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Schettino racconta la sua verità a Report: “Il timoniere non rispettò il mio ordine”

Milena Gabanelli dedica un’inchiesta alla vicenda della Concordia, lasciando la parola a Schettino: le colpe del timoniere, i motivi per i quali è sceso dalla nave, i presunti “buchi” e mancanze da parte di Costa. Francesco Schettino diventa, seppur colpevole, in parte un capro epiatorio.
A cura di A. P.
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Report realizza un'inchiesta sulla vicenda della Costa Concordia, intervistando il comandante Francesco Schettino, che anticipa di non avere la presunzione di volersi discolpare con un'intervista, bensì di far capire a suo parere come siano realmente andate le cose. Il punto principale sul quale verte l'inchiesta pare essere il fatto che Schettino sostenga di aver dato ordini al timoniere che non sono stati percepiti ed eseguiti maniera corretta, sostenendo anzi sia stato fatto esattamente il contrario di quanto avesse detto poco prima dell'impatto, ovvero una manovra in extremis er evitare che la nave si scontrasse con lo scoglio.

Il timoniere in effetti parlava esclusivamente in inglese e ci si chiede come sia possibile che il comandante scopra solo in alto mare di trovarsi un timoniere che non parli la sua lingua. A rispondere, laconico ma chiaro, è l'avvocato Gabrielli, rappresentante della parte civile: "Schettino utilizza il materiale che Costa mette a sua disposizione. E' chiaro che un timoniere di Meta di Sorrento costerà 3-4000 €, un timoniere indonesiano ne costa 1000". In effetti il timoniere, indonesiano, ha patteggiato dichiarando fosse divenuto timoniere da pochi giorni, che attualmente non è rintracciabile. Schettino ribadisce inoltre di aver proceduto alla manovra dopo l'impatto in maniera tale che la Costa andasse a posarsi su un fondale basso, prima di avviare le procedure di emergenza che, se fossero state fatte in alto mare, avrebbero portato ad un inevitabile colare a picco dell'imbarcazione.

L'emergenza nave, appunto, data con un'ora di ritardo, dopo una conversazione di circa mezz'ora di Schettino con l'unità di crisi di Costa, per valutare i danni. Il comandante afferma che il ritardo è stato dovuto al fatto che si trattasse di una situazione al limite. "La nave mi si stava rovesciano addosso, non ho avuto più il calpestio sotto i piedi", Schettino ribadisce nell'intervista quanto afferma da sempre, ovvero che dalla nave non fosse sceso volontariamente, dunque abbandonandola, ma che a causa dell'inclinazione fosse stato costretto a salire su una scialuppa, dirigendo i lavori dal mare. L'inchiesta si orienta su tematiche più tecniche, che evidenzierebbero, complessivamente dei "buchi" organizzativi da parte di Costa, di fatto oscurati o meglio sottovalutati anche grazie alla presenza di un chiaro capro espiatorio. La chiusura della Gabanelli a fine trasmissione è abbastanza chiara:

La questione della sicurezza navale è stata completamente oscurata da una grande operazione mediatica. E va bene a tutti, al governo perché fra rigalleggiamento, trasporto e smantellamento dà lavoro. Ed ha bisogno di giustizia perché c'è un colpevole ed è talmente indifendibile, anche mediaticamente, che può assorbire, forse, anche colpe non sue.

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