Giusina in Cucina: “Minacciata di morte sotto le ricette. La mia vita è cambiata grazie a Ficarra e Picone”

Se dovesse descriversi con un piatto, Giusi Battaglia sceglierebbe la caponata. Colorato, argodolce e siciliano, tutte caratteristiche che la rispecchiano appieno. Sui social è conosciuta come Giusina in Cucina, nome del programma che conduce su Food Network e in cui propone al pubblico ricette della sua Sicilia, che rappresenta con orgoglio e spontaneità.
Venti anni fa ha lasciato Palermo per inseguire il suo sogno, quello di lavorare nella comunicazione, mentre la cucina non è mai stata nei piani, come ha raccontato a Fanpage.it: "In tv non mi sono costruita un personaggio e non ho studiato per questo. Le persone hanno apprezzato la mia sincerità". Sui social ha una community di oltre 200mila followers, per cui è un punto di riferimento e che ascolta nel bene e nel male: "Non c'è mai un messaggio che passa inosservato, rispondo a tutti, anche a quelli che mi fanno male. Di recente ho letto un commento terribile di una persona che mi ha scritto ammazzati".
Il tuo ultimo libro, La Sicilia dei Sapori Segreti, inizia con una dedica: “A voi che senza saperlo mi avete portato a scrivere questo libro”. Cioè?
È un ringraziamento alla mia community, che da cinque anni mi sostiene e mi considera il punto di riferimento per la Sicilia. Nel tempo ho raccolto tantissime domande e richieste, come quelle di persone che volevano consigli su dove mangiare o su quali luoghi visitare. Ho costruito un viaggio personale attraverso le mie esperienze e i miei ricordi, legato soprattutto al cibo inteso come materia prima.
Durante la pandemia una foto sui social ti ha cambiato la vita. Quale?
Il 21 marzo 2020 ho pubblicato su Instagram una foto della tipica rosticceria siciliana, un piatto composto da pasta brioche farcita con il prosciutto e mozzarella, delle pizzette al pomodoro o con il würstel. Poco dopo ho ricevuto un messaggio da Gesualdo Vercio, vicedirettore di Food Network, che mi ha chiesto la ricetta e anche il numero di telefono perché voleva propormi un programma di cucina siciliana. Io da tempo sognavo di fare l'autrice e gli dissi "Ti do le ricette, scrivo il programma, però lo fai fare a uno chef". Lui invece voleva che fossi io a condurlo.
Ma tu inizialmente hai rifiutato.
Sì, per un mese e mezzo ho detto di no. In quel momento non ero nella condizione di accettare perché avevo paura che potesse disturbare il mio lavoro di ufficio stampa. Poi è stato lui a convincermi chiedendomi di girare un video di prova per i loro social. Io accettai convinta che non sarebbe mai andato in onda.
E invece?
Invece poi durante la pandemia mi ritrovai a girare anche altri contenuti e quando gli autori li videro si accorsero del potenziale. Mi fecero una sorpresa e mi mandarono il promo del programma che sarebbe andato in onda su Food Network. Fu il primo girato integralmente con lo smartphone e senza microfono.
Dopo le prime puntate, il successo da parte del pubblico è stato immediato e sui social la tua community è esplosa. Cosa, secondo te, piace del tuo modo di raccontare?
Sicuramente è piaciuta la Sicilia perché prima di Giusina in Cucina non c'era in tv un programma di cucina regionale. Io sono arrivata in modo quasi incosciente, non mi sono costruita un personaggio e non ho studiato, ma mi sono trovata catapultata in quella situazione. Poi penso che le persone abbiano molto apprezzato la mia semplicità e il modo spontaneo di raccontare le storie delle ricette.
La territorialità pensi sia un tuo tratto distintivo?
Con grande gioia dico di sì. Oggi rappresento la Sicilia e per me è la cosa più bella.

Negli ultimi anni i format di cucina in tv sembrano puntare sempre di più su persone comuni e tradizioni anziché su chef e ricette elaborate. Pensi sia questo che il pubblico cerca?
Sicuramente le persone amano immedesimarsi in quello che vedono perché poi possono replicarlo a casa. Quindi complimenti a personaggi come Benedetta Rossi, che portano le proprie origini, ma anche a tutti i ragazzi che si mettono in gioco sui social. Tuttavia, credo che la televisione, i social e i libri abbiano tre linguaggi e pubblici totalmente differenti, che non si intersecano tra di loro.
In che modo sono diversi?
In televisione ci sono delle regole non scritte che devono essere rispettate, com il fatto di essere compresi da chiunque e di essere piuttosto sintetici nel raccontare un piatto. Il linguaggio dei social deve essere invece molto più leggero, vero e immediato. Io ascolto molto quello che mi dice la mia community, nel bene e nel male. Non c'è mai un messaggio che passa inosservato, rispondo a tutti, anche a quelli che mi fanno male e che fatico ad accettare.
Tipo?
Di recente ho letto un commento terribile di una persona che mi ha scritto ‘Ammazzati' solo perché probabilmente ho fatto una ricetta che non gli andava a genio. Penso che queste siano cose gravi e che non bisogna lasciar perdere. Se una persona si permette di scrivere frasi del genere sotto il video di una ricetta, cosa è capace di fare in altre situazioni?
Era la prima volta?
In realtà no. In passato mi hanno detto che dovevo morire bruciata o che se mi avessero incontrata mi avrebbero ammazzata. A un minaccia del genere non rispondo, ho fatto una denuncia ai Carabinieri che sta facendo il suo corso.
Conta di più la preparazione o la capacità di saper raccontare una ricetta?
Io non ho una preparazione tecnica, non ho studiato e non sono una chef. Per molti è un difetto, per me tutt'altro. Al pubblico do la certezza che quel piatto, se segui le mie indicazioni, viene bene perché io in prima persona l'ho provato e riprovato. Il mio valore aggiunto è l'empatia, il modo di creare una forma di racconto.

Fai parte del cast di È Sempre Mezzogiorno con Antonella Clerici. Anche questa proposta è nata da una foto sui social?
Quello è stato un miracolo (ride, ndr). Tre anni fa sono riuscita ad andare nel programma a presentare il libro e dopo la puntata Antonella Clerici mi ha chiesto di tornare. Non credevo alle mie orecchie. Lei era il mio mito e conoscerla era un sogno nel cassetto, da adolescente la vedevo in tv come conduttrice di Dribbling e grazie a lei è nata la passione per il giornalismo sportivo. Tante volte mi ha chiesto delle ricette, prendeva i copioni e li portava a casa. Mi sento proprio in famiglia.
Facciamo un passo indietro: hai lasciato la Sicilia 20 anni fa per in seguire il tuo sogno, che però non era la cucina.
Ho lasciato casa perché nel 2005 Ficarra e Picone mi chiesero di lavorare come loro ufficio stampa. Così dopo la laurea mi sono trasferita in fretta e furia a Milano senza sapere a cosa andavo incontro. I primi anni non sono stati per niente facili, avevo pochi soldi e ho fatto tanti sacrifici. La cucina non era il mio sogno, avevo studiato per il mondo della comunicazione. Questa oggi è la mia sicurezza e se domani Giusina in cucina dovesse finire, continuerò a fare il mio lavoro.
Hai già insegnato ai tuoi figli a cucinare?
Uno di loro, Luca, ce l'ha proprio nel sangue. Quando inizio a cucinare mi dice "mamma, aspettami che dobbiamo farlo insieme". L'altro lo fa un po' per emulazione del fratello gemello, ma secondo me non gli interessa veramente. Entrambi però stanno assorbendo l'amore per la cucina, così come io l'ho imparato da mia madre. Se un giorno uno di loro dovesse dirmi che vuole fare la scuola alberghiera ne sarei davvero felice.
Se dovessi descriverti con un piatto quale sarebbe e perché.
La caponata. È un piatto colorato, adatto a tutti, dolce e un po' agro, esattamente come me. Sono una allegra ma ci sono momenti in cui sono più ‘agra' e decisamente meno dolce.