Patrick Facciolo: “Amadeus si è sopravvalutato, De Martino è perfetto. Fagnani è esplosa al momento giusto”

Patrick Facciolo è l'analista della comunicazione più seguito d'Italia. Con i suoi video sui social ha raggiunto milioni di visualizzazioni spiegando i segreti del linguaggio del corpo dei politici, ma questa volta – in questa lunga intervista per Fanpage.it – punta il mirino sui volti noti della televisione italiana. E i giudizi sono taglienti come un bisturi.
"Amadeus si è sopravvalutato", dice parlando del conduttore che ha lasciato la Rai per il Nove. "Stefano De Martino invece è il conduttore per antonomasia", mentre su Carlo Conti è lapidario: "La sua comunicazione è fuori tempo massimo". Francesca Fagnani? "Un talento che quando è esploso sapeva già muoversi perfettamente". E su Maria De Filippi: "È la più grande sociologa degli ultimi trent'anni".
Nato a Bolzano ma milanese d'adozione, Facciolo è diventato in pochi anni il "traduttore" della comunicazione politica italiana. Dottore in tecniche psicologiche, è passato da formatore aziendale a fenomeno social con oltre 300mila follower, la sua trasformazione è stata fulminante e oggi è un personaggio centrale quando si vuole analizzare "come" parla un personaggio pubblico.

Patrick, lei è diventato il punto di riferimento per capire come comunicano i nostri politici e non solo. Ha sempre voluto fare questo nella vita? Come nasce questa passione?
Ho sempre desiderato che le mie analisi fossero seguite da tante persone, tuttavia il fatto che quelle persone diventassero così tante è stato del tutto imprevisto. Nella vita faccio il coach di public speaking in ambito manageriale, insegno cioè a parlare in pubblico a manager e professionisti. In passato accadeva che di tanto in tanto pubblicassi su YouTube dei video in cui analizzavo la comunicazione dei politici. Quando nel 2022 li ho pubblicati, quasi per caso, anche sui social network più generalisti (prima TikTok, poi Instagram), le mie analisi sono diventate virali, raggiungendo in poco tempo milioni di persone. Questa cosa è cresciuta al punto che, oggi, il tempo dedicato alle mie attività di divulgazione è diventato quasi prevalente rispetto a quello che dedico alla formazione e alle consulenze per le aziende.
Lei ha una dizione perfetta, è difficile capire da dove viene.
Sono nato e cresciuto a Bolzano, tuttavia la dizione perfetta è il risultato di anni di corsi di recitazione, speakeraggio e pre-doppiaggio a Milano, la mia città adottiva già da dopo il liceo. Lo specifico perché a Bolzano non si parla "in dizione" – benché il sistema consonantico e le cantilene siano meno difficoltosi da perfezionare rispetto ad altre zone d'Italia. Sorrido sempre quando riguardo i miei filmati degli anni '90 in cui parlo con accenti totalmente diversi.
Cosa vede lei che noi "comuni mortali" non riusciamo a cogliere quando guardiamo un politico parlare?
Ho una naturale inclinazione a cogliere i dettagli nella comunicazione delle persone, stranamente solo sui media. Mi spiego meglio: quando sono con amici e colleghi non mi viene quasi mai da fare questo tipo di analisi. Quando invece accendo la tv, guardo i social o ascolto la radio invece sì: la comunicazione di massa mi incuriosisce molto. Le persone spesso sono attentissime a cosa dicono i politici, io invece mi annoio, perché ciò che dicono spesso lo trovo banale, incolto, superficiale. Annoiandomi, nel tempo, ho imparato a cogliere il resto.
Il linguaggio del corpo tradisce sempre? Ci sono politici che riescono davvero a controllarlo?
Dipende da cosa intendiamo per linguaggio del corpo. Se intendiamo le microespressioni facciali possono tradire spesso, nel senso che sul nostro volto appaiono espressioni molto brevi il cui controllo cosciente è estremamente difficile. Nell'ambito delle macroespressioni invece (solitamente quelle che durano più di mezzo secondo), è più facile camuffare e controllare. Poi ci sono i trapelamenti non verbali, anche detti leakage, che sono quei comportamenti del corpo che tradiscono un'attivazione neurofisiologica importante. Classico l'esempio della persona che mentre sta dicendo "sono tranquillissimo" comincia a muovere i piedi sul pavimento mentre parla, oppure apre e chiude la penna che ha in mano. Lì abbiamo una contraddizione non verbale che possiamo cercare di decodificare. In entrambe le circostanze (microespressioni e trapelamenti) è fondamentale tuttavia analizzare il comportamento della persona nel contesto, per avere un'idea chiara di cosa sta succedendo. Non vale mai la regola x significa y, perché le variabili da tenere in considerazione sono tantissime.
Chi è il miglior politico al momento in comunicazione e cosa può migliorare? E chi è il peggiore?
Questa è una domanda che mi fanno spesso, e a cui rispondo sempre: dipende. Come racconto nel mio ultimo libro, "Fallacie logiche" (HarperCollins Italia), la comunicazione è fatta di episodi, e l'efficacia degli episodi è data anche dalla cooperazione del pubblico. I politici hanno (quasi) tutti nel loro repertorio episodi di comunicazione efficace ed episodi di comunicazione inefficace. Prendete Berlusconi: grandissimo comunicatore, che tuttavia tra le sue performance inscenò anche un discorso disastroso al Parlamento Europeo, quello in cui diede del kapò a un deputato tedesco. Questo per dire che ogni politico ha momenti alti e bassi di comunicazione. In linea generale posso dire che Giorgia Meloni, oggi, è la comunicatrice che ha all'attivo la quantità più numerosa di episodi di comunicazione efficace, dato il contesto. Ma non aggiungerei altro, perché la realtà è dinamica, e descriverla staticamente finisce per rassicurare chi legge, ma non per descrivere bene la realtà.

Lei usa termini scientifici complessi ma si rivolge al grande pubblico. Come fa a rendere semplice ciò che è complicato?
In realtà ho dovuto rinunciare a renderlo semplice, e me ne dispiaccio. Mentre YouTube è una piattaforma su cui c'è spazio per l'approfondimento (infatti i video che realizzavo anni fa erano molto lunghi, e lì riuscivo a spiegare tutto) i social più generalisti hanno invece come regola tempi rapidissimi. E per certi versi è anche un bene, perché mi aiutano a sintetizzare. Solo certe volte spiegare distinzioni tecniche come la differenza tra microespresione e macroespressione facciale in 55 secondi, diventa difficile. Il punto è: rinuncio alla possibilità di portare questo tema a milioni di persone, o mi prendo il rischio di stare un po' più in superficie? Al momento scelgo questa seconda via, riservando alle mie conferenze, ai libri e alle presentazioni in pubblico in giro per l'Italia dei momenti di approfondimento più specialistici per chi è più interessato.
I giovani prendono informazioni politiche anche da TikTok. È preoccupante o è semplicemente evoluzione?
La realtà non è mai preoccupante in sé, siamo noi che proviamo emozioni connesse alla preoccupazione, e dobbiamo farcene carico in prima persona. Il fenomeno di TikTok è un fatto, così com'è un fatto che la comunicazione politica transiti anche da lì. Il problema semmai è se i politici sanno starci bene su quella piattaforma. E no, a giudicare dai contenuti che producono, moltissimi politici non ci sanno stare bene.
Guardando al futuro, come cambierà la comunicazione politica? I social continueranno a dominare?
Al momento sì, i social sono il mezzo di comunicazione per antonomasia rispetto a tutti i media tradizionali, con un primato che in Italia ha certamente Instagram. Si tratta di un social che è diventato un asset chiave per qualsiasi comunicatore. Quando faccio un video che mi viene copiato in TV (e ahimè è capitato più volte), mi consolo guardando i numeri: su tutte le mie piattaforme magari quel video ha totalizzato sette-otto milioni di visualizzazioni. Mentre la trasmissione del giornalista o dell'opinionista che me l'ha copiato, a stento, arriva a due milioni. Cifre enormi in ogni caso, ma spesso non c'è più partita: coi social si fanno i numeri delle prime serate che si facevano in TV negli anni '90, e parlando a un pubblico più giovane. E i creator come me, che fanno sia TV che comunicazione social, lo notano nella vita di tutti i giorni. Quando ti fermano per strada in pochi ti dicono: "Ti seguo in TV", quasi tutti: "Ti seguo sui social". La TV e i media tradizionali contribuiscono moltissimo ad accrescere il personal brand, il proprio brand personale, e resta fondamentale anche dal punto di vista della reputazione, ma in termini numerici il pubblico che puoi raggiungere coi social, tolto il Festival di Sanremo, al momento è irraggiungibile. Detto questo, amo la TV perché è uno strumento di esperienza collettiva e simultanea, e ogni volta che sarà possibile continuerò a farla.
Ha mai sbagliato una previsione? Le è mai capitato di ricredersi su un'analisi?
Preferisco stare piuttosto indietro con le previsioni sul futuro, e ne faccio poche in pubblico. Le previsioni sono rischiosissime per chi fa comunicazione. Prenda per esempio Matteo Renzi, la cui scommessa sul referendum costituzionale gli è costata la poltrona di Palazzo Chigi. Oppure Marco Travaglio, con la sua previsione secondo cui con Donald Trump avremmo avuto meno guerre. Essere smentiti dai fatti, in una società con tratti logico-aristotelici molto marcati come la nostra, può diventare un boomerang comunicativo importante. Una delle poche volte in cui mi sono concesso una previsione pubblica è stato per gli ultimi referendum, dove ho previsto il quorum al 30%. Ma proprio per limitare qualsiasi danno possibile, ho detto pubblicamente in un video che si sarebbe raggiunto "meno del 40%", per stare largo e rischiare poco. Quanto alle analisi, nonostante usi talvolta dei toni duri, sono molto prudente sul trarre conclusioni affrettate, per questo mi ricredo difficilmente.
Se dovesse dare un consiglio a un politico su come comunicare oggi, quale sarebbe?
Di comportarsi in modo congruente col proprio carattere, e saper dire di no ai propri consulenti social. Comportarsi in modo congruente è fondamentale, perché i politici si rendono ridicoli facendo cose che non appartengono loro. Dire di no ai propri consulenti social è altrettanto importante, perché diversi di loro forzano la mano, rendendo ridicoli i politici soltanto per fare più like. E guarda caso è anche il dato che poi vendono al politico come un successo. Peccato che i like non corrispondano ai voti, come ci ha platealmente dimostrato l'approdo rumorosissimo di Silvio Berlusconi su TikTok di qualche anno fa, che però non ha convertito dal punto di vista elettorale.
Lei analizza tutti, ma non si schiera mai. Non le chiedo per chi ha votato alle ultime elezioni, ma almeno mi conceda di sapere per quale squadra tifa, se tifa per qualcuno.
Alle ultime elezioni ho votato scheda bianca. E nella mia vita ho votato quasi per tutti, da destra a sinistra. Tra i partiti principali, non ho mai votato per Fratelli d'Italia, ma questo non mi impedisce di dire (e analizzare) che Meloni sia una delle comunicatrici più efficaci sulla scena, per le ragioni e con i limiti che ho detto prima. Non sono tifoso di calcio, sono vegetariano, astemio, pratico la meditazione e quando sono in ferie raramente vado al mare, ma passo il tempo a registrare documentari sulla seconda guerra mondiale e sulla vita dei filosofi. Praticamente una persona con cui non uscire a cena.
Facciamo un ultimo gioco? Le faccio alcuni nomi del mondo tv e lei mi dice, da esperto, chi comunica meglio e chi invece dovrebbe prendere lezioni?
Non ho nulla da perdere, al massimo torno a fare i video su YouTube, quindi procediamo.
Cominciamo dall'uomo del momento: Stefano De Martino.
Parlavo prima di politici congruenti: De Martino è il conduttore congruente per antonomasia. Tutto quello che fa gli somiglia, senza forzature. Alla gente piace la congruenza, e la confonde per sincerità. Per questo funziona.
Che ne pensa di Francesca Fagnani?
Francesca Fagnani sta alla televisione come Damiano David sta alla musica: un talento che è cresciuto (quasi) in silenzio, e che quando è esploso sapeva già muoversi perfettamente nell'ambiente, avendo già maturato tutte le competenze per farlo. È una dote che hanno in pochi, e quelli che ce l'hanno sono anche i personaggi che durano più a lungo nel tempo.
Amadeus.
Un conduttore che valeva tantissimo, e che nello slancio si è sopravvalutato. Me ne dispiaccio, perché al netto della sua eccessiva diplomazia ha condotto dei Festival di Sanremo potentissimi dal punto di vista della comunicazione. Non posso dire lo stesso del video in cui sui social ci spiegava come sintonizzarci sul Nove col telecomando. Davvero, ridiamo centralità agli uffici stampa, ché una volta servivano agli artisti per evitare certi sfondoni.
Le piace Maria De Filippi?
Credo sia la più grande sociologa degli ultimi trent'anni. La sua dote risiede nella capacità di capire gli umori della gente nel profondo. La competenza che è sempre mancata ai segretari del Partito Democratico, per intenderci.
Carlo Conti.
La comunicazione di Carlo Conti è fuori tempo massimo, su tutto. Ha condotto un Festival con la fretta di finirlo, in un'incomprensibile gara di scaletta con sé stesso: scriveva la scaletta con un orario di chiusura, per poi fare la guerra a quella stessa scaletta per chiudere prima, ed esibire quel dato come un trofeo. Un comportamento che continuava a trapelare sul palco con accelerazioni, fretta ingiustificata e ospiti che venivano anticipati nelle battute. Un professionista del controllo, che in conferenza stampa pur di non pronunciare il titolo "Bella stronza" ha preferito dire "Bella carognetta". Una roba imbarazzante che nemmeno negli anni '90.
Alessandro Cattelan, che sembrava in procinto di passare a Mediaset.
Non mi piace chi mangia e beve in faccia alla gente in televisione. Silvio Berlusconi diceva di vestirsi bene quando si va in TV, perché si entra nelle case della gente. Ed è una lezione attualissima anche per il pubblico televisivo di oggi, che è sempre più adulto, e che Cattelan dimostra di non conoscere. Mi colpisce tuttavia che nemmeno il 2% di share ripetuto lo abbia aiutato in questo processo di consapevolezza.
Chiudiamo con una storica del sabato sera: Milly Carlucci.
Milly Carlucci è un genio della televisione, che manda in avanscoperta gli altri per dire ciò che non ha il coraggio di dire lei. Forse così tanto in imbarazzo nel dire ciò che realmente pensa, che tiene sempre la capsula del microfono davanti alla bocca affinché non le si legga il labiale.