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Matteo Martari: “Bene che l’uomo sia disorientato, può imparare a migliorarsi. Il successo? Solo un tempo verbale”

Matteo Martari è uno dei protagonisti di Maschi Veri, la serie su Netflix in cui interpreta Massimo, un dirigente televisivo di successo. Della crisi dell’uomo contemporaneo, che ritiene benefica, ma anche del successo che non mai desiderato, ne parla in quest’intervista, mentre è ancora sul set di Cuori, la fiction di Rai1 che, presumibilmente, vedremo il prossimo autunno.
A cura di Ilaria Costabile
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Quando ci sentiamo a telefono, Matteo Martari è a Torino dove sono appena terminate le riprese della prossima stagione di Cuori, la fortunata fiction di Rai 1, di cui è uno dei protagonisti. Gli chiedo se è stanco dopo quasi cinque mesi di riprese e ridendo, senza nascondere una certa soddisfazione, risponde: "È la 17esima settimana, me la stanno facendo sudare questa terza stagione". Mentre sta ultimando le sue fatiche sul set, su Netflix da poco più di una settimana è arrivata Maschi Veri, la serie in cui con Maurizio Lastrico, Pietro Sermonti e Francesco Montanari, decostruisce il mito della mascolinità tossica con leggerezza e una buona dose di sarcasmo. Il primo ruolo totalmente comico, si legge in relazione al personaggio di Massimo di cui veste i panni in questa serie, ma in realtà di ruoli sfaccettati e con sfumature ironiche, Martari ne ha interpretati in passato: si pensi a 4 Metà e Odio il Natale, sempre sulla piattaforma streaming, ma anche in Libera, non è stato da meno. Una carriera da modello alle spalle e una da attore ancora tutta da percorrere per la quale ha lavorato tanto e continua a farlo, ma tenendosi ben saldo alla realtà, grato di aver avuto la possibilità di scegliere e di fare qualcosa che ha cercato intensamente: "Non sempre quello che cerchi, poi ti arriva. Sono fortunato" racconta in questa intervista.

"Filo realista" è la prima cosa che si legge guardando il tuo profilo Instagram. Una descrizione asciutta della tua personalità o l'ambizione della vita?

Siccome tutti mi dicono che sono pessimista, è un modo per dire che non lo sono, sono realista. Guardo le cose per quelle che sono, senza l'aggiunta di entusiasmi fuori misura o pessimismi.

E le cose che sono importanti oggi, per te, come le vedi?

Le vedo bene, ho una famiglia alla quale sono molto legato, sto cercando di fare progetti che siano belli, ho delle passioni personali che coltivo sin da piccolo. Quindi, nel realismo direi bene.

Facciamo un po' di etimologia. In greco antico coraggio si dice "andreia" parola che ha la stessa radice di "aner-andros" che significa uomo. Quasi come se nell'essere uomo fosse insito l'avere coraggio. Ad oggi, qual è l'atto più coraggioso che possa compiere un uomo?

Mostrare le proprie fragilità.

Che, poi, è anche un po' il messaggio di Maschi Veri. 

Credo che Maschi Veri non abbia la pretesa di dare nessun messaggio esistenziale. La forza della serie sta nell'ascoltatore, dà la possibilità sempre che tu sia disposto e ne abbia voglia, di riflettere o farti fare una risata. Si possono trovare alcuni punti in comune con quello che succede ai protagonisti, se trovi sia giusto e se lo senti, magari si può analizzare cosa provoca vedere certe cose o trovarti in quella condizione. Poi, bisogna fare un lavoro su se stessi, quello è imprescindibile. Maschi Veri non è un atto risolutivo.

Pietro Sermonti, Francesco Montanari, Maurizio Lastrico e Matteo Martari
Pietro Sermonti, Francesco Montanari, Maurizio Lastrico e Matteo Martari

Massimo, il personaggio che interpreti, manifesta la sua mascolinità in base al suo successo, anche economico. Che peso ha il successo nella tua vita? 

Il fatto che a una persona venga riconosciuto un valore è un'acquisizione di identità e l'identità in certi contesti è un qualcosa che ci attribuiscono gli altri, non che ci diamo da soli. Nel caso di Massimo, quello che viene a mancare è proprio la sua identità, che è una conseguenza della perdita di lavoro, si crea lì il vero cortocircuito. Per quanto mi riguarda, il successo equivale solo alla forma passata del verbo, cioè è accaduto qualcosa. Nella mia vita non sono cambiate grandi cose, se non che vivo a Roma, quindi ho cambiato città, ma non è mai stato un anelito.

Quando, invece, il successo può diventare un'ossessione?

Non anelo il successo perché per me non è rappresentativo di nulla. Voglio solo svolgere il mio lavoro, al massimo delle mie capacità, a prescindere che sia cinema o televisione, non faccio distinzioni. Credo che glorificarsi del successo sia una sorta di atto autolesionistico, perché è determinato dal gradimento che hai. Questo lavoro lo faccio per gli altri, quindi a me interessa restituire un momento di distrazione, divertimento a chi mi guarda.

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"Faccio questo lavoro per gli altri" hai detto, però il lavoro dell'attore consente di entrare a contatto con se stessi, scoprendo anche lati inediti. C'è qualcosa che hai scoperto?

È una domanda complessa. Probabilmente si scopre molto di più su se stessi non facendo l'attore, ma lavorando su di sé, ognuno ha il suo canale, che sia la spiritualità, percorsi terapeutici, paradossalmente anche la lettura. Esistono, però, situazioni dove il personaggio ti può risuonare familiare, se la cosa non ti torna o non ti è gradita, allora inizi a scavare, fare l'attore può essere un campanello d'allarme su se stessi. Però questo non significa che puoi affidare ad un personaggio un processo di "guarigione", verrebbe meno il principio del non giudicarlo e diventerebbe una gabbia. Ti faccio un esempio.

Certo, dimmi. 

Proprio con Maschi Veri ho interpretato un personaggio che è lontano anni luce da me, lo ha spiegato anche Sermonti in un'intervista, noi quattro siamo proprio agli antipodi rispetto a quello che rappresentiamo, ed era curioso vedere l'interazione tra di noi tra uno stop e l'altro. Le dinamiche comportamentali cambiavano durante le pause e poi era come se venissero stravolte non appena si sentiva "azione". Noi quattro, poi, siamo diventati amicissimi.

Pietro Sermonti, Matteo Martari e Francesco Montanari
Pietro Sermonti, Matteo Martari e Francesco Montanari

La serie racconta con leggerezza i problemi di oggi in relazione alla mascolinità, spesso tossica. Credi che ci siano degli ambiti in cui l'uomo di oggi abbia perso certezze, è disorientato?

Grazie a Dio sì, tantissimi aspetti. Siamo arrivati ad una condizione sociale non proprio paritaria, per la parità c'è ancora molta strada da fare, però il percorso è quello giusto e questo chiaramente destabilizza una società che da 2025 anni, su per giù, è stata costruita su certi pilastri. È chiaro che ci si possa sentire un po' schiacciati, ma l'errore sarebbe avere paura di questo schiacciamento, soprattutto noi uomini dobbiamo approfittare di questo momento. È giusto crescere, migliorarsi, è giusto cercare di poter collaborare con chiunque di fronte a noi e non aver paura di chi è meglio di noi, da chi è migliore si può solo imparare. Il disorientamento che si percepisce è un'occasione unica per mettersi in gioco in maniera consapevole, pulita, onesta.

Anche il "Non ho capito" di Massimo sembra più un passo in avanti, un volersi predisporre alla comprensione.

Sono pienamente d'accordo. È una frase che suscita ilarità, soprattutto nel fatto che lo dica ogni due per tre. Però quel "non ho capito" è un modo di stare, è una cosa più profonda, è un modo di ammettere il non comprendere certe sfumature, ma dall'altra parte deve esserci qualcuno disposto a spiegarle. Ognuno di noi esprime a suo modo un certo disorientamento, serve un grande sforzo da parte dell'interlocutore nel comprendere che si tratta di una richiesta di aiuto, non è necessariamente un'aggressione. Bisogna essere un po' più sensibili verso chi abbiamo di fronte, chiediamo tutti di essere aiutati, bisogna solo capire come lo si sta facendo.

Matteo Martari e Laura Adriani in Maschi Veri
Matteo Martari e Laura Adriani in Maschi Veri

Cosa rende difficile l'ascolto reciproco?

L'ego. Credo che abbia una componente fondamentale nella mancanza di ascolto. Se ci fai caso le persone iniziano le frasi con "io" e già lì il terreno è poco fertile. Bisogna essere in grado di mettere da parte il proprio ego, chi ce l'ha gigantesco, chi ce l'ha un po' più ridotto, chi riesce a gestirlo meglio, chi peggio, però l'individualismo ci mette in una condizione drammatica rispetto alla possibilità di crescita e condivisione.

Pietro Sermonti, che interpreta Luigi nella serie, parlava di come inconsciamente nelle sue relazioni adolescenziali abbia riconosciuto una certa possessività. C'è qualche aspetto "tossico" che guardando indietro hai riscontrato anche nel tuo modo di relazionarti?

Siamo troppo abituati a dire "la mia compagna, mia moglie, il mio compagno, il mio fidanzato" e di "mio" tendenzialmente non c'è nulla. Già da qui, parte la possessività dell'essere umano, noi siamo individui liberi, pensanti, quindi non dovrebbe esserci alcun meccanismo di questo genere tra noi. Per fortuna i miei genitori si sono spesi tanto per educarmi in un modo sano, nei nei limiti del rispetto, della condivisione, nei limiti di quello che è il senso del pudore. È una scuola che non finisce mai, ma sul ritenere "mio" qualcosa ci sto lavorando adesso.

Si parlava di Massimo come il tuo primo ruolo spiccatamente ironico, in un'immaginaria composizione emotiva di Matteo, che percentuale di ironia c'è?

Per fortuna oggi altissima, ma è una cosa che è arrivata col tempo: ironia e autoironia. Da ragazzino probabilmente ero ironico, ma era ben nascosto quel lato ironico dentro di me, ero più dedito a prendermi sul serio. Ho capito che prendersi sul serio ha grandissimi limiti, l'ironia può scavalcare le montagne. Oggi ho uno spettro ironico su me stesso interessante, mi fa anche compagnia, spesso mi diverte (ride ndr.). Inviterei l'utilizzo dell'ironia e dell'autoironia non per schernire o sminuire qualcosa o qualcuno, ma per guardare le cose da un altro punto di vista.

In che modo la tua vita è andata diversamente da come te l'aspettavi?

In diversi, guarda il lavoro che faccio. Per quanto io possa averlo cercato, non poteva essere previsto. Sono molto, molto fortunato, perché nel cercare qualcosa non è detto che quella cosa arrivi. Vengo da una famiglia che non ha niente a che vedere con tutto questo mondo, né per desinenza geografica, né per desinenza letteraria, fanno altro, vivono in un altro posto, eppure io sto facendo questo lavoro e mi ritengo fortunato perché siamo in tanti a cercarlo, a provarci.

E pratichi la gratitudine?

Forse non abbastanza. Riconosco di essere fortunato, sono grato ai miei genitori per avermi lasciato scegliere, che è un grandissimo insegnamento che mi hanno dato. Dovrei sicuramente farlo di più.

Veniamo ad altre questioni. C'è un gossip che circola sui social su un flirt nascosto tra te ed Emma Marrone, ne eri a conoscenza?

Ti prego, aggiornami, non ne so niente.

Matteo Martari ed Emma Marrone sul set del video di Apnea
Matteo Martari ed Emma Marrone sul set del video di Apnea

Quindi, niente di vero. 

È affascinante che ci siano queste analisi dei profili social, ma a occhio e croce direi che stavolta non abbiano indovinato.

Chiudiamo un cerchio: Maschi Veri è tratta dalla serie spagnola Machos Alpha, arrivata a tre stagioni. C'è la possibilità che si pensi ad una seconda italiana?

Posso dirti qual è la mia speranza, ed è che si faccia, si vada avanti, ma non ho nessun attestato in mano rispetto a questo. Se mi chiedi "Matteo ti piacerebbe fare la seconda stagione?", la risposta sarebbe "assolutamente sì", però rientra nelle mie speranze, nei miei piaceri personali.

E Cuori, invece, quanto si dovrà aspettare?

Non è detto che sia l'anno prossimo, però anche lì, non lo so, esiste una possibilità che vada in onda già quest'anno.

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