In Cina esistono i “villaggi cancro”. Ora lo ammette anche il Governo
Dopo anni di denunce, il governo cinese ha ammesso l'esistenza dei "villaggi del cancro", aree del paese talmente inquinate da avere casi di tumore decine di volte superiori alla media. Acqua, aria, terreni con un tassi di inquinamento e contaminazione, frutto della selvaggia industrializzazione degli ultimi decenni, ben oltre le soglie di un semplice allarme. Zone in cui la situazione è poi degenerata anche per l'assenza di esami specifici e operazioni di bonifica. Del resto, la Cina non ha mai aderito al Protocollo di Kyoto. E dunque non è che il quadro non fosse già chiaro alla popolazione. Solo che, semplicemente, quella macchina perfetta che è la censura cinese fino ad ora aveva funzionato, come sempre, a dovere. Fino ad ora, appunto. "Materie chimiche tossiche e nocive hanno provocato numerose situazioni di emergenza idrica e atmosferica e alcune zone contano anche dei ‘villaggi del cancro'" è la sorprendente ammissione del ministero dell'Ambiente, contenuta in un rapporto pubblicato questa settimana e annesso al piano quinquennale 2011-2015.
"Villaggi del cancro", appunto. Un'espressione che aveva iniziato a circolare sulla stampa, dopo che un giornalista, nel 2009, aveva pubblicato una mappa in cui erano indicati decine di questi villaggi, concentrati soprattutto sullo Yellow, sullo Yangtze e sul fiume Hai. Zone dove sorgono innumerevoli fabbriche e industrie che sistematicamente sversano nelle acque rifiuti chimici d'ogni specie. Quell'acqua, gli abitanti dei "villaggi" sono costretti a berla.
Di numeri, va detto, nel rapporto delle autorità cinesi non ce n'è nemmeno l'ombra. Ma è comunque un notevole passo in avanti rispetto al silenzio degli anni precedenti. "Mostra che quantomeno il ministero dell'ambiente ha preso atto del fatto che l'inquinamento ha causato il cancro – spiega un avvocato che difende le vittime dei disastri ambientali all'agenzia Xinhua – questo vuol dire che la questione ha almeno attirato un po' di attenzione". Pechino, però, non si è limitata ad ammettere l'esistenza di quelle "zone rosse", ma ha disposto un programma che contiene le misure per affrontare in cinque anni il dramma dell’inquinamento.