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Pakistan: uomo condannato a morte per aver scritto “sono un profeta”

Muhammad Asghar soffre di schizofrenia ma – malgrado ciò – è stato condannato a morte per blasfemia. Il suo caso, tuttavia, potrebbe presto essere ridiscusso in tribunale grazie alle proteste in tutto il mondo.
A cura di D. F.
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Ha sostenuto di essere "profeta dell'Islam" e per questo è stato condannato a morte da un tribunale in Pakistan. E' la storia di Muhammad Asghar, cittadino britannico di origini pakistane che ha 65 anni, è malato di schizofrenia ed è stato arrestato nel 2010 per aver scritto, in alcune lettere, di essere un profeta. La sua storia è stata raccontata dal blog "Le persone e la dignità", che spiega come la pena capitale potrebbe essere annullata, stando a quanto lasciato trapelare dal governo di Islamabad che ha assicurato di "stare investigando il caso" dopo lo sdegno che la sentenza ha suscitato in tutto il mondo, e con la sede diplomatica pakistana a Londra inondata di messaggi di solidarietà: "L’Alta Commissione del Pakistan – recita un comunicato – desidera informare che forse la situazione mentale di Mohammed Asghar non è stata resa nota in primo grado di giudizio. Per questo speriamo che nell’appello i suoi avvocati sapranno esporre il caso e che la giustizia sarà fatta sulla base della infermità mentale dell’imputato".

La famiglia di Asghar, che vive in Scozia, non è però così ottimista: "Pensiamo che non lo rilasceranno e che morirà in prigione – hanno detto lunedì – . Ha già tentato il suicidio. Vogliamo soltanto portarlo a casa dove si spera possa essere curato per la sua malattia mentale". E alla protesta si aggiungono i legali dell'uomo che lamentano di non poter fare il loro lavoro perché, durante il processo, il giudice ha ordinato che fossero sostituiti da un avvocato d'ufficio.

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