata un'omologazione del racconto sotto tutti i punti di vista e c'è sempre stato chi, proprio perché il racconto lo sente troppo omologato, si inventa degli altri cose.
Come dire che senza il mainstream non potrebbero esistere gli eretici.
Cenni: "Esatto. E forse il mondo non andrebbe così tanto avanti, invece c'è bisogno di un contrasto fra chi vuole rimanere attaccato a una tradizione e chi vuole invece andare in tutt'altra direzione, perché si spera da questo contrasto nasca la virtù, una sintesi fra tradizione e innovazione".
Quindi questa narrazione della musica che non esiste più, che sta sparendo è solo una roba da buontemponi, un racconto che ci facciamo? Chiedo a voi anche per essere rassicurato.
Bollani: "Esiste una questione naturalmente, però esiste anche tutto il resto. È un po' come le notizie dei giornali che tendono a fare di tutta l'erba un fascio. È successo un delitto in un tal punto del mondo ed è come se apparentemente succedessero delitti continuamente in ogni punto del mondo. Invece no, parla di un'eccezione, non sta parlando della regola. Tu guarda i telegiornali e pensi che il mondo sia in scatafascio, no? Ma il mondo non è solo in scatafascio, c'è chi distrugge, chi è distrutto, ma c'è anche una meraviglia che del creato che è immensa. È quando vedi soltanto quello che ti vogliono far vedere che non va bene, perché è soltanto un punto di vista".
In fondo la nostra sta diventando una conversazione politica.
Cenni: "Certo, più il temporale forte, più l'arcobaleno sarà risplendente".

Che voi ci crediate o no, qualche giorno fa ho fatto un sogno in cui avevate la direzione artistica e conduzione di Sanremo. Ora se un direttore di rete folle venisse a proporvelo è una cosa che in qualche modo prendereste in considerazione o è fuori dai vostri schemi?
Bollani: "Sai, quello è proprio è esattamente il regno della competizione, ahimè. Noi lo guardiamo volentieri se possiamo, però non credo che ci sentiremmo a nostro agio dovendo gestire una competizione, un luogo in cui alla fine della della kermesse uno è più bravo degli altri, la canzone più bella delle altre. Non ci suona bene, però lo faremmo volentieri se si potesse togliere la gara"
Cenni: "Esatto, sarebbe un Sanremo dei matti senza gara. Potremmo fare tutto, ma capovolgendolo e facendoli diventare amici fra loro.
A proposito di eretici, questa sarebbe un'eresia bella e buona.
Cenni: "Beh, sicuramente tutte le rivoluzioni portano sempre un'aria nuova e quindi chi può dirlo?".
A riprova della vostra singolarità, ovviamente siete anche l'anticoppia per eccellenza rispetto all'idea di inciucio, gossip. Ai giornali proprio non volete dare nessuna soddisfazione, eh?
Bollani: "Per fortuna non si interessano di noi".
Però la società dello spettacolo e delle immagini vuole riferimenti, idoli. Nella vostra naturalezza e semplicità, in quanto coppia che esempio vi sentite di essere?
Bollani: "Ecco, qui ci hai silenziato, avresti dovuto vedere la scena mentre parlavi".
Cenni: "La cosa divertente, devo dire, è quando ogni tanto qualcuno ci dice ‘Ah, ma voi state insieme? Siete innamorati?'. Devo dire ci fa sorridere, è curioso perché è interessante, non è che tutti i giorni dobbiamo mostrare che siamo una coppia, né ai giornali né in TV. Semplicemente siamo due persone che che stanno molto insieme, stanno molto bene insieme e insieme vogliono condividere la loro gioia. Per parlare dell'esempio, mi piace pensare alla sobrietà.
Valentina, nel tuo documentario "Tutta vita" provi a catturare il cosiddetto processo creativo, immortalarlo, qualcosa che in fondo si muove in continuità con quello che fate a Via dei Matti. Siccome il processo creativo è il vero mistero dell'arte, tentare di illuminarlo non rischia di svilirlo?
Cenni: "Pensando a questo documentario io credevo di registrare tantissima musica, tantissime prove e discussioni proprio sulla musica, ma poi ho capito che il processo di creazione consiste maggiormente nell'incontrarsi come esseri umani, nel condividere pensieri sulla vita e sul mondo, mangiare insieme, giocare insieme, il camminare insieme. Questo rende l'idea del mistero di cui parlavi, il fatto che il processo creativo può essere anche e soprattutto un incontro di anime".
Bollani?
Io mi accordo a voi due, dicendo che è un mistero e che ogni musicista con cui ho parlato o di cui ho letto l'intervista la racconta in maniera differente. Mi sembra che in comune ci sia l'idea che l'ispirazione arrivi da un canale d'accesso che vale per i musicisti, per gli scrittori, ma anche per le persone. Tutte le volte che ti viene un'idea accade questa cosa e quindi quello che noi dobbiamo fare è semplicemente tenere il canale pulito. Le persone che ci risultano più creative probabilmente stanno tenendo il canale più pulito di noi, tutto qua. Come tenerlo pulito non lo so, però tutti gli artisti credo che senza accorgersene ogni tanto diano una spazzata.
In cosa consiste secondo te questa spazzata?
Probabilmente vuol dire anche liberarsi dai pensieri, dalla vita reale, da quello che devo fare, da quello che non devo fare, dai sensi di colpa, dalle aspettative, dall'idea del passato, del futuro, la paura dell'errore. Liberarsi, pulire e a quel punto tutto scorre meglio.