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Primavalle, la storia di Marian: “Prima mi ha cacciato di casa il mio ex violento, ora il comune”

Fanpage.it continua a documentare come gli sgomberi delle case popolari in corso a Roma in molti casi, invece di colpire la criminalità e fenomeni di racket, finiscano per mettere in mezzo alla strada i più deboli. È il caso di Marian che ha occupato un alloggio a Primavalle dopo essere scappata dall’ex violento.
A cura di Carmen Baffi
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"Sono entrati in casa non due vigili, forse più di venti, intimandomi di uscire di casa". Sono le 6 e 40 del 15 giugno, in via Angelo Mai, a Primavalle, nella periferia nord-ovest di Roma, la polizia è arrivata per sgomberare tre appartamenti Ater. L'ultimo di una serie di blitz delle forze dell'ordine, avvenuti nelle prime settimane di giugno: in zona Ottavia, A Tufello, Pietralata, Tor Bella Monaca e a San Basilio.

In uno degli appartamenti occupati di Primavalle, vive Marian insieme ai suoi due figli. A chiedere loro di uscire ci sono gli agenti della polizia locale, della polizia di Stato e i vigili. Fuori, due blindati, diverse volanti e un funzionario dell'Ater. A distanza di quattro giorni, Marian non sa dove andare. Dorme in macchina, mentre i suoi figli dormono a casa della nonna. "Mia madre vive in un appartamento di 40 metri quadri. Non sarebbe sostenibile condividere gli spazi in cinque. Quindi io cerco di stare lì il meno possibile", spiega.

Marian sa di aver commesso un reato, lo afferma chiaramente ancor prima di iniziare il suo racconto. "Se l'ho fatto è perché nel 2020, da un giorno all'altro, sono stata cacciata di casa, insieme ai miei ragazzi all'epoca minorenni, dal mio ex marito".

Una denuncia inascoltata

È il 2020, la pandemia da Covid-19 tiene tutti chiusi in casa. Marian decide di lasciare il marito, ma lui non l'accetta e inizia a diventare violento. Lei, allora, decide di trasferirsi momentaneamente a casa del fratello. Perché "le continue minacce e molestie hanno ingenerato nella mia persona un grave stato d'ansia, paura e timore per la mia incolumità e quella dei miei figli", si legge sul verbale della denuncia sporta ai danni dell'ex marito.

Ma non è finita. A distanza di qualche mese, Maria prova a fare ritorno a casa, ma lui la caccia: "O stai con me o vai via", le dice. Urla, insulti, calci allo sportello dell'auto in presenza della figlia più piccola. Tutto scritto nero su bianco.

Eppure, nessuno prende in carico il caso. Marian resta da sola, nonostante sia una vittima di violenza. Al suo ex non viene recapitata neppure la notifica dell'atto. Cade tutto nel vuoto. Dopo qualche giorno, qualcuno fa sapere alla donna che c'è un appartamento vuoto. Marian temporeggia, ma non sa dove altro andare se non lì.

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Non so dove altro andare

Sabato 17 giugno, a distanza di soli due giorni dallo sgombero, Marian è tornata sotto il suo appartamento, intenzionata a rientrare nell'appartamento dal quale è stata cacciata e barricarsi dentro. Dopo vari tentativi, Marian riesce nel suo intento. È l'una di notte e di lì a poco, i vigili e un funzionario dell'Ater si presenteranno sotto la palazzina di via Angelo Mai. Arriverà anche un'ambulanza: Marian ha accusato un malore e, solo per questo, le verrà concesso di trascorrere la notte nell'alloggio occupato. In attesa che ci sia un altro intervento. Sotto la sua finestra, ci sono anche tanti residenti e altre persone occupanti, scesi in strada per dare supporto a Marian, alcune delle quali a rischio sgombero.

Tra queste, c'è Laura Spurio, alla quale i vigili avevano intimato di abbandonare lo stabile entro il 16 giugno. "Sono ancora dentro, la casa era di mia zia. Quando lei è morta, sono entrata io", racconta Laura, che condivide l'appartamento insieme a suo figlio, non ancora maggiorenne.

Da quando ha perso il lavoro, Laura non può più permettersi di pagare un affitto. Recepisce un reddito, insufficiente ad affrontare il costo di un appartamento sufficientemente grande per due persone e le utenze. "Ho il diabete, faccio l'insulina e di recente ho dovuto aumentare la dose. La mia dottoressa ha detto che sta andando male", spiega Laura, che ammette di essere molto spaventata: "Io sono sola. Non ho un lavoro, non ho una macchina, non ho i genitori, perché non ce li ho più, e nessuno che mi ospita". Se suo figlio e lei dovessero subire lo sfratto, rimarrebbero per strada. Senza altre soluzioni possibili a disposizione.

Molti appartamenti sono vuoti

A Primavalle, come spiega Barbara Cacchione, sindacalista di Asia-USB, "ci sono tantissimi appartamenti vuoti". Il problema sono le condizioni in cui questi alloggi vertono: pieni di muffa, infiltrazioni, deteriorati dal tempo. "L'Ater dice di non avere i soldi per ristrutturarli, cosa che dovrebbe fare prima di poterli assegnare, e così restano vuoti, mentre fuori ci sono tante persone che hanno realmente bisogno di una casa e che attendono invano di essere chiamati", prosegue Cacchione. Ma anche chi già abita negli alloggi Ater lamenta da anni una situazione disastrosa, in attesa di lavori di ristrutturazione o ricostruzione promessi dall'ente e mai partiti.

primavalle alloggi ater

In base a quanto previsto dal piano triennale per l'emergenza abitativa varato da Ater nel 2019, dovevano essere demoliti e ricostruti 708 nuovi alloggi in diverse zone: Cesano, Torrevecchia, Tiburtino III, Primavalle, Quarticciolo, Ponte di Nona, Corviale, Tor Vergata, Laurentino 38 e Ostia. La Regione Lazio, guidata allora da Zingaretti, aveva finanziato 68 milioni di euro. A oggi, però, nonostante le prime consegne fossero state previste nel 2021, la maggior parte dei cantieri non è partita.

Dopo gli sgomberi di giugno, effettuati senza tener conto di chi fossero gli occupanti e se fossero o meno idonei a ottenere e abitare in un alloggio Ater, l'assessore alle Politiche sociali, politiche abitative e rapporti con Ater, Simone Conte, ha inviato una nota al prefetto di Roma, Lamberto Giannini; a diversi assessori in Regione e al commissario dell'Ater del Comune di Roma, Eriprando Guerritone.

Nella lettera, Conte richiede "la tempestiva convocazione di un tavolo di confronto" per comprendere modalità e numero di interventi, cioè sgomberi,  previsti nel Mucipio XIV. E richiede, rispetto agli stessi, il supporto degli assistenti sociali per "esaminare in anticipo criticità" presenti nei nuclei familiari occupanti.

"L'assessore Trombetti (assessore al Patrimonio della VII Commissione patrimonio e politiche abitative, ndr) mi fatto sapere che quanto prima verrà convocato il tavolo. Ma ancora nulla di ufficiale", spiega l'assessore Conte, il quale assicura che "nel frattempo noi continueremo a fare pressione in prefettura e in Regione Lazio per avviare quanto prima questo tavolo", conclude.

Nel frattempo, Marian rischia di essere sgomberata per la seconda volta, dopo aver volontariamente violato i sigilli e il sistema di allarme posto all'ingresso dell'appartamento che ha occupato. Laura rischia di finire per strada da qui a poco, insieme al figlio. Una famiglia con un bambino disabile – come raccontato da alcuni inquilini dei comprensori di Primavalle – sono stati sgomberati senza tener conto delle condizioni di salute del minore.

"Il diritto alla casa è sancito dalla Costituzione", ci tiene a ricordare Barbara Cacchione. "Bisogna fare delle valutazioni, verificare che le persone che sono all'interno di questi alloggi abbiano i requisiti necessari, a partire dal reddito. E, nel caso, assegnare loro un'altra sistemazione. Non è giusto che persone che hanno davvero bisogno di una casa, vengano buttate fuori", conclude la sindacalista.

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